23 Gennaio 2015 - 22:16

Schettino non scusabile: naufragio dovuto a errore umano

Il PM di Grosseto, Leopizzi, ha iniziato la requisitoria al processo del naufragio della Costa Concordia contro l’unico imputato, Francesco Schettino

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Una condotta “Inscusabile e inenarrabile” quella dell’ex comandante della Costa Concordia, Francesco Schettino: il naufragio, che causò 32 morti, fu dovuto a un fattore umano.

Il PM Leopizzi ha tenuto a precisare, ricordando il ruolo di responsabile civile di Costa nel processo, che Per Costa Crociere non c’è nessun trattamento di favore: sia dentro che fuori l’aula è sembrato ed è stato anche detto a gran voce che la compagnia fosse scampata a qualsiasi sanzione che l’ordinamento italiano prevede. Non è così, non ci sono stati trattamenti né di favore né di sfavore, ma ci si attiene a quello che l’ordinamento prevede”.

Francesco SchettinoIl naufragio della Costa Concordia, avvenuto il 13 gennaio 2012 all’Isola del Giglio, fu dovuto al fattore umano e la nave da crociera era dotata di apparati di prim’ordine. Il PM ha quindi evidenziato tutta una serie di negligenze di cui viene accusato Schettino. Tra queste, aver cenato con calma con la moldava Domnica Cemortan, aver mentito dicendo di non sapere dello scoglio delle Scole, non essersi procurato una carta nautica adeguata pur sapendo da una settimana di fare il passaggio ravvicinato all’Isola del Giglio, aver fatto passare sotto silenzio all’armatore la deviazione dalla rotta rispetto alla consueta direttrice Civitavecchia-Savona.

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La condotta di Schettino è inscusabile, inenarrabile, prese un granchio cercando la sua nave sul monitor e, credendo di essere un miglio indietro, non si ferma, fa un errore marchiano ai limiti dell’incredibile. Schettino vuole davvero passare vicino al porto del Giglio: per otto minuti vicino al radar si sta inventando una rotta sul momento, naviga a braccio; la Concordia era in un altro punto rispetto a quanto credeva”.

La posizione di Francesco Schettino, dunque, diventa, con il proseguimento del processo, sempre più grave.

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