16 Ottobre 2021 - 13:49

The Last Duel: Ridley Scott e l’attualità tramite la storia

The Last Duel

Con “The Last Duel”, Ridley Scott torna sui terreni iniziali della sua carriera. Lo fa immergendosi nell’attualità, senza però esplicitarla

Se c’è un’abilità che l’esperienza in campo cinematografico fa acquisire, è quella di riuscire a far proseguire la propria poetica affinandola e contaminandola anche con altri mezzi. Paul Schrader, con “The Card Counter“, era riuscito ad immergere Bresson in un contesto crime. Ridley Scott, invece, riesce ad unire due mondi apparentemente siderali tra passato e futuro con il suo nuovo “The Last Duel“. Quello del regista è un dramma medievale potente. Non solo perché ispirato a fatti reali e perché strizza (e non poco) l’occhio alle sue prime sortite (in particolare a “The Duellists“).

L’abilità di Scott sta soprattutto nel cogliere delle sfumature inedite in quello che, di fatto, è un poema cavalleresco declinato sotto forma filmica. Ne deriva, dunque, un prodotto affascinante, sicuramente meritevole dei migliori fasti del cineasta britannico. Un prodotto che ne restituisce tutto il senso di cura. Un film che soprattutto fa capire quanto si possa anche approcciare ad una storia passata per raccontare il presente.

Ma ciò che è più importante, in “The Last Duel“, è naturalmente il senso dell’operazione. Un’operazione volta soprattutto a parlare agli spettatori in maniera chiara e onesta su alcune tematiche molto sensibili. Tematiche che non solo fanno scalpore per la loro urgenza. Sono, invece, trattate in maniera intelligente e che in qualche modo connotano una grande forza politica all’interno del film. Ma Scott, abilmente, non lascia solamente parlare e riesce ad appigliarsi anche alla forza delle immagini.

Andiamo, dunque, ad immergerci in questo vero e proprio poema.

Il guanto di sfida

“The Last Duel” è tratto dal romanzo storico omonimo scritto da Eric Jager nel 2004. La storia è apparentemente semplice, ridotta all’osso, ma ha un significato e un’evoluzione abbastanza particolari. Il cavaliere Jean de Carrouges (Matt Damon) e lo scudiero Jacques Le Gris (Adam Driver) sono due migliori amici. Entrambi si trovano a corte del conte Pierre d’Alençon (Ben Affleck).

La storia d’amicizia e d’accordo s’incrina, però, quando la moglie di Carrouges, Marguerite de Thibouville (Jodie Comer), accusa Le Gris di averla stuprata. Lo scudiero però nega il fatto, e proprio per questo viene decretato il vero e proprio “duello di Dio” tra Le Gris e De Carrouges. Se De Carrouges perdesse, sarebbe la prova della falsità delle accuse e la donna verrebbe bruciata viva. Il contrario, invece, sarebbe la prova della colpevolezza di Le Gris, che perirebbe sul campo.

Scandali e intrighi alla corte di “The Last Duel“, per una storia che, in realtà, nasconde tantissimi punti d’appoggio nei confronti dell’attualità.

Parlare di ieri per parlare di oggi

Con “The Last Duel“, Ridley Scott dimostra di avere ancora qualcosa da dire e di essere, comunque, un cineasta di qualità imprescindibile. Il film si rivela una gran bella sorpresa, soprattutto per il suo intento effettivo. Grazie ad un’ottima intelligenza narrativa, il regista sfrutta la storicità per ribadire un discorso ampiamente attuale e molto sottile, ponendo dunque la storia non come connotata all’interno solo di un periodo storico, ma universale.

In particolare, sfrutta un episodio storicamente accaduto e una storia di amicizia e fratellanza per smontare il maschilismo tossico e condannarne le derive estreme nei confronti dell’universo femminile. Ma a colpire non è solo l’argomento, ma anche il modo in cui Scott lo affronta. Infatti, il cineasta ci ricorda che, nell’epoca della post-verità, le fake news possono essere un’arma devastante. Questo non solo per le reputazioni dei singoli individui, ma anche per i rapporti che si vengono a creare tra di loro e per l’autostima che loro stessi detengono.

Da questo punto di vista, il caso svela “l’orrore” dietro la cavalleria soprattutto mediante la figura di Marguerite, che diventa uno strumento nelle mani degli uomini per danneggiarsi a vicenda. La visione della figura femminile, nel film di Scott, spicca soprattutto per la forza e per la voglia di ribellione nei confronti di un sistema troppo ancorato a schemi pre-fissati. Un sistema che fa (erroneamente) della sopravvivenza la sua unica direttrice.

Dunque, “The Last Duel” è caratterizzato per essere soprattutto un atto di verità. È un film profondamente politico nei temi che tratta e nel modo che sfrutta per farlo. Ed è proprio lì, probabilmente, che Scott segna lo “scarto decisivo.

Il rigore formale

The Last Duel“, dal punto di vista tecnico, si caratterizza soprattutto per dar prova ancora una volta della compattezza e del rigore di Ridley Scott. Il regista affrontando il tema in modo diretto e asciutto, ricordando il maestro Akira Kurosawa (e Rashomon, nello specifico), avvalendosi di una gran precisione, sia nella ricostruzione storica del Medioevo sia nella rievocazione degli stereotipi e dei leit-motiv tipici dei poemi cavallereschi.

Questi ultimi sono aggiornati in ottica presente, e ciò garantisce molta più veridicità alla vicenda. Nonostante la prolissità dei dialoghi, soprattutto a causa di tantissimi avvenimenti di trama, la narrazione procede davvero spedita e non annoia minimamente. Merito soprattutto di un montaggio che incalza e che soprattutto si velocizza tagliando il superfluo. Paradossalmente, però, proprio questo favorisce la caduta della suspense ogni volta.

Questo elemento si pone in contrasto con una regia di grande enfasi, atta soprattutto a creare immagini trionfali (ma mai tronfie) e pathos. Scott ci riesce grazie ad una grande gestione del ritmo e un ottimo senso dell’azione e del movimento, soprattutto grazie all’uso di una steady-cam mai fastidiosa e anzi molto precisa. Inoltre, garantisce anche una buona dose di realismo e violenza, senza mai eccedere, ma tenendosi in equilibrio.

Tutte queste peculiarità tecniche salgono a galla e si possono apprezzare soprattutto nello scontro finale, probabilmente l’apice del film a livello tecnico insieme alla prima battaglia. Ottimo anche l’uso delle luci e della fotografia, che conferiscono sfumature e tridimensionalità all’insieme.

Grandi interpretazioni

Il resto di “The Last Duel” lo fanno naturalmente le interpretazioni, che per l’occasione sono assolutamente ottime. Jodie Comer è una spanna sopra gli altri, grazie ad una prestazione intensa. Grazie all’espressività del suo sguardo e ai suoi occhi lucidi, l’attrice riesce a tratteggiare una figura femminile corredata di una crepitante e commossa forza pittorica.

Bravissimo anche Matt Damon, che lavorando di sottrazione riesce a fornire credibilità e intensità pazzesca al suo personaggio. Anche Ben Affleck, molto meno in scena rispetto agli altri, risulta all’altezza del ruolo e riesce a conferire anche una leggera dose grottesca al suo “conte”.

Chi, probabilmente, appare un po’ più sacrificato, soprattutto rispetto ai suoi standard, è Adam Driver. Nei panni dello scudiero ipocrita, ma devoto al suo re, risulta un po’ più sottotono rispetto agli altri, forse anche per una minor presenza sugli schermi.

Insomma, “The Last Duel” risulta l’ennesimo grande film di Ridley Scott, che risolleva le sue ultime sorti non troppo fortunate.