2 Agosto 2015 - 16:40

Strage di Bologna: tra segreti, depistaggi e mancati risarcimenti

A 35 anni dall’accaduto ancora dubbi su cosa sia veramente successo. Continuano le polemiche fra l’associazione dei familiari della Strage di Bologna e il Governo

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Il 1980 è stato un anno molto particolare caratterizzato da diversi eventi catastrofici che hanno segnato la vita dell’intera nazione.

Uno di questi ancora oggi non trova una soluzione (come diversi casi italiani di quegli anni) celando il lato oscuro della nostra Repubblica.

Il 2 agosto 1980 era una giornata afosa in cui la maggior parte degli italiani era intenta a progettare il soggiorno estivo con le vacanze appena cominciate.

Anche la stazione di Bologna, come tutte le stazioni d’Italia, era affollata di turisti e persone in partenza per le tanto attese ferie.

Strage di Bologna

Strage di Bologna

Alle 10:25, però, questa stazione viene sconvolta da un tremendo episodio; nella sala d’aspetto di 2ª classe un ordigno a tempo, contenuto in una valigia abbandonata, viene fatto esplodere causando il crollo dell’ala ovest dell’edificio.

Subito dopo il fatto la posizione ufficiale sia del Governo (presieduto dal democristiano Cossiga) che della polizia fu quella di un’esplosione di una caldaia nel sotterraneo ma la verità, che emerge a seguito di rilievi e testimonianze sul posto, porta a tutt’altra strada.

Si inizia a parlare di “Strage di Bologna” e le indagini iniziano a seguire la pista del terrorismo nero, effettivamente coinvolto, tallonate parallelamente dal lavoro di depistaggio (da parte di servizi interni e non) attuato per chiudere celermente la vicenda.

A trentacinque anni dall’esplosione della bomba, che uccise 85 persone e causò 200 feriti  si torna, come ogni anno il 2 agosto alle 10.25, a fare silenzio nella piazza della stazione di Bologna.

Anche questa volta, come ogni commemorazione, la giornata è avvolta nelle polemiche e nella tensione fra l’associazione dei familiari delle vittime della Strage di Bologna  e il governo.

A rendere ancor più accesa la contrapposizione è la, più che certa, presenza di Paolo Bolognesi, deputato Pd e Presidente dell’associazione.

Bolognesi, da sempre critico nei confronti di Renzi sul tema, da tempo chiede al Premier di rispettare gli impegni presi lo scorso anno con l’intera città e riattivare l’iter per la desecretazione degli atti, il risarcimento per i familiari e l’introduzione di una legge sul depistaggio.

La contrapposizione fra le parti ha avuto, nell’ultimo periodo, un’impennata con la presentazione di una petizione online da parte dell’associazione stessa.

Dopo il minuto di raccoglimento e l’intervento del sindaco Merola, Bolognesi ricorderà la necessità di fare chiarezza sui quei fatti affermando che “Alla magistratura sono state date indicazioni e suggerimenti ben precisi, con nomi e reati”.

Il ricordo di quel giorno mantiene ancora viva una grave ferita per tutta la democrazia italica che, almeno per il momento, sembra non voler essere rivelata in tutta la sua interezza.

La stazione era sventrata. Le sirene ululavano. Militari e volontari, fianco a fianco con le mascherine al naso, scavavano le macerie in cerca di un segno di vita. Qualcuno piangeva, i più moltiplicavano gli sforzi per rimandare l’appuntamento con la rabbia e lo sgomento. Arrivarono le troupe televisive. Una folla di parenti angosciati assiepava i binari. Circolava una parola maledetta e rivelatrice: strage. Le lancette del grande orologio del piazzale Ovest erano ferme sulle 10 e 25. L’ora in cui il cuore dell’Italia aveva preso a sanguinare. (Giancarlo De Cataldo)

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