“Spartacus” è un film del 1960, il primo lungometraggio a colori di Stanley Kubrick: una storia di produzione travagliata per uno dei registi più importanti della storia del cinema. Il film narra le gesta dello schiavo Spartaco, il gladiatore trace che sfidò Roma per la propria libertà
Inizialmente sotto la regia di
Anthony Mann, il film
Spartacus nacque da un’idea di
Kirk Douglas. Uno degli attori più influenti in quel periodo per
Hollywood. Kirk Douglas fece il provino per recitare nel
colossal “Ben Hur”, ma di fronte alla sua bocciatura decise di
contrastare Hollywood. Nacque così una produzione mastodontica: una pellicola di oltre la durata di 3 ore.
Il primo lungometraggio a colori sotto la cinepresa del celebre Stanley Kubrick. Regista che inizierà un lungo periodo di successo e innovazione nel cinema.
Il cinema si libera dalle catene
Il film “Spartacus” riprende il soggetto dell’omonimo romanzo del 1952 scritto da
Howard Fast. Mantiene una discreta fedeltà al romanzo originale, fenomeno
transmediale che sempre più frequentemente prende spazio nel cinema. Trasporre un libro in un lungometraggio trova ragione e consacrazione nel cinema degli anni ’50 e ’60. Questo grazie a tecniche narrative sempre più duttili e innovative. Ma anche grazie a cast – corali e non – dalle spiccate qualità,
in grado di immedesimarsi in personaggi che vadano al di là della sceneggiatura, ma che siano coerenti anche col soggetto originale. Ma ciò che rende “Spartacus” un gioiello della storia del cinema è anche il
tono epico, accompagnato da un cast corale e vanaglorioso. L’epica aveva già trovato – anche all’epoca inaspettatamente – il successo di pubblico e critica con
I sette Samurai, un film di cui abbiamo recentemente discusso e che, come dimostra l’opera di Douglas e Kubrick, trova le sue prime tangibili influenze. La “vittoria” di Spartaco è una delle più agrodolci e cruente della storia. Quella storia studiata attraverso i libri di testo e che, sulla cronaca delle guerre servili, ha plasmato nella mente di ciascuna persona medialmente colta la città di Roma come una delle più importanti di sempre. Una Roma lussuriosa, invidiosa e disprezzante. Quella Roma con il solo scopo di ingrandirsi le terre e gonfiarsi le tasche. Ma quando il ribelle Spartacus metterà in crisi le fondamenta etiche e legionari dell’imponente Repubblica, qualcosa cambierà.
Lo spettatore non può che immedesimarsi nel coraggio del trace e nella sua indole libera e selvaggia. Quell’essere selvaggio che permette una sopravvivenza che scavalca i limiti della sopravvivenza stessa.
“Per l’uomo schiavo la vita e la pena sono la stessa cosa”.
I riconoscimenti di Kennedy e dell’Accamedy
Nonostante la critica non sia stata delle più clementi,
Spartacus riconobbe notevoli successi. Uno su tutti l’apprezzamento – dell’allora presidente –
J.F. Kennedy, che dichiarò il suo apprezzamento per la pellicola visionandola al cinema. La distribuzione di
Spartacus, infatti, fu immediatamente
boicottata dalla stessa
Hollywood, etichettato come
socialmente pericoloso. Un destino comune per
Spartacus sia come personaggio storico che come film del 1960. Lo stesso Kubrick
se ne liberò dall’attribuzione artistica visti i continui contrasti con la personalità di Douglas. Nonostante ciò, nella cerimonia del 1961,
Spartacus portò a casa
ben 4 statuette, tra cui premi come la
Miglior Fotografia e la
Miglior Scenografia. Quanto conta il diritto di scelta nel cinema?
Spartacus ci offre un prezioso insegnamento: quello che il destino non è altro che il risultato delle nostre scelte, anche quelle che sembrano facilmente dettate come costrette. Eppure questa storia di sofferenza iniziale, tramutata poi in premi a raffica, è una metafora perfetta per descriverci il cinema di quell’epoca.
Anche le produzioni indipendenti sono in grado di portare prodotti qualitativamente eccelsi nel campo della Settima Arte. Nonostante lo stesso Kubrick non ne riconosca i meriti, i suoi movimenti di macchina sono tutt’altro che irrilevanti per lo spettatore. Uno spettatore che continuamente si sente al centro della battaglia come l’esercito di
Spartacus.
Carico, affamato e coraggioso di delineare il proprio destino, così come l’anima del film in sé. Uno
Spartacus che ha liberato Kubrick sulle proprie idee di come fare cinema, in futuro infatti il cinema sarà nuovamente estasiato dal regista che si dimostrerà
uno dei più completi della storia per i generi che andrà a toccare.
Spartacus libera anche il mondo del cinema dal ‘dominio’ delle grandi industrie, ponendo al centro dell’attenzione la
qualità recitativa e il pathos narrativo anziché le politiche manageriali e di business.