Dilaga il fenomeno delle piattaforme pirata per seguire la Serie A e, a quanto pare, sarebbero 5 milioni gli italiani che hanno aderito a questo trend. Le motivazioni, come riporta La Repubblica, sono molteplici: dai problemi con Dazn, agli alti costi di Sky e soprattutto la buona qualità di questi nuovi siti. Innanzitutto accedervi è molto semplice: è necessario procurarsi un set top-box. Ovvero un decoder che permette di intercettare segnali che i sistemi interni alle televisioni non captano e il prezzo si aggira tra i 20 e i 400 euro in base al modello.
Acquistare il decoder è legale ma l’atto illegale è trovare un abbonamento pirata a cui appoggiarsi. In molti casi è sufficiente cercare su internet per trovare servizi dai prezzi decisamente inferiori rispetto a quelli ufficiali.
Gli utenti hanno così a disposizione tutti gli abbonamenti streaming per la Serie A a portata di telecomando, e dal canto loro, i canali ufficiali devono proteggere il loro segnale, con un conseguente rallentamento della trasmissione.
E se vi state chiedendo da dove arriva il segnale pirata, oggi chi trasmette le partite illegalmente si può appoggiare a servizi di cloud con server sparsi per l’Europa, soprattutto in Olanda, Germania e Francia. Grazie agli accordi sul peering il segnale viaggia particolarmente veloce da un Paese europeo all’altro e fermarli non è così semplice.
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