Politica

Spostamenti tra Regioni: la curva dei contagi non risparmia nessuno

Immagine dalla trasmissione Accordi&Disaccordi (Nove)

Il Governo torna a ragionare su un nuovo stop agli spostamenti tra Regioni. Ma ad osteggiare questa possibilità è proprio il premier

Non è ancora finita, anzi. Il problema di quest’epoca non risparmia nessuno. Ora diventa ancora più ostico affrontare un’epidemia che non si arresta, malgrado le speranze varie di un vaccino entro la fine dell’anno. La curva dei contagi non si arresta, non decresce e anzi continua ad avanzare imperterrita. Ecco perché il Governo, dopo aver posto una stretta molto netta alla “movida” delle città, in collaborazione con il Comitato Tecnico-Scientifico, sta pensando di bandire gli spostamenti tra Regioni.

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Una soluzione estrema, molto radicale, che riporterebbe l’Italia a quella condizione in cui si trovava nel periodo invernale-primaverile. La questione più grossa, però, resta quella di convincere l’uomo più importante della politica italiana: il premier. Giuseppe Conte non è minimamente d’accordo a garantire una nuova stretta, giudicata troppo estrema. Ragionandoci in termini oggettivi, questo provvedimento porterebbe effettivamente ad un decadimento economico definitivo. Non sono, naturalmente, bastati i tre mesi estivi alle attività imprenditoriali per risanare la perdita che ha già costretto l’Italia stessa ad una decrescita importantissima del PIL. D’altra parte, però, c’è da dire che l’epidemia non guarda in faccia a nessuno e sicuramente non si preoccupa dell’economia di un Paese, quanto della sua salute.

In uno Stato di diritto, la tutela dell’integrità fisica dei cittadini è senza dubbio l’obiettivo principale da percorrere, anche a discapito dell’economia stessa. Perché, se è vero che in un momento di crisi totale come questo, l’economia si può risanare tramite l’aiuto delle istituzioni mondiali e continentali, per la salute la situazione non è analoga.

Qual è la soluzione?

Naturalmente, questa mossa sta attirando polemiche sia dall’una che dall’altra parte. Ma c’è un fattore importante che bisogna considerare, in virtù della mossa papabile del Governo. Lo spostamento tra Regioni potrebbe portare, effettivamente, a ridurre radicalmente le zone “Covid-free” e quindi ad una diffusione maggiore del virus. Munirsi di una precauzione importante come l’autocertificazione, però, potrebbe essere la soluzione definitiva al problema. Provando, infatti, tramite un documento ufficiale, l’effettiva necessità della “migrazione” dei cittadini, non solo si scongiurerebbe il pericolo di spostamenti di massa, ma si favorirebbe anche il ritorno dei ritmi e della catena produttiva del lavoro a livelli accettabili. Sicuramente un settore in difficoltà come quello delle infrastrutture e dei trasporti ne potrebbe beneficiare. Non solo dal punto di vista del fatturato delle aziende, ma anche degli stipendi dei dipendenti, che ricomincerebbero a riattivarsi.

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Le aziende, però, a loro volta, dovrebbero impegnarsi a garantire la sicurezza dei propri dipendenti, rafforzando i controlli e imponendo restrizioni più pesanti. L’obiettivo è che si crei un asse molto più solido rispetto a quello attuale tra imprenditori e politica. La collaborazione dev’essere un dovere, e ognuno deve fare la propria parte. Invece, da Confindustria provengono solamente epiteti di attacco nei confronti di qualsiasi provvedimento intraprenda il Governo. Ci si aspetta, dagli industriali, da Bonomi e da tutti coloro che rappresenta, una crescita soprattutto mentale che non guardi più solo al fatturato, ma al capitale umano.

Quest’ultimo è uno dei tanti problemi dell’Italia odierna: spostare la propria attenzione verso il capitale umano non solo garantirebbe più profitto, ma anche un miglior margine di manovra in situazioni delicate come questa. Può sembrare banale, ma la soluzione è ancora una volta lì, a portata di mano. E l’establishment produttivo si ostina a non vederla. Al di là delle soluzioni temporanee come può essere una limitazione dello spostamento tra Regioni. Su questo, Confindustria (ma anche lo stesso Governo) dovrebbero ragionare.

Antonio Jr. Orrico

Studente al terzo anno di Scienze della Comunicazione, con una passione innata per il giornalismo, per la scrittura, per la lettura e per la musica.

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