18 Maggio 2020 - 18:45

The Eddy: il giallo jazz di Damien Chazelle per Netflix

The Eddy

The Eddy: Jack Thorne e Damien Chazelle firmano per Netflix una storia che fa del sincretismo la sua caratteristica principale

E’ una Parigi multiculturale, sincretica e poliglotta quella al centro di The Eddyminiserie in otto puntate creata per Netflix da Jack Thorne e Damien Chazelle (La La Land). E la convivenza pacifica di più elementi eterogenei, che è poi a ben vedere l’ingrediente fondamentale del jazz, ha una ripercussione anche sul sistema dei generi che animano il racconto.

Il fatto che dietro ci sia anche un Oscar della commedia musicale, non deve infatti indurci a pensare che The Eddy sia semplicisticamente un musical: la musica è infatti solo un tappeto, una fetta di pane sulla quale vengono di volta in volta spalmati gli elementi del giallo e del thriller.

Siamo alla periferia di Parigi: Elliot Udo, ex pianista, gestisce un locale jazz. Tutto assume una piega inaspettata quando il suo socio in affari Farid viene ucciso, poichè invischiato in un sistema criminale che lo lega, tra droga e soldi sporchi, ad una grande organizzazione malavitosa.

Sullo sfondo delle indagini, The Eddy racconta la storia dei componenti della band residenziale del locale, “affidando” ad ognuno di essi le redini di un episodio intero; tutte le storie che ci vengono raccontate, sono storie di esistenze periferiche, ai margini, che hanno trovato nella musica un modo per reagire, per rimettersi al centro; c’è per esempio Jude, che prima di incontrare la musica ha vissuto un periodo di forte dipendenza dalla droga, o Katarina, schiacciata dalle responsabilità nei confronti di un padre, ora ridotto in fin di vita in un letto d’ospedale, che sembra abbia usato più volte violenza contro di lei.

La musica ha, infine, una fortissima valenza rituale (si veda in questo caso il doppio funerale tributato a Farid).

Altri aspetti

Pensando a Damien Chazelle ai più verrà subito in mente La La LandPur partendo da un assunto comune (l’elemento musicale artistico) le due prove sono profondamente differenti specie per quanto riguarda il modo diverso che i protagonisti hanno di vivere il proprio sogno: se nella pellicola “beffata” agli Oscar il sogno dei due protagonisti era ancora tutto da costruire, in The Eddy ognuno si sforza per mantenerlo intatto il proprio sogno; di continuare a fare esattamente ciò che sognavano di fare, senza scendere a compromessi o cedere al fascino di strade facili e della popolarità fulminea (l’episodio dedicato a Maya, chiamata a scegliere tra il rimanere nella band e l’intraprendere una carriera da solista è chiarificatore in questo senso).

Seconda stagione?

Pur trattandosi di una miniserie, nel finale di The Eddy c’è tutto il margine narrativo per proseguire con una seconda stagione: Elliot, che ha deciso di collaborare con la Polizia per incastrare il capo della organizzazione criminale G19, dovrà rimettere un piedi il suo locale e veder pubblicato il primo disco della “sua” band.