La strana Italia a EuroBasket 2015
Dopo un inizio in agrodolce (1-1 il record) l’Italia di Pianigiani si appresta ad affrontare le ultime tre partite sperando nel miracolo. Le prime due uscite hanno evidenziato diverse carenze, in tutta la squadra, pericolose per il seguito del torneo
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Ancor prima della rassegna irridata, in concomitanza con i tornei estivi di preparazione, la nuova Italia di Simone Pianigiani era stata descritta come una delle migliori nazionali degli ultimi dieci anni e come una seria pretendente alla vittoria finale.
All’atto pratico, invece, la squadra sembra non solo fra le meno favorite alla vittoria finale ma anche la meno quotata a passare il primo turno a gironi.
Infatti, nonostante la presenza di tutti gli NBA (Belinelli, Gallinari e Bargnani), gli azzurri dopo solo due partite hanno evidenziato tutti i limiti storici della pallacanestro nostrana e tutta l’incapacità di eseguire schemi base (tanto in attacco quanto in difesa).
Rispetto allo scorso europeo (dove spiccava l’assenza degli “italiani d’america) la squadra denota un’assenza totale di difesa, una predilezione a sfruttare le doti dei singoli (che non sempre sono in giornata di grazia) ed un timore nell’ affrontare qualsiasi avversario (esempio è la partita contro l’Islanda vinta dopo quaranta minuti di lotta punto a punto).
Le note dolenti, però, possono essere trovate in ogni settore che tende ad evidenziare le proprie mancanze facendo leva sul ruolo delle stelle a roster.
Settore guardie: fra le guardie uno dei maggiori problemi è risultato essere l’assenza di un play di ruolo. Sia Cinciarini che Hackett non sono riusciti quasi mai a dettare i ritmi della squadra, affidando, il più delle volte, questo ingrato compito a Belinelli . Anche in difesa i due hanno mostrato grandi limiti, venendo più volte umiliati dai “piccoli” del momento (leggi Bobby Dixon, o Alì Muhammed). Fra i tiratori, invece, il problema sorge nella gestione della palla che viene troppe volte mantenuta dalla guardia di turno senza alcun tipo di circolazione (unica vera arma durante i periodi di preparazione).
Settore lunghi: i lunghi, come detto diverse volte, rappresentano la vera nota dolente della squadra e il problema si è rivelato (vedendo in particolar modo la partita contro la Turchia) più serio del solito. Pur non essendoci un centro puro (escludendo Cusin) ci si aspettava molto di più (soprattutto in difesa) dai giocatori ma inevitabilmente è accaduto quello che tutti temevano. Con un Bargnani quasi inadatto a giocare a basket ed un Cusin con poco fisico e poco utilizzato ci si è affidati esclusivamente a Gallinari e Melli. I due di certo non hanno demeritato ma è impossibile immaginare che possano tenere l’intera difesa per una partita sana.
Questione tattica: dal punto di vista tattico sembra esserci una totale confusione da parte di Pianigiani. Spesso confuso (in particolar modo sui cambi dei lunghi), non riesce a dare la giusta scossa alla squadra nei momenti di difficoltà. In attacco la funzione di “play making” affidata a Belinelli sembra la peggiore soluzione possibile in quanto frena il giocatore di S. Giovanni in Persiceto nel crearsi spazio e punire dai 6,75. In difesa, invece, le cose si complicano di parecchio. Mentre tutti immaginavano molta zona (2 – 3 o addirittura 1 – 3 – 1), ci si è affidati in particolar modo alla difesa individuale ottenendo come risultato solo mismatch sfavorevoli o confronti persi sul P&R centrali. Infine, l’utilizzo del quintetto bassissimo (unica vera opzione prolifica) è stato minimo nonostante i risultati positivi.
Mancano ancora tre match (di fuoco) per l’Italia di Simone Pianigiani (Spagna, Germania e Serbia) e la squadra ha ancora la possibilità di sovvertire il trand iniziale e far vedere cosa si può fare con tanto talento a roster.
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