The Purge: il Giudizio “mediocre” di Prime Video
Dopo un’incipit alquanto interessante e una prima parte ben costruita, la serie TV The Purge si adagia. E non permette agli spettatori di “sfogarsi”
Chi di voi ha mai pensato di sfogarsi? E se avessimo anche solo un’opportunità, anche solo per una notte, di fare tutto ciò che si vuole, senza regole? Cosa faremmo? Questa è l’idea di partenza della nuova serie TV Prime Video, The Purge. Ai più eruditi in materia, il titolo non sarà sicuramente nuovo.
Non a caso, si tratta della serie TV tratta dal più famoso franchise cinematografico ideato da James DeMonaco, che dal 2013 (in compagnia di Jason Blum) regala attimi di puro terrore americano. Dopo ben quattro capitoli cinematografici, la saga horror inizialmente targata Blumhouse sbarca anche sul piccolo schermo, in maniera più specifica sul servizio Prime Video di Amazon.
In campo cinematografico, il passaggio può rivelarsi molte volte un’arma a doppio taglio. Tante sono le serie tratte da film ben più famosi che non hanno mantenuto le attese. Per citare gli esempi più plateali non all’altezza dei film, basterebbe citare prodotti seriali come La Guerra Dei Mondi e Minority Report. Ottimi sul grande schermo, pessimi o quasi sul piccolo.
Toccherà anche a The Purge la stessa ingloriosa fine?
Lo Sfogo
The Purge, per scelta dei produttori, è stata strutturata in 10 episodi. Naturalmente, le sue funzioni cinematografiche, in questo caso, sono state ripartite equamente. Infatti, le vicende si sviluppano nell’arco temporale di 12 ore in cui tutti i reati, compreso l’omicidio, sono legali.
Il soggetto è lo stesso dei film. Un’America irreale, distopica, governata da un partito politico totalitario, ovvero i Nuovi Padri Fondatori. Questa nuova forza politica ha istituito per una notte all’anno il cosiddetto Sfogo, nel corso del quale ogni crimine è lecito. Ciò si traduce nella pratica in una serie di omicidi e atti di violenza incondizionati.
The Purge si presenta come un thriller/horror corale, in quanto ci vengono presentati alcuni personaggi, ognuno in una certa condizione al momento dell’inizio dello Sfogo. Abbiamo una manager in carriera che deve portare a termine un affare losco per poi tornare al suo piano “protetto” di una grossa azienda, ovvero Jane Barbour (Amanda Warren).
Miguel Guerrero (Gabriel Chavarria), invece, è un marine che tenta di rintracciare in ogni modo la scomparsa sorella Penelope (Jessica Garza), trascinata in una setta di fanatici disposti a offrirsi come “vittime sacrificali”.
Infine, a rappresentare la parte “ricca” della città vi sono i coniugi Betancourt, Rick e Jenna (Colin Woodell e Hannah Anderson), partecipi di un ricevimento dell’alta società americana in onore dei Nuovi Padri Fondatori.
Le quattro storie sono apparentemente separate, ma, come scritto nella logica della serie, si intrecceranno andando ad aumentare la tensione e i risvolti durante la Notte Del Giudizio.
Un lungo viaggio tra horror e distopia
Più che una serie, The Purge è un vero e proprio viaggio sempre in bilico tra Inferno e Purgatorio. Il tempo della storia coincide quasi sempre con quello del racconto, salvo alcuni flashback che arano il terreno e danno un background solido per una trama che recita come la più classica dei “survival”.
Il tema horror della serie riesce a far ansimare e rendere inquieto lo spettatore. La serie di omicidi anarchici non fornisce una certezza assoluta nel viaggio dei personaggi. Ed è proprio questo l’aspetto più bello: The Purge si rivela come una serie imprevedibile, i cui punti di riferimento sono talmente tanto labili da creare pathos e animo negli spettatori.
Oltre alle atmosfere orrorifiche, che garantiscono una buona dose d’ansia, la serie gioca tutto sugli aspetti più importanti del franchise. Il vero scopo della serie è la critica sociale (e in questo è debitrice al maestro John Carpenter), diretta ad un pubblico che o non sarebbe mai in disaccordo con certe affermazioni (la diffusione delle armi) o semplicemente non ne viene sfiorato.
Inoltre, la durata molto stretta degli episodi (si tratta di 40 minuti circa ognuno) garantisce una buona scorrevolezza della trama. Il divertimento, presente nelle dichiarazioni grottesche dei criminali e nella componente action della serie, misti ad una buona dose di violenza, è assicurato.
Ingranare tardi
Il problema, paradossalmente per una serie di stampo action, è proprio, a tratti, la sua noiosità e i suoi grandi periodi di staticità. Per delineare le varie situazioni e rendere la trama più edulcorata, le attese del pubblico vengono tratte troppo per le lunghe. Fin qui, non c’è nulla di diverso rispetto al meccanismo utilizzato nei vari film della saga.
Qui, però, stiamo parlando di The Purge come serie. E l’obiettivo di una serie, solitamente, è quello di concentrare l’intrattenimento in tutte le puntate, dividendolo equamente. E qui sorge una grande pecca. L’approccio slow burn, in genere, funziona al meglio se supportata da una solida scrittura e da personaggi in grado di far affezionare gli spettatori.
In questo caso, non abbiamo né l’una né l’altra cosa. Infatti, nonostante l’idea molto carina di immergerci nelle varie sezioni della società attraverso i protagonisti, gli stessi non hanno la forza di far immedesimare in loro chiunque guardi il prodotto.
Inoltre, anche la stessa sceneggiatura risulta avere buchi al suo interno. Certo, stiamo parlando di una serie che è già stata rinnovata, ma ci si aspettava comunque di più.
Troppo poco.
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