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Continuano incessantemente le sanzioni imposte dall’Occidente all’economia della Russia. Questa volta a finire nel mirino delle sanzioni è stato l’oro, il bene rifugio per eccellenza arrivato a costare €1,813.19 all’oncia (in continuo aumento). Prezzo che potrebbe portare il governo di Mosca a immettere sul mercato le proprie riserve auree per rientrare dalle perdite economiche dovute alle sanzioni già imposte da Ue e Stati Uniti. Ipotesi che il congresso Usa vuole assolutamente evitare.
Dopo aver congelato i beni di centinaia di oligarchi, e dello stesso Putin, gli Usa studiano un nuovo contrattacco. La fuga delle grandi multinazionali è solo l’ultima delle conseguenze causate dall’attacco all’Ucraina. Secondo quanto riportato da alcune fonti americane, infatti, la prossima mossa del congresso Usa sarebbe quella di bandire l’acquisizione di oro proveniente dalla Russia.
L’obbiettivo è quello di impedire al Cremlino di poter usare l’ultima ricchezza rimasta ormai disponibile a Putin, oltre al gas. La proposta accolta sia dai democratici che dai repubblicani, prevederebbe di sanzionare chiunque compri oro da Mosca. Un disegno di legge che punta a scongiurare il pericolo che Putin posso accumulare ulteriori ricchezze “rinunciando” alla riserva aurea di un Paese finito tecnicamente in default.
Ma a quanto ammontano le riserve auree di Putin? Trattandosi di un Governo che ha tutte le intenzioni a nascondere questo genere di informazioni, non è facile stimare il reale valore dei “forzieri” della Russia. La cosa certa è che, tali riserve, siano state incrementate a partire dall’invasione della Crime nel 2014. Una mossa che, con il senno di poi, potrebbe essere direttamente riconducibile agli eventi delle ultime due settimane in Ucraina. Una sorta di protezione in caso di sanzioni che andassero a colpire l’economia del Paese. Secondo le ultime stime, però, il valore dei lingotti russi ammonterebbe a circa 132 miliardi di dollari. Una cifra “rifugio” che potrebbe permettere a Putin di evitare il completo default del Paese qualora decidesse di vendere.
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