Aumentano i diritti per i lavoratori spagnoli e, contemporaneamente, le tasse per i super ricchi. Il presidente del Governo Pedro Sanchez e il segretario di Podemos Pablo Iglesias si sono stretti la mano questa mattina alle 9. Tra la sinistra radicale e i socialisti è tornata la pace.
Grazie all’accordo stretto con Podemos, il salario minimo salirà da 735 euro a 900 €. Inoltre, vi sarà l’aumento del budget del piano per le case popolari, una maggiore protezione per gli inquilini e la regolamentazione da parte dei consigli sui prezzi degli affitti nelle aree economicamente depresse, oltre che l’aumento della tassa patrimoniale dell’1% sui patrimoni superiori al 10 milioni di €.
Il quotidiano El Espanol l’ha definita la manovra “più di sinistra” della storia spagnola.
Nell’accordo è scritto: “Tutti i sacrifici sono ricaduti sulle classi medie e i lavoratori. Con la scusa della crisi si è dispiegata una austerità ad oltranza che si è concentrata esclusivamente sulla riduzione della spesa pubblica.”
Tra gli impegni presi c’è l’abrogazione “entro la fine del 2018” degli “aspetti più dannosi della riforma del lavoro del 2012, in particolare in materia di contrattazione collettiva.”
Grazie a questo passo, il Governo si avvicina alla maggioranza parlamentare. Mancano, però, gli accordi con Erc, Pnv e Partito democratico Catalano.
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