26 Febbraio 2016 - 19:24

Tommy, un futuro nel silenzio

Il giornalista Gianluca Nicoletti denuncia su La Stampa: “Mio figlio compie 18 anni, l’ autismo, sulla carta scompare, ma non è un miracolo. E’ soltanto una guarigione forzata”

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Una preoccupazione di tanti genitori quella di Gianluca Nicoletti: “Che ne sarà domani di mio figlio?” Un tormento che, dopo tante lotte, sembra non riuscire a sedarsi. Gianluca Nicoletti, giornalista e conduttore radiofonico per Radio24, ha scritto un articolo su la Stampa sulla condizione delle persone affette da autismo dopo il raggiungimento della maggiore età.

Nicoletti ha un figlio autistico e si sta occupando di autismo dal 2013: ha pubblicato due libri sul rapporto con suo figlio e, nell’articolo,  racconta di come non esistano strutture o percorsi adeguati per le persone che soffrono di autismo una volta compiuti 18 anni, “escono dal sistema scolastico, e dal giro degli esperti di autismo infantile”.

Per Tommy, come per tanti ragazzi autistici della stessa età, a 18 anni inizia una vita nuova in cui si dovrà fare a meno di aiuti diventati indispensabili. Secondo Nicoletti, il rischio è che il figlio venga “parcheggiato”, abbandonato dallo Stato, senza tutele. Una tutela che, per ora, cercano di dare i genitori, “finché ce la faranno“, ma domani cosa accadrà?Autismo, la storia di Tommy

Quando anche loro invecchieranno, genitori e figlio autistico verranno “messi nello stesso cassonetto, quello per la raccolta differenziata dei folli di ogni tipo, di cui nessuno sa nulla e sui quali chi gestisce l’affare fa la sua fortuna”.

Nella norma l’entrata di un figlio nella maggiore età è un passaggio fondamentale per un genitore, si tira il primo sospiro di sollievo, si pensa (magari ci s’illude) che il più sia fatto, ora è un adulto in prima fila al teatro della vita, che vada…-  Nicoletti sottolinea – Già ma quelli come Tommy dove volete che vadano? Da maggiorenni gli autistici s’imbullonano definitivamente ai genitori, i loro punti di riferimento certi si assottigliano sempre di più con il crescere. Ogni routine quotidiana deve necessariamente essere abbandonata, e per un autistico questo corrisponde a un cataclisma cosmico.
Quando Tommy non potrà più vedere il suo pulmino giallo, sarà la fine di un rito per lui vitale, come quei sacrifici che gli uomini antichi facevano perché ogni mattina potesse rispuntare il sole“.

Papà Nicoletti  cerca di darsi forza, puntando lo sguardo verso il futuro con ottimismo: “Alla faccia della tristezza domani farò una bella festa! Con amici e belle amiche. Suoneremo balleremo e sbevazzeremo fino all’alba, assieme a Tommy, semplice matto e non più autistico. Il giorno dopo, da sobri, qualcosa ci inventeremo“.

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