The Protector: Netflix sbarca in Turchia per sostituire l’Iron Fist

La nuova serie di Netflix, The Protector, mira molto a seguire le storie Marvel, soprattutto quella di Danny Rand. Quale sarà il risultato?

Per una strada che viene sbarrata, contemporaneamente ce n’è un’altra che si apre. Ha sempre funzionato così, Netflix, da quando è nata. Sicuramente il pubblico non è stato contento di apprendere della cancellazione di Daredevil ed Iron Fist, subissando di critiche la scelta del colosso streaming. Ed ecco che The Protector arriva a “salvare” il tutto.

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Stiamo parlando di un prodotto che di base assomiglia molto alle serie Marvel (soprattutto alla storia di Danny Rand). Il trailer aveva mosso una certa curiosità, in effetti. L’incentrare le vicende tutte su un unico grande protagonista poteva essere un’arma a doppio taglio, portare più dubbi e negatività che benefici. Tra l’altro, per avere una serie di matrice fantasy bisogna avere sempre, alle proprie spalle un’ottima dose di tecnica cinematografica, dalle riprese agli effetti speciali.

I presupposti per un’ottima serie ci sono tutti, dall’ambientazione alla storia molto intricata che richiama anche altri prodotti d’ispirazione orientale (come Prince Of Persia). Accanto all’ambientazione molto caratteristica, la dimensione in cui The Protector è quella del crime, accennando a picchi anche noir, in qualche modo.

E allora, immergiamoci a pieno nelle vette orientaleggianti di questo nuovo prodotto Netflix.

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Da grandi poteri, derivano grandi responsabilità

Non è un caso se scegliamo le parole del compianto Stan Lee per aprire il discorso relativo a The Protector. La serie, infatti, si presenta come un’ottima alternativa ai più conosciuti prodotti Netflix, relativi all’Universo Marvel.

La storia segue l’epica avventura di Hakan (Çagatay Ulusoy), giovane droghiere che scopre di essere parte di un ordine antico e segreto, il cui compito è proteggere Istanbul. Lui, infatti, è il Protettore, unico argine possibile a un malvagio essere immortale e alle decine di suoi seguaci. Hakan è un ragazzo ordinario, il classico supereroe di tutti i giorni, di quello che va a fare la spesa al supermercato e bada a sé stesso da solo.

Il suo mito è il miliardario Faysal Erdem, che si ritroverà presto a combattere da avversario. Infatti, quest’ultimo si ritrova colluso in un riciclaggio di denaro che implica la ristrutturazione della Basilica di Santa Sofia. Sarà lui il villain/avversario della serie.

Naturalmente, il passato di The Protector è di quelli difficili. Infatti, i suoi due genitori sono morti e vive completamente in solitaria, cercando di far buon viso a cattivo gioco. Il suo mondo verrà ulteriormente sconvolto dall’entrata in scena di Kemal (Yurdaer Okur), alleato e conoscente del compianto padre e da sua figlia Zeynep (Hazar Ergüçlü), che lo contatteranno per “istruirlo” e per aiutarlo con Faysal.

Una storia in piena modalità Marvel

L’abbiamo già ribadito. La storia è vista e rivista, non appare particolarmente inedita o come qualcosa di nuovo agli occhi degli spettatori. Gli stilemi di The Protector sono gli stessi del mondo Marvel, ovvero il classico “eroe comune” che lotta contro i cattivi. Una trama davvero basilare, ma che ha i suoi pregi (come di solito capita) nella caratterizzazione dei personaggi.

Infatti, malgrado il cast molto allargato, ogni membro ha una precisa identità, abile a fornire la possibilità di sottotrame che aggiungono pepe a The Protector. Oltre ad esserci, come negli schemi di Sergio Leone, “il buono, il brutto e il cattivo” (ovvero Hakan, Mazhar e Faysal), il classico “aiutante” del protagonista (Ali), il confronto è tutto tra le due “donne di casa”: Zeynep e Leyla.

Entrambe, infatti, sono accomunate dallo stesso obiettivo: Hakan. La particolarità interessante, però, è la contrapposizione tra le due anime, completamente diverse. Zeynep è la classica anima tormentata, anche rozza a volte (quasi hardboiled, verrebbe da dire), ma genuina, onesta e chiara.

Dietro l’anima candida di Leyla, invece, si nasconde il gelo, la freddezza, il cinismo di chi è pronto a tutto pur di raggiungere i suoi scopi. L’evoluzione di entrambe le ragazze sarà trainante anche per lo sviluppo della trama, altrimenti destinata ad un monotono confronto a due.

Altro aspetto positivo è la fotografia/regia. Per essere un prodotto un po’ fuori dagli schemi, l’ambientazione turca e i suoi colori forti aiutano moltissimo le panoramiche di Can Evrenol, Umut Aral e Gönenç Uyanik. Panoramiche che risultano di una rara bellezza, di alta qualità per una serie partita in sordina come quella turca. Coadiuvato con la musica in pieno stile orientaleggiante, garantisce tutt’altra atmosfera rispetto alle serie americane. Ottimo.

Piattezza

Il guscio esteriore di The Protector è praticamente perfetto. Potrebbe garantire una grandissima riuscita. Se non fosse che la serie viene a crollare proprio nell’aspetto principale: il suo climax. Intendiamoci, per una serie d’azione come questa, lo sviluppo è tutto.

Il togliere di mezzo tutto il percorso di formazione dell’eroe, lo sviluppo della mente del cattivo, l’acquisizione delle proprie forze, la consapevolezza ha inciso negativamente. E tanto. Alla fine, la serie non riesce a donare un vero e proprio animo ad una visibilità ampiamente sopra la media. Ed è una pecca clamorosa per un prodotto destinato ad un mercato internazionale.

A conti fatti, la riuscita poteva essere totalmente diversa. Invece The Protector resta un ottimo intrattenimento leggero, buono per passare 40 minuti. Per essere un prodotto di matrice ampia, pecche del genere non si possono tollerare. E il peccato è tutto per la fatica a creare un ottimo impianto, senza attuare una revisione adeguata.

 

Antonio Jr. Orrico

Studente al terzo anno di Scienze della Comunicazione, con una passione innata per il giornalismo, per la scrittura, per la lettura e per la musica.

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