17 Febbraio 2016 - 20:17

Single ma non troppo, da un eccesso all’altro

Single ma non troppo, diretto da Christian Ditter, si presenta come una pellicola piatta, carica di stereotipi e pochi elementi di novità

[ads1] Single ma non troppo si presenta come la classica commedia romantica americana. Gli elementi ci sono tutti: una giovane donna, da poco single, in cerca di se stessa, interpretata da Dakota Johnson (protagonista di 50 sfumature di grigio),  la collega, single incallita dal carattere sicuro ed esuberante decisamente troppo “caricato”, interpretata da Rebel Wilson, la donna in carriera, indipendente e forte (Leslie Mann) ed infine nei panni dell’inguaribile romantica disposta a tutto per trovare l’amore troviamo la bellissima Alison Brie.

single ma non troppoIl film di Christian Ditter, regista del noto film #ScrivimiAncora, sembra voler fotografare usi e costumi del moderno relazionarsi e di fornire utili consigli per affrontare la dura vita da single.

Single ma non troppo è l’adattamento del romanzo omonimo di Liz Tuccillo, una degli autori di Sex and the City, dietro anche al libro di auto-aiuto La verità è che non gli piaci abbastanza, adattato a sua volta da Ken Kwapis qualche anno fa.

La costruzione episodica del racconto sembra in effetti riflettere le due facce dell’autrice, che costruisce l’immagine di Alice (Dakota Johnson) come un anima confusa e in cerca di risposte.

Durante il film molti aspetti solo lasciati al caso, Alice è l’unica che sembra intraprendere un percorso di crescita, riscoprendo lentamente se stessa. La sceneggiatura di Abby Kohn, Marc Silverstein e Dana Fox, sembra molto indecisa, quasi quanto la protagonista sulla direzione giusta da prendere. La Johnson non colpisce con la sua interpretazione, molto incerta e forzata, purtroppo anche Leslie Mann e Rebel Wilson appaiono molto deludenti, personaggi discutibili, in quanto la stessa Wilson sembra stia cercando di emulare l’esplosiva Samantha di Sex and the City, con scarsi risultati.single ma non troppo

Nessuno si sarebbe aspettato di vedere un poker di attrici di questa popolarità farsi maschere di stereotipi anche piuttosto banali o protagoniste di scenette più o meno divertenti o, ancora, di replicare tipi femminili quanto meno parziali e figli di una tradizione comico-sentimentale che li rende cliché più che modelli. Tra un cicchetto e l’altro si perde il “vero” significato che la pellicola preannunciava di esprimere, se la prima parte del film punta unicamente sullo humor e la risata facile, la seconda metà del film tenta di diventare più riflessiva ed introspettiva fallendo miseramente.

[ads2]