1 Ottobre 2015 - 09:59

Il curioso caso di… Roberto Cociancich

roberto cociancich

Roberto Cociancich, il boy scout diventato senatore Pd, con una mossa a sorpresa sostituisce l’emendamento Finocchiaro cancellando praticamente tutto il dibattito sull’articolo uno della riforma costituzionale

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Se fosse un film la giornata di ieri sulla riforma costituzionale al Senato la intitoleremo “Il curioso caso di …. Roberto Cociancich“. Si perché  al Senato si è assistito ad un vero e proprio colpo di scena hollywodiano, ma andiamo con ordine.

La giornata di ieri si è consumata con la maggioranza che al Senato si è aggiudicata il primo round (il più difficile, è infatti il voto slitta a giovedì mattina) sugli scrutini segreti che ancora incombevano sulla riforma del bicameralismo paritario, meglio conosciuta come disegno di legge Boschi. Scampato pericolo sull’articolo 1 (funzioni del Senato). Però ecco che si affacciava quelli sull’articolo 2 (composizione ed elezione del Senato) sul quale il presidente Pietro Grasso ha ammesso altri sei voti segreti e 50 sub emendamenti al lodo Finocchiaro (quello che ha fatto scoppiare la pace tra renziani e minoranza Dem). Come dire che fino al 13 ottobre, data in cui scatterà la tagliola per consentire il voto finale su questo secondo passaggio al Senato, ogni giorno avrà le sue incognite per governo e maggioranza.roberto cociancich

Il compito di affossare le speranze dell’opposizione (Sel, FI, Lega, M5S, Gal), che puntavano ai voti segreti all’articolo 1 per una rivincita da strappare al Pd di Renzi, è stata affidata al senatore Dem Roberto Cociancich, vicino al segretario, che ha presentato un emendamento grimaldello (compatibile con il regolamento), che di fatto farà saltare 18 dei 19 voti segreti ammessi dal presidente del Senato, Pietro Grasso, sull’articolo 1 (funzioni del Senato). Il 19° scrutinio segreto proposto da Roberto Calderoli (lega) , l’unico sfuggito al “canguro” (così si chiama in gergo parlamentare lo strumento capace di far sparire nel marsupio anche centinaia di emendamenti) di Cociancich , è stato affossato a voto palese dalla maggioranza che ha raggiunto quota 171 (la maggioranza al Senato è 161)..

Ma chi è Roberto Cociancich?

Alzi la mano, così la conosciamo…” tuona Paolo Romani rivolgendosi al senatore renziano Roberto Cociancich. Risate e sfottò tra i banchi. Perché la battuta del capogruppo di Forza Italia dà voce allo stupore del Senato di fronte all’ultima trovata di Palazzo Chigi sulla riforma costituzionale.

Il senatore Cociancich, milanese, uomo da ‘dietro le quinte’ più che ‘frontman’, mite e sempre sorridente, renziano e persino scout come il premier, sconosciuto ai più finora, finisce all’improvviso sulla scena politica. Il suo emendamento, secondo fonti vicino al Pd, è in  realtà un prodotto ad hoc  ‘cucinato’ da Palazzo Chigi, non a Palazzo Madama.

Scoperto l’inganno, l’ira della minoranza al Senato si scatena contro il “povero” Cociancich. A dare l’avvio alla “mitragliata” come scritto sopra ci pensa Paolo Romani; a seguire arrivano le urla di Tito di Maggio, del gruppo fittiano “Conservatori e Riformisti” che lo definisce addirittura “jihadista della maggioranza”. Mentre il dibattito si accingeva a prendere una brutta piega ecco l’intervento del capogruppo Pd Zanda che entra in scena in aiuto del protagonista del nostro film. “Ve la prendete con lui perché non volete la riforma“.

Al Palazzo del governo la regìa sulle riforme è in mani esperte. Paolo Aquilanti, ex capo di gabinetto del ministro per le riforme Maria Elena Boschi, ex alto funzionario del Senato, ora segretario generale a Palazzo Chigi, dà una mano al governo anche sul ddl Boschi. Pare che l’emendamento firmato da Cociancich sia uscito da quelle stanze, spedito in Senato per superare gli emendamenti dell’opposizione, ingoiare i possibili voti segreti, liberare la strada all’articolo 1, intanto, sugli altri si vedrà. L’effetto è un po’ lo stesso prodotto a suo tempo dal ‘maxi-canguro’ presentato dal senatore Pd Stefano Esposito per inghiottire in un sol colpo gli emendamenti all’Italicum. Per la verità, anche Esposito ci ha riprovato oggi sul ddl riforme, ma il suo tentativo è stato respinto da Grasso.

Questa a casa mia si chiama truffa – tuona il leghista Roberto Calderoli – una abnormità. Chiamiamolo voto di fiducia”.

Intanto il boss Matteo Renzi assicura che “la riforma andrà in porto, non la fermeranno. I cittadini sanno perfettamente chi sta bluffando, chi non dice la verità: con 70mln emendamenti ci vogliono anni. Il loro obiettivo non era discutere ma bloccare la riforma…”. Ma a sera l’ottimismo lascia spazio al nervosismo. Perché nonostante i canguri, malgrado la strategia Cociancich sia stata preparata per tempo, presentata in aula come emendamento e attivata da stamattina (quando si è deciso di agire per questa strada), l’ostruzionismo dell’opposizione riesce a far slittare il voto. A metà pomeriggio, il premier e i suoi davano per scontato che il voto sull’articolo 1 sarebbe andato in porto ieri stasera, in modo da passare direttamente all’articolo 2 oggi(qui Grasso ha aperto a modifiche al testo dell’accordo raggiunto nel Pd sull’elettività dei senatori). Ma non è andata così. La discussione si è arrotolata per ore su un voto segreto negato ad un emendamento di Calderoli. L’emendamento viene respinto ma il Dem di minoranza Vannino Chiti vota in dissenso dal partito. Domani la seduta ricomincia dall’emendamento Cociancich e poi si passa all’articolo 2 sul quale ci sono 4 voti segreti.  Il nostro film continua questo non è altro che la fine del primo tempo.

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