9 Novembre 2019 - 17:53

The End Of The Fucking World 2: più dark, più bello, più fresco

The End Of The Fucking World 2

Con la seconda stagione, The End Of The Fucking World si conferma un prodotto di punta Netflix. Delle sorprese inaspettate ravvivano la serie

Tutti gli spettatori, dopo la notizia del rinnovo di The End Of The Fucking World 2, conseguente al successo della prima stagione, hanno esultato in maniera raggiante. Raramente, infatti, si era visto un prodotto che potesse coniugare in maniera così potente il pubblico adulto con gli adolescenti di tutto il mondo. Subito dopo, però, tutti coloro che hanno apprezzato la prima stagione si sono posti una domanda più che lecita: come continuare le vicende di James e Alyssa?

Dopo la fine della prima stagione, infatti, tutti gli spettatori erano pressoché convinti che non ci fosse alcuna possibilità che lo show continuasse, anche alla luce delle vicende. E invece Charlie Covell, con The End Of The Fucking World 2, riesce non solo a sparigliare le carte, ma a sorprendere e a dare nuova linfa vitale ad uno show che sembrava dover cessare. Alcuni degli espedienti utilizzati dall’autore riescono perfettamente nell’intento di ravvivare lo spettacolo e regalano alla serie un nuovo fascino raro e molto più maturo. L’impressione è che, con i protagonisti, siano cresciuti anche i creatori stessi e gli sceneggiatori, decidendo di intraprendere un percorso decisamente più dark e maturo.

Non per questo, però, la serie perde la sua verve che l’ha contraddistinta. Anzi, trova una nuova collocazione che le permette allo stesso tempo di mantenere intatti gli aspetti che hanno contraddistinto la prima stagione. Il fascino speciale e molto raro che la serie emana non si perde d’animo, anche perché il black humor continua a persistere e la commistione di generi funziona davvero molto bene.

Ma andiamo ad analizzare meglio questa continuazione di quest’ottimo prodotto originale Netflix.

L’elemento di squilibrio

La rottura tra la prima e la seconda stagione si verifica già dall’inizio di quest’ultima. L’incipit, infatti, non è dedicato ai nostri due protagonisti James e Alyssa (ancora una volta, un ottimo Alex Lawther e una stratosferica Jessica Barden), ma ad una new entry che subito penetra sulla scena in maniera permanente. Si tratta di Bonnie (Naomi Ackie). Quest’ultima è l’amante del professore universitario che i due protagonisti avevano ucciso per salvarsi la vita nella prima stagione.

Dunque, captiamo subito il suo sentimento di vendetta nei confronti dei nostri due protagonisti. Nel frattempo, Alyssa, ignara di tutto, è andata a vivere con la madre e la zia in uno sperduto luogo di campagna, lavora ad una tavola calda e decide di sposare un ragazzotto qualunque solo per provare di nuovo a sentire qualcosa. Lei è infatti convinta che James sia morto.

Quando, però, la strada sembra mettersi su un piano dualistico tra le due, ecco che arriva il colpo di scena di The End Of The Fucking World 2: James è vivo, è stato scagionato dall’accusa di omicidio e torna da Alyssa. I due, però, sulla loro strada, incontreranno proprio Bonnie, che da terzo incomodo si trasformerà in una vera e propria minaccia.

Incredibilmente british

Se c’è un aspetto che subito cogliamo nella seconda stagione, è non solo la ripresa dei temi tanto cari alla prima stagione di The End Of The Fucking World, ma anche una progressiva commistione di generi. La serie ci trasporta in un viaggio “on the road” dal retrogusto noir tanto caro al cinema di Shane Meadows (soprattutto This Is England), sviscerando elementi grotteschi da commedia e violenza degna di un thriller. Ci illustra le disgrazie dell’Inghilterra periferica e sociale, mostrando un mondo al di fuori della borghesia.

Naturalmente, tutto ciò che è stato costruito in passato non viene certo alterato. L’humor nero non manca anche nei momenti più drammatici, gli elementi bizzarri e grotteschi delle storie “marce” sono sempre presenti. A questo, si aggiungono delle ambientazioni perfette per l’intento di Covell (quello di raccontare un pezzo “nero” della società attuale) e una new entry davvero interessante, che riesce a fare da contraltare all’altra protagonista femminile.

Se Jessica Barden, infatti, si conferma su livelli davvero molto alti per un’attrice in erba della sua età, ci pensa Naomi Acker a rubarle il resto della scena. Ed è grazie a quest’ultima che entrano in auge i momenti di tensione della storia. Entrambe interpretano ragazze vuote, afflitte, completamente perse nel vuoto, e lo fanno in modo praticamente perfetto, con totale assenza di empatia.

Anche l’aspetto tecnico, però, non è sicuramente da disprezzare. L’utilizzo di una fotografia cupa, cerulea, restituisce perfettamente il succo della serie: se amate il cinema sociale inglese degli anni ’90, amerete alla follia anche The End Of The Fucking World 2. Il montaggio serrato regala frenesia all’azione, non annoiando mai e condensando bene il tutto in soli 20 minuti a puntata.

Oh, my James

Ci sono, però, alcuni fattori che non giocano a favore di The End Of The Fucking World 2. Tra questi, vi è sicuramente il ridimensionamento del ruolo di James. Nella seconda stagione dello show, infatti, Alex Lawther, nonostante mantenga inalterate le sue ottime qualità, non riesce a convincere come nella prima.

Il motivo è quasi sicuramente da attribuire ad una scrittura un po’ più superficiale del suo personaggio. L’introduzione di Naomi Acker nel cast quasi toglie linfa vitale allo “psicopatico” James, facendolo propendere verso la parte “buona” della storia. E per lui, che è un serial killer nato, è come se gli si fossero tarpate le ali. Un vero peccato.

Lo stesso ricongiungimento tra prima e seconda stagione appare forzato. The End Of The Fucking World 2, aprendosi con il ritorno di James, sembra essere quasi forzato, anche alla luce della spiegazione dell’intermezzo tra prima e seconda stagione. La scrittura, quindi, resta un punto debole dell’intera serie, proprio perché alla base vi sono questi errori abbastanza elementari, per una produzione di questo livello.