È da ieri disponibile l’ultimo prodotto di Martin Scorsese: The Irishman, prodotto e distribuito da Netflix. Un’opera monumentale che rievoca la storia del regista italo-americano e allo stesso tempo quella del cinema, in particolar modo il gangster-movie.
Emblematico come entrambi i registi, famosi ormai in tutto il mondo e incisivi nella storia del cinema contemporaneo e non, siano stati capaci di confezionare due pellicole molto diverse ma allo stesso tempo molto simili. Sia Tarantino che Scorsese, infatti, si approcciano verso una conclusione. Per il primo si tratta di un annuncio, piuttosto traumatico, fatto da Tarantino stesso che desiderebbe fermarsi a quota 10 lungometraggi. Once Upon a Time in Hollywood è la nona sinfonia del regista americano, nonché fiaba di una storia vera – quella della morte di Sharon Tate – riproposta con originalità e la consueta maestra registica.
Ma più di ogni altra cosa è un manifesto romantico e nostalgico verso il mondo del cinema. Un cinema capace di superare la realtà, di diventare immortale, capace di realizzare qualsiasi sogno. Ciò viene indicato dal cancello della villa di Sharon Tate (nel film Margot Robbie) che si apre dinanzi al personaggio di Rick Dalton (interpretato da un fantastico Leonardo Di Caprio) che dopo “i rischi del mestiere”, può trovare nuove fortune nel mondo hollywoodiano che tanto desidera.
Martin Scorsese, dal canto suo, con The Irishman riflette la propria vita e quella del cinema. Un travaglio che perdura sin dalla realizzazione della pellicola stessa, con le dovute difficoltà di produzione. Scorsese si è dovuto “accontentare” di Netflix come casa di produzione, limitando la distribuzione del suo film nei cinema. Ma da ieri la piattaforma di streaming più famosa al mondo ha arricchito il suo già buon catalogo con un film intenso, impegnativo, sofferto.
The Irishman è disponibile da ieri e le recensioni sono per lo più positive. Un film che riflette la vita del regista italo-americano, con tanti anni e tante soddisfazioni sulle spalle. Un film che sembra quasi annunciare un presto addio del Maestro dalla Settima Arte, in questo caso non dovuta a scelte artistiche – Tarantino ha annunciato che vorrebbe dirigere e scrivere una serie televisiva – ma bensì a causa di forza maggiore. Lo scorrere dell’età è infatti un elemento che torna prepotentemente in The Irishman, il cui vero “antagonista” non è né la criminalità né un personaggio, bensì il tempo che scorre.
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