Oggi, 14 febbraio 2023, è San Valentino. La festa degli innamorati è portavoce di gioia, serenità e romanticismo! Scopriamo, insieme, quali sono le canzoni d’amore di Sanremo 2023 che dovresti assolutamente ascoltare oggi.
Classe 1995, Mara Sattei ha conquistato il pubblico di Sanremo 2023 con la canzone “Duemilaminuti”. Il brano è di un’autenticità sconcertante e Damiano dei Måneskin ha dato voce al dolore di una ragazza che ha vissuto delle relazioni tossiche. L’anima della persona abusata non si rassegna alla sofferenza, è come un marchio indelebile sugli strati del cuore. I battiti si consumano mentre la profondità degli abissi nei quali si trova la protagonista dà vita ad un canto che lacera la carne.
“Pensavo di poter guarire il tuo cuore da tutte le voci che senti
Però il risultato non cambia nemmeno se cambi gli addendi
Pensavo di poter usare la voce ma dentro di me ora la voce non c’è“.
La donna si trova in un rapporto sbilanciato: lei è la “salvatrice” e lui è “colui che deve essere salvato”. Le relazioni tossiche ti svuotano completamente, ti guardi allo specchio e non sai più chi sei. “Duemilaminuti” designano una quantità di tempo infinto, il tempo che dovrebbe essere utile per la rassegnazione, per rassegnarsi al fatto che chi dice di amarci è, in realtà, il nostro carnefice.
“Ed ho usato duemila minuti per capire di me in fondo cosa pensi
Ho trovato solo la rabbia forse siamo troppo diversi
Ho capito che non era amore ma soltanto un gioco che avevi creato per me”.
Questa canzone riecheggia, da giorni, in tutti i luoghi pubblici. È un monito che ci ricorda ciò che amore non è.
Tananai con il brano “Tango” ha conquistato tutti i romantici presenti durante la 73esima edizione di Sanremo. A parlare sono due coniugi che si amano e che si sono stati allontanati a causa della guerra in Ucraina.
“Non c’è un amore senza una ragazza che pianga
Non c’è più telepatia
È un’ora che ti aspetto
Non volevo dirtelo al telefono
Eravamo da me, abbiamo messo i Police
Era bello finché ha bussato la police”.
Il telefono diventa l’unico mezzo tramite il quale confessare un sentimento così forte. Il fotogramma “Eravamo da me, abbiamo messo i Police” rimanda ad un luogo sicuro, ad un posto caldo e confortevole in cui i due sposi erano liberi di amarsi, lontani dal mondo. Questi momenti, però, in pochi secondi sono stati interrotti e si sono persi per sempre per via di una causa esterna, un germe completamente estraneo al loro amore: “la police”.
“Tu, fammi tornare alla notte che ti ho conosciuta
Così non ti offro da bere e non ti ho conosciuta
Ma ora addio, va bene amore mio
Non sei di nessun altro
E di nessuna io
Lo so quanto ti manco
Ma chissà perché Dio
Ci pesta come un tango“.
L’uomo, per un attimo, esprime un desiderio esasperato: vuole tornare alla sera in cui si è tuffato negli occhi della donna che ama per non offrirle mai da bere e per non doverle mai dire “addio”. Tananai paragona il loro amore ad un Tango, ad un ballo punitivo e traballante che Dio ha scelto per loro.
“È bello, è bello, è bello
È bello stare così
Davanti a te in ginocchio
Sotto la scritta al neon di un sexy shop
Se amarsi dura più di un giorno
È meglio, è meglio
È meglio che non rimani qui“.
Nonostante il loro amore sia ballerino come un “Tango“, è viscerale amarsi al freddo, “tra le palazzine” e “sotto la scritta al neon di un sexy shop”. Il loro sentimento è vero, non c’è spazio per una seduzione preconfezionata e commerciale. I maglioni vecchi ricalcano le mani, gelate e fragili. I loro occhi, fuoco in un oceano di strazio e di dolore, parlano più di qualsiasi corpo mercificato ed esposto. I loro baci, teneri e silenziosi, fanno da sfondo ad uno Stato dell’Europa distrutto e degradato e sopravvivono alla distanza e al tempo interminabile che sembra, ormai, congelato e statico come una spina nel cuore.
“Amore, tra le palazzine a fuoco
La tua voce riconosco
Noi non siamo come loro
È meglio, è meglio
È meglio che non rimani qui
Io tornerò un lunedì
Ma non è mai lunedì“.
I Coma_ cose, duo composto da Fausto Lama (pseudonimo di Fausto Zanardelli) e California (pseudonimo di Francesca Mesiano), hanno incantato tutti con la canzone “L’addio”. Il brano parla di una crisi di coppia che i due artisti hanno vissuto in prima persona.
“Essere veri quanto può far male
Quando non è concesso litigare
Per non deludere le aspettative
Dopo sei anni di diapositive
Nel camerino il pianto cola il trucco
Restare zitti per non maledirsi
Come un silenzio che racconta tutto”.
I due protagonisti hanno vissuto una crisi straziante, una vera e propria rottura che nemmeno le parole sembrano poter risanare. Il termine “crisi” deriva dal latino “crisis” e significa «scelta, decisione». Da che parte bisogna andare, se il cuore sembra vivere perennemente in uno stato alcolico e confusionario?
“Davanti al mio cuore c’è una ringhiera
Sul tuo che è sempre stato uno strapiombo
Lo sai che mi è piaciuto anche caderci
Sì, però mica poi toccare il fondo
Magari è solo questa vita strana
Con le valigie sempre mezze fatte
Magari è solo che ci si allontana“.
Amare qualcuno significa anche rischiare. Il panorama è stupendo, costellato da una ringhiera. Affacciarsi significa cogliere la bellezza e, nello stesso tempo, essere coscienti della paura e dell’ignoto. Nessuno, quando si innamora di qualcuno, si aspetta di poter toccare il fondo.
“E sparirò ma tu promettimi che
Potrò sempre ritornare da te
Se mi dimentico me, com’ero
Quando l’orgoglio era ancora intero
E comunque andrà
L’addio non è una possibilità“.
I due artisti decidono di sparire ma di lasciarsi uno spiraglio di possibilità decostruendo il loro amore per poterlo, poi, ricostruire. Tutto quello che, in un primo momento, sembra essere il preludio di una separazione è, in realtà, il migliore degli abbracci. “L’addio non è una possibilità” perché, se due persone si amano davvero e se non smettono mai di trattarsi con amore e con dolcezza, i periodi bui si superano insieme per poter poi, sorridere, nella luce e nel sole.
La canzone “Vivo” di Levante è un vero e proprio manifesto musicale che mette in luce e in risalto l’amore nei confronti di sé stessi e del proprio corpo.
“O sorrido o piango
Non so fare altro
Mi emoziono con poco
Gioco ancora col fuoco
Bacio rime, bacio bene, ti bacio dopo“.
Il brano parla di una donna, in preda alla più totale perdizione, che si cerca disperatamente. La sua femminilità, cullata dalle emozioni, somiglia ad un incedere silenzioso ed esplosivo.
“Ho sorriso tanto
Dentro a questo pianto
Ho voglia di credere di poter farcela
A costo di cedere parti di me
Ho voglia di cedere a questa speranza“.
I sorrisi e le lacrime si fondono in un’immagine unica. La fede nelle nostre azioni è l’unico motore che può condurci alla risoluzione di noi stessi e della nostra persona. In fondo, se non sappiamo veramente chi siamo come possiamo mostrarci davvero agli altri?
La giovanissima Madame, pseudonimo di Francesca Calearo, ha portato a Sanremo 2023 “Il bene e il male”. La protagonista della canzone è una prostituta che incontra un cliente di cui si era invaghita dopo un periodo di lontananza.
“Amore, tu sei,
Sei l’errore più cattivo che ho commesso nella vita
Amore, tu sei,
Sei lo sbaglio più fatale che ho commesso nella vita
Amore, tu sei,
Sei la prova che gli errori sono fatti per rifarli
Ancora tu sei,
La puttana che ha ridato un senso ai giorni miei”.
Questa brano ricorda la visceralità di “Via del campo” di Fabrizio de Andrè. Viene descritto un sentimento smisurato, potente che deve continuamente mettersi al riparo dal ruolo degli esseri umani. In questo preciso contesto, infatti, l’uomo viene descritto, almeno apparentemente, come un “cliente” interessato solo all’atto fisico. In realtà in quella donna vera, terrena, fragile, abbandonata, lui ha ritrovato il senso della sua vita.
“L’unico sei tu
Con cui ho fatto l’amore,
Facendo l’amore
Amore tra tutti”.
Vi è un incontro simultaneo di due persone appartenenti a ceti diversi: una donna innamorata che si dona per soldi e un uomo che paga per ricevere amore. Le loro solitudini si intrecciano, si uniscono, oltre qualsiasi confine corporeo. Pur continuando a vivere distanti la donna, che Madame descrive con una dolcezza ed una dignità uniche, e il “cliente” non smettono mai di fare l’amore, anche se distanti geograficamente:
“Hai pagato il mio corpo a parole, parole dolci
Sarò una puttana
Ma sei peggio di me
Perché di tutto quello che ti ho dato
Potevi tenerti tanto tanto tanto
Di quel bene nel male
Di bene nel male”.
Il tempo si ferma e si cristallizza, è come il gelo che la donna sente nel proprio petto e che, nel momento in cui rivede gli occhi dell’uomo amato, si scioglie lentamente, dolcemente e silenziosamente perché ci sono sensazioni che le parole non riusciranno mai a tradurre. L’amore è come una rosa. Si vedono due rose, mille petali e mille foglie. Brillano al sole, in una candida giornata d’inverno. In quell’attimo, c’è l’eternità luminescente dell’amore, che supera persino il limiti del tempo e dello spazio. Madame rivede ancora, mentre canta questa canzone, le lacrime della prostituta che ha dato amore e che, ora, brilla per sempre nell’oasi del tempo. Non vive più nel limbo, ora è risorta ed ha conosciuto, nel male, il suo bene, il suo paradiso e, finalmente, sorride perchè l’amore che ha donato è suo, solo suo, per sempre.
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