Russia, scontri nella protesta per Navalny. Più di 3400 arresti
La Russia è nel pieno delle proteste a favore di Navalny. La violenza della polizia non cessa. L’Europa: “Si ripettino i diritti civili”
In Russia la tensione è altissima. Proteste in corso in circa 80 città per manifestare contro la detenzione dell’oppositore Alexey Navalny. Ad ora sono 3.454 le persone arrestate dalla polizia, secondo quanto riportato dall’ong Ovd-Info.
Navalny, rivale numero uno di Vladimir Putin, è stato incarcerato al suo rientro dalla Germania, paese nel quale si trovava da agosto in seguito ad un avvelenamento. Per chiedere il suo rilascio sono scese in piazza almeno 40.000 persone, prendendo parte a una serie di manifestazioni non autorizzate dalle autorità che si configurano come una delle più grandi azioni di protesta anti-Putin. Secondo i cronisti di Afp durante la marcia verso Mosca, la polizia ha usato pesantemente la forza per disperdere i dimostranti, ricorrendo ai manganelli.
Il canale Telegram di Navalny ha pubblicato video delle manifestazioni in corso nelle principali città del Paese, da Vladivostok a Mosca e San Pietroburgo. “Siamo orgogliosi di voi. Siamo moltissimi. Vogliamo felicità per il nostro Paese e stiamo manifestando pacificamente per la nostra libertà e per quella di Navalny” si legge nel messaggio diffuso dallo stesso canale. Anche Navalny in prima persona ha diramato nei giorni scorsi un messaggio dalla prigione. “Voglio farvi sapere che non ho nessuna intenzione di togliermi la vita e che sono stabile mentalmente“, ha detto.
Intanto il mondo guarda all’intera vicenda richiamando il rispetto dei diritti civili. L’Alto rappresentante dell’Ue, Josep Borell, scrive su Twitter: “Seguo gli eventi in corso in Russia con preoccupazione. Deploro le detenzioni dei manifestanti da parte della polizia, l’uso sproporzionato della forza, l’interruzione delle connessioni internet e delle reti telefoniche“. Borell poi aggiunge: “Lunedì discuteremo i prossimi passi da intraprendere nei confronti di Mosca con i ministri degli esteri degli stati membri“. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha riferito che in “una mia telefonata con Vladimir Putin ho ribadito che l’Ue è unita nella sua condanna per la detenzione di Navalny“.
Per quanto riguarda l’Italia, il ministero degli Esteri ha dichiarato che anche la Farnesina “segue con preoccupazione l’arresto di centinaia di manifestanti scesi in piazza in diverse città russe per richiedere la liberazione di Navalny. Continuiamo a chiedere il suo rilascio immediato e ci aspettiamo che vengano rispettati i suoi diritti“.
Gli Usa condannano i “metodi brutali” delle autorità russe contro i manifestanti, e chiedono il rilascio dei dimostranti arrestati: lo ha detto il portavoce del dipartimento di stato Ned Price.
Gli arresti e la violenza della polizia
A Mosca e San Pietroburgo gli arresti sono cominciati ancora prima dell’avvio della manifestazione. Nella capitale e nelle aree principali sono apparse barricate. Molti dei manifestanti arrestati, tra i quali ci sono anche dei ragazzini, avevano cartelli con scritto “Io non ho paura“, riprendendo una citazione di Navalny. Arrestata anche la moglie di Navalny, poi rilasciata, che manifestava a Mosca.
Le proteste si sono diffuse anche nel quartier generale dell’FSB, i servizi di sicurezza interni che sono succeduti al KGB. I manifestanti hanno fatto proprio lo slogan “Russia senza Putin“. Tra i fermati anche la dissidente Liubov Sobol, stretta collaboratrice di Navalny.
Arresti anche in piazza del Senato, a San Pietroburgo. “Mi vergognerei di restare a casa. Ho bisogno di parlare, ho bisogno di esprimere la mia posizione“, dice Galina Fedosseva, 50 anni. “La gente è stanca di Putin, (è stato presidente) tutta la mia vita. È ora di fare spazio agli altri. (…) Non voglio vivere sotto una dittatura “, racconta il ventenne Alexeï Skvortsov.
Nell’estremo est, a Khabarovks, e in Siberia le forze dell’ordine hanno usato la forza per disperdere la folla. Gli attivisti condividono video che ritraggano poliziotti impegnati a picchiare i manifestanti, che poi vengono spinti su furgoni. A far scoppiare la protesta qui nei mesi scorsi è stato l’arresto dell’ex governatore Sergei Furgal.
Manifestanti in piazza anche a Vladivostok e Irkutsk. “Siamo forti” e “Putin è un bugiardo“, sono alcuni degli slogan urlati.
La protesta anche su TikTok
Alla causa di Navalny si sono aggregati anche i più giovani. I video pubblicati su TikTok con l’hashtag #FreeNavalny hanno totalizzato oltre 200 milioni di visualizzazioni. La fama social di queste proteste è così grande che l’autorità per le Telecomunicazioni, il Roskomnadzor, ha intimato alle maggiori piattaforme come TikTok, Instagram e YouTube di rimuovere i contenuti bollati come illegali.
Le autorità: “Proteste non autorizzate, saranno represse”
La gran parte dei colonnelli di Navalny sono stati fermati dalla polizia con l’accusa di voler organizzare proteste non autorizzate e dunque illegali. Anche la portavoce Kira Yarmish è finita in cella per tre giorni, venendo costretta a saltare le manifestazioni. Le forze dell’ordine di Mosca hanno dichiarato che le proteste verranno considerate come “una minaccia all’ordine pubblico” e saranno “immediatamente represse“. Il Cremlino ha ribadito che sono “inammissibili” e la Procura generale ha ricordato che chi vi partecipa potrà essere perseguito penalmente per “disordini di massa“.
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