Custodire di Renzo Rubino è un brano che nasce dalla consapevolezza del divorzio e dall’accettazione di questa condizione che senza chiedere il permesso piomba addosso. Leggiamo insieme il testo per immergerci nei pensieri del cantante che immagina un incontro tra i genitori dopo anni di distanza
Renzo Rubino torna a calcare il palco dell’Ariston in una veste più matura e meno scanzonata. Il suo brano in gara è
Custodire, un racconto rievocativo e tormentato sulla sensibilissima tematica del divorzio. La parte musicale è stata affidata a
Giuliano Sangiorgi dei
Negramaro che una volta letto il testo ha accettato di produrlo, innescando inconsapevolmente un importante battesimo artistico per Rubino. Con la scrittura in testa e le melodie di Giuliano in tasca,
Renzo Rubino si prepara ad affrontare se stesso mettendosi a confronto con una storia di cui è egli stesso il protagonista. Non è facile parlare di divorzio se sono i tuoi genitori a lasciarsi e non è facile mettersi a nudo, quando i fantasmi del passato di tanto in tanto bussano alla tua porta e logorano dentro.
Custodire non è un brano triste o nostalgico, non è il rimpianto del senno di poi,
è piuttosto la matura rassegnazione di quel che è stato. Ciononostante
Renzo Rubino idealizza il dramma vissuto quando era solo un bambino e lo mette al servizio della musica per costruire
un’immagine che non c’è, ma che potrebbe essere. Da bravo paroliere Rubino intesse una sceneggiatura che vede i genitori ritrovarsi nella stessa stanza e inverosimilmente iniziare a dialogare, dopo anni di silenzi lunghi e pesanti come macigni. Non sappiamo se la situazione immaginata dal cantante sia figlia di
un reale desiderio interiore o se al contrario sia la traslazione in musica dell’
impossibilità che la cosa si verifichi, quel che è immediatamente percepibile invece è il
registro delicato con cui Renzo Rubino racconta gaps comunicazionali e sentimentali tipici del divorzio, senza mai risultare aggressivo o arrabbiato, tutt’altro trova addirittura il coraggio di inserire termini come “
abbracciami”. È una vera e propria lezione quella lanciata dal cantante, fatta di
comprensione, unico strumento utilizzabile per non farsi soffocare dall’odio che in una relazione che finisce spesso annienta ed inibisce fino ad alzare muri invalicabili, rischiando talvolta di tagliare fuori i figli, vittime inconsapevoli del sadico gioco del divorzio. Renzo Rubino è un bravo cantautore, scrive
l’amore, lo riporta in musica e riesce a convertire la rabbia e la frustrazione in episodi di
enfasi creativa, è questa la sua forza e la chiave distintiva del suo stile. È tanta l’attesa che avvolge il primo ascolto del brano, intanto noi abbiamo provato a trarne una lezione: in
Custodire è custodita – e scusate il gioco di parole –
una sana e catartica metabolizzazione del dolore sino alla sua completa trasformazione, in cosa? In una canzone, una bella canzone degna di
Sanremo e della sua intramontabile tradizione di romanticismo. Di seguito il testo integrale così come riportato da
Tv Sorrisi e Canzoni. Ecco il testo di Custodire
Tu ridotta una bambina Io tradotto in un bastardo Noi non siamo mai stanchi nell’odiarci Come abbiamo fatto ad essere qui Pronti ad azzuffarci Se prima era una corsa per amarci Puoi custodire l’affetto nell’insolenza Non fare così Abbracciami dai Arrabbiati poi Tu vestita d’innocenza Io carisma usato male Non poteva che sbocciare un cardo viola Come abbiamo fatto a esistere Senza mai resistere Troppo giovani per invecchiare insieme Puoi custodire l’affetto nell’insolenza Non fare così Abbracciami dai Arrabbiati poi Per una volta parlatevi E fatelo pianissimo Per una volta slegatevi Lasciando qualcosa di buono un imprevisto Gettando tutto il resto Puoi custodire l’affetto nell’insolenza Non fare così Abbracciami dai Arrabbiati poi Può sopravvivere affetto in questa stanza O lontano da noi Proviamoci dai Come non abbiamo fatto mai