26 Ottobre 2021 - 11:33

Roma e Fair Play Finanziario: una violazione che non trasforma nel PSG

Roma

La Roma vittima del Fair Play Finanziario come il PSG. Il risultato però è lontano da quello parigino e anche Mourinho la pensa così

Il tornado del Fair Play Finanziario si abbatte anche sulla Roma. Il club capitolino, in rosso come Inter e Juve a causa del Covid, ha sforato i parametri Uefa e ha chiuso l’ultimo esercizio con 184 milioni di perdite. A renderlo noto è proprio la società stessa, quasi come un’ammissione di colpa. Nell’ultimo comunicato di approvazione del bilancio riferito al 30 giugno 2021, infatti, la Roma spiega che “È stato registrato […] uno scostamento dai requisiti di pareggio UEFA per il periodo di rendicontazione di 4 anni“.

Tuttavia la sanzione potrebbe non arrivare. Attualmente, infatti, la UEFA ha sospeso le sanzioni relative al mancato rispetto del Fair Play Finanziario. Il tutto in attesa della revisione dell’istituto nella direzione di un allargamento dei paletti. Revisione che dovrebbe essere discussa dalla Uefa entro l’anno per essere approvata a marzo prossimo. Ne deriva, dunque, che se non ricorre l’applicazione automatica della sanzione prevista per una violazione, allora non si può essere certi che una sanzione ci sarà. E se verrà varato un nuovo Fair Play Finanziario (in seguito alla revisione di quello attuale) che partirà dalla stagione 2022-23, il conto da pagare arriverà fra due anni. Arriverà, cioè, quando il bilancio della Roma potrebbe non essere più in rosso.

Roma come PSG e Manchester City?

Quella del Fair Play Finanziario è una questione spinosa che da anni invade le pagine dei giornali. In special modo perché negli ultimi tempi è aumentato il numero di “sceicchi del calcio” che investono centinaia di milioni di euro in campagne acquisti faraoniche. Esempi lampanti sono il PSG e il Manchester City.

Il club parigino quest’estate ha portato all’ombra della Torre Eiffel Donnarumma, Sergio Ramos, Hakimi, Wijnaldum e Messi. Cosa c’è di strano? Tutto, se si pensa che già aveva 67 giocatori sotto contratto e un monte ingaggi annuale stimato di 238 milioni di euro. Senza dimenticare, poi, la crisi innescata dal Covid-19, che ha colpito non solo tanti club ma anche proprio il campionato francese a causa di vicende legate ai diritti televisivi. Inevitabile, quindi, pensare che il rispetto del Fair Play Finanziario sia un optional per il PSG che, come noto, vanta una potente base economica su cui appoggiarsi grazie alla proprietà qatariota. Un discorso, questo delle solide fondamenta economiche, valido anche per il Manchester City. Il club inglese, infatti è di proprietà del fondo Abu Dhabi United Group della famiglia reale degli Emirati Arabi Uniti.

Ad accomunare PSG e City non è solo l’avere una ricca società alle spalle, ma anche il conseguente ritrovarsi imbrigliati nelle regole del Fair Play Finanziario. Già tra il 2011 e il 2013, infatti, il club francese violò le regole della UEFA. E più di recente, nel 2020, lo stesso ha fatto il Manchester City.

Ma che vuol dire violare il Fair Play Finanziario? Volendo semplificare, le regole del Fair Play Finanziario impongono alle società di non spendere più soldi di quanti ne guadagnano. Uno dei modi più frequenti con cui i club provano ad aggirare tali norme prevede l’aumento nominale delle voci degli incassi. Il tutto attraverso contratti di sponsorizzazione fuori mercato da parte di società vicine o controllate dalla proprietà stessa.

Il risultato di tali pratiche è uno: la nascita di formazioni dal valore di centinaia di milioni di euro. Peccato, però, che il tutto avvenga illecitamente e minando la sana competitività tra squadre. Anche la Roma, quindi, finirà ora nel girone infernale degli sceicchi sleali? Come detto prima, probabilmente no a causa della sospensione delle norme UEFA. Ma sicuramente l’allenatore del club capitolino, Josè Mourinho, non ritiene i suoi datori di lavoro meritevoli di tale punizione.

Secondo il tecnico portoghese, infatti, la rosa della Roma non è affatto completa ed è lontanissima dall’avere similitudine con quelle di PSG e Manchester City. Un pensiero emerso dopo l’umiliante sconfitta subita in Conference League dalla Roma contro il Bodo Glimt. In quell’occasione Mourinho ha sottolineato la differenza di qualità tra la formazione titolare e quella delle riserve che era scesa in campo. “La prima squadra del Bodo Glimt è molto meglio delle nostre riserve“, aveva spiegato.

Morale della favola? La Roma non è e non sarà il PSG. Nè per quanto riguarda la violazione del Fair Play Finanziario, dovuta a cause “naturali”, nè per quanto riguarda la rosa, oggettivamente inferiore. La speranza, però, è che la vicenda giallorossa possa spingere verso una revisione delle regole finanziarie della Uefa che possa porre fine ad ogni comportamento sleale.