18 Novembre 2018 - 13:00

The Ballad Of Buster Scruggs: l’antologia western dei Coen

The Ballad Of Buster Scruggs

Rilasciato lo scorso 16 Ottobre su Netflix, The Ballad Of Buster Scruggs è un tributo sperimentale ed autoreferenziale. Esperimento riuscito?

Il tutto è partito da una serie TV. A conti fatti, il progetto più sperimentale dei fratelli Coen si è trasformato in uno dei titoli più prestigiosi dell’anno, tramite la sua partecipazione a Venezia 75. La particolarità del “regista a due teste” emerge tutta, in questo The Ballad Of Buster Scruggs che deve molto alla serialità televisiva odierna.

La pellicola, infatti, già nella sua struttura, è di per sé molto particolare. In poco più di due ore, infatti, sono convogliati sei episodi che apparentemente sembrano essere fatti con lo stampino. In realtà, poi, scopriremo vedendoli che ognuno di essi ha una propria natura, che il film è forse anche il loro titolo recente che meglio racchiude in sé ed esemplifica le tante e variegate anime dei due fratelli.

The Ballad Of Buster Scruggs, infatti, condivide lo scenario western che tanto è caro ai Coen (Non È Un Paese Per Vecchi ne è un esempio de facto), ma gioca tutto sui generi. Il risultato ne è una pellicola molto variopinta, che si affaccia su generi che vanno dalla commedia al dramma, dal musical al noir, oltre che al western puro.

I Magnifici 6

Il racconto di The Ballad Of Buster Scruggs ci immerge subito in uno scenario da fiaba western, sfruttando proprio il packaging singolare usato per introdurre i vari segmenti. Infatti, alla base vi è la rappresentazione di un libro antico, istoriato e con figure. Le pagine sono girate da una mano nella transizione da un capitolo ad un altro.

Gli “episodi”, se così si possono chiamare, sono spesso incentrati su una o due figure di cui poco sappiamo. Naturalmente, vi è sempre una conclusione netta della vicenda.

The Ballad Of Buster Scruggs

Partiamo subito con l’episodio che dà il titolo all’intera opera. Un racconto puramente grottesco, quello che forse più appartiene all’anima coeniana. The Ballad Of Buster Scruggs è in parte drammatico e struggente, a tratti quasi angosciante, salvo coadiuvare una componente splatter e ironica da sempre nelle corde dei due registi.

Il Buster del titolo è un pistolero canterino apparentemente invincibile, interpretato da un meraviglioso Tim Blake Nelson, che spara, uccide e canta sempre col sorriso stampato sulla faccia. Le sue avventure sono una parodia di tutto ciò che Clint Eastwood ha vissuto nella sua rinomata carriera.

Il duello è il topoi dell’intero racconto, ed è il modo in cui i Coen omaggiano il western italiano, quello che va da Corbucci a Leone. Fotografia davvero ottima (merito di Delbonnel, fiduciario dei Fratelli), la musica è altresì grottesca, trasformando e alleggerendo il tutto. Un ottimo inizio.

Near Algodones

Proseguiamo sull’ottima riga del primo racconto, pur cambiando genere. Con Near Algodones, The Ballad Of Buster Scruggs ci riserva una storia “crime” adattata nel West, con James Franco protagonista.

Il cowboy rapinatore di banche segue la linea di Nelson del primo corto, è scanzonato, sprezzante del pericolo, ma impacciato e sfortunato. L’episodio è molto divertente e si lascia guardare in maniera abbastanza scorrevole.

Forse il montaggio troppo corto ha penalizzato in maniera particolare il racconto, che avrebbe meritato molto più respiro. Ma risulta comunque un ottimo prodotto, con una grande prestazione di Franco, sempre al massimo.

Meal Ticket

Ed ecco la prima vera “battuta d’arresto” del film. L’episodio con Liam Neeson, nei panni di un impresario senza scrupoli che gira di paese in paese con un suo show “magico”, risulta il più cupo di tutti.

L’episodio risulta essere la prima breccia intimista dell’intera opera, rielaborando il concetto di road movie e aggiungendogli una discreta fatalità. Sebbene sia potente nel messaggio, Meal Ticket risulta il meno riuscito tra i sei, dal punto di vista cinematografico. Annoia, non produce veri e propri picchi, resta abbastanza statico.

Piatto.

All Gold Canyon

Siamo arrivati al punto di svolta. All Gold Canyon rappresenta, probabilmente, la vetta massima dell’intera opera, e quella che più esalta la componente autoriale dei registi. Il protagonista è Tom Waits (ottima scelta), nei panni di un anziano cercatore d’oro.

L’uomo scopre una vallata incontaminata che forse potrebbe contenere un filone d’oro e sembra non volersi arrendere davanti a nulla. Ciò lo porterà a compiere una parabola discendente negli abissi dell’animo umano, a diventare senza scrupoli, fino a fargli compiere scelte impensabili.

Un episodio molto semplice ma di grande impatto, che rende molto bene l’ossessione e i sacrifici della gente dell’epoca. Con i dovuti paragoni, questo segmento è una sorta di unione tra Il Petroliere e il capolavoro dei registi, Non È Un Paese Per Vecchi, anche se molto ridotto per tempistiche. Grandissimo episodio, il migliore dei sei.

The Gal Who Got Rattled

Altra parentesi “romantica” di The Ballad Of Buster Scruggs. Questo quinto episodio rappresenta un’altra ottima prova e si colloca sicuramente sul podio dei corti presenti nell’opera.

In pochi minuti, con The Gal Who Got Rattled, i Coen riescono a raccontare una storia coinvolgente ed appassionante, degna dei western di John Ford. E lo fanno tramite tre personaggi, tutti molto particolari.

Zoe Kazan interpreta una giovane donna in viaggio verso l’Oregon e alla ricerca di un marito. Bill Heck e Grainger Hines sono due esperti cowboy che guidano e proteggono la carovana.

Il tema del road movie si ricollega direttamente a Meal Ticket, anche per tragicità e solennità del momento. La lotta finale dona, al tutto, quella componente melodrammatica che eleva la qualità dell’episodio.

The Mortal Remains

Siamo giunti alla fine del viaggio. Il segmento conclusivo ci riserva un’atmosfera completamente nuova, immergendoci in un panorama alla Quentin Tarantino, a cui i Coen sono molto avvezzi.

Cinque sconosciuti diversi (e molto particolari) tra loro dividono un viaggio in carrozza fino alla città più vicina parlando delle loro esperienze e della loro visione della vita e dell’umanità intera. Tra atmosfere noir e umoristiche, i Coen riescono nel loro esperimento sociale, ovvero raccontare l’America odierna e il suo populismo tramite un racconto del passato.

The Mortal Remains sfrutta le scatole cinesi in maniera sopraffina (come Quentin in Pulp Fiction), risultando graffiante al punto giusto. Una più che degna conclusione che delizierà il palato dei golosi del noir e delle atmosfere dei primi film dei due fratelli. Touchè.