Top 10 Film 2022: i dieci migliori film dell’anno per ZON.it
Ecco a voi la classifica, secondo ZON.it, dei dieci migliori film dell’anno. Pronti per la scalata verso il film migliore del 2022?
Un anno pieno di soddisfazioni. Il 2022 è stato l’anno definitivo del ritorno al cinema, della sala come punto di ritrovo culturale e non solo, della riappropriazione di uno spazio che, con il COVID, sembrava essere andato perduto. Il cinema è tornato a rinascere, storto o morto, anche in Italia, e con lui anche i Festival di riferimento. Tutto a partire da Venezia per proseguire anche con Roma, Torino e chi più ne ha, più ne metta. Ed ecco che ZON.it ha stilato, per voi, una Top 10 2022 dei film usciti in Italia.
Ma quali sono stati i film più belli che si sono avvicendati su schermo nel 2022? ZON.it ha scelto, per voi, accuratamente, prendendo in considerazione anche film che mancano, purtroppo, ancora di una distribuzione italiana ufficiale. Curiosi di sapere e di conoscere la classifica?
Non vi resta che scoprirlo di seguito nella top 10 2022.
10) Love Life – Koji Fukada
Partiamo subito con una sorpresa del tutto gradita in top 10 2022. Koji Fukada è sbarcato al Festival di Venezia 2022 con il suo “Love Life“, che colpisce soprattutto per la sua delicatezza e per l’intimità incredibile con cui tesse la tela dei rapporti familiari. Nel contempo, il film è anche una bellissima messa in scena di un mondo dove l’assenza di comunicazione, in una realtà così interconnessa come quella odierna, raggiunge il paradosso e lo fagocita.
La ricetta per ripartire, secondo Fukada, è quella di tornare alla base della semiotica, alla semplicità del segno (come l’acqua), ai movimenti e alla prossemica dei protagonisti negli spazi per tracciare l’emotività delle persone. Un piccolo grande film.
9) Bones And All – Luca Guadagnino
Un volto italiano in top. Ancora una volta, dal Festival di Venezia, dove si è accaparrato sia il Premio Mastroianni che il Leone D’Argento. Luca Guadagnino, con il suo “Bones And All“, ha ribadito ancora una volta di essere uno dei registi italiani più originali e internazionali su piazza, rappresentando con una metafora l’arrivismo “cannibale” dell’era reaganiana.
Un’era che ha portato strascichi fino ai giorni odierni, con i giovani (come Taylor Russell e Timothée Chalamet, bravissimi) impossibilitati ad avere un posto nel mondo, destinati a fagocitarsi e a diventare rimpiazzo e avere l’amore come ultima possibilità per salvarsi. Una tragedia dei corpi, dove la crescita passa attraverso la comunione di questi ultimi, che è l’unico modo per crescere e per espiare il “coming-of-age“.
Consigliato soprattutto agli amanti del regista.
8) Nostalgia – Mario Martone
Ed ecco un’altra sorpresa italiana, per un anno che è stato davvero tra i migliori degli ultimi tempi per il cinema nostrano. Il ritorno di Mario Martone con Pierfrancesco Favino, “Nostalgia“, diventa senza dubbi una delle operazioni più interessanti degli ultimi tempi, soprattutto per quanto riguarda il cinema italiano.
Un’operazione di cui ZON.it ha già discusso QUI e che, auspichiamo, diventerà uno dei capisaldi del cinema italiano anche negli anni a venire.
7) Irma Vep – Olivier Assayas
Nessuno si aspettava una miniserie in top. Eppure, al giorno d’oggi, la differenza tra film e serialità televisiva è completamente assottigliato, se non inesistente. E proprio Assayas lo spiega con la sua nuova serie, “Irma Vep“, in cui si mette in campo una riflessione sulla differenza seriale tra le origini di Feuillade e quella odierna, stabilendo lo scarto inesistente tra cinema e TV al giorno d’oggi.
Un’opera, quella di Assayas, che stratifica e amplifica i gradi d’interpretazione del film del ’96, arrivando addirittura a migliorarlo e a rendere quest’operazione ulteriormente interessante.
Ed ecco che il nostro extra prende forma, in quanto prodotto fondamentale per comprendere lo stato odierno del cinema e quanto proprio il cinema sia ormai alla stregua della produzione televisiva (e viceversa). Un’opera effettivamente imprescindibile, orchestrata da un cineasta tra i migliori della sua generazione.
6) The Plains – David Easteal
Una notevole sorpresa, quest’anno, è approdata al Torino Film Festival, direttamente dall’Australia. “The Plains“, film fiume dalla durata monstre di 180 minuti, diretto da David Easteal, ha spiazzato tutti in sala, con la sua efficacia e, allo stesso tempo, con la sua semplicità disarmante.
Nel descrivere la routine di un avvocato (interpretato da sé stesso) alle prese con il tragitto casa-lavoro/lavoro-casa, Easteal dà vita a un film apparentemente semplice, ma assolutamente interessante e intelligente, dove la posizione fissa della videocamera (in mezzo ai due sedili anteriori della sua auto) permette di confrontarsi con più piani di realtà, andando ad includere ciò che succede nell’abitacolo (la vita del protagonista, fatta di reiterazioni e percorsi d’auto che sembrano più che altro percorsi di vita) e ciò che accade fuori.
I voluti restringimenti di campo operano da “schermi“ effettivi (dai droni piazzati sulla mosca, dove Easteal flirta con il linguaggio dei videogames, all’iPad che l’assistente usa per introdurre schermi negli schermi). Dunque “The Plains” diventa un gigantesco dispositivo di rimodulazione digitale intra ed extra-diegetico.
Il ciclo a cui si sottopone il protagonista diventa il gesto principe e caratterizzante di quest’epoca, dove la tecnologia spersonalizza e tutto si deve ricondurre a un’operazione, semplice ma davvero importante: restituire una sensazione di come si debba stare al mondo. Così semplice, infinitamente complesso e bello.
5) Blonde – Andrew Dominik
Uno degli assi di Netflix di quest’anno. Andrew Dominik, con il suo “Blonde“, ha spezzato di fatto la critica a metà, rendendo il suo lavoro su Marilyn Monroe uno dei più controversi e belli di tutto il 2022. Un lavoro di cui ZON.it ha discusso a lungo proprio QUI.
4) Pacifiction – Albert Serra
Una delle più grandi sorprese dell’anno. Nella Top 10 2022 di ZON.it c’è spazio anche per titoli meno inflazionati e più particolari, come questo “Pacifiction“, diretto da Albert Serra e presentato in Italia allo scorso Torino Film Festival. Un film ostico, dalla durata fluviale, in cui Serra costruisce un flusso che constata la fine di un mondo, il suo svuotamento, la vacuità intorno alla quale l’ancient regime dei suoi precedenti film si dissolve definitivamente.
Quello di cui narra il nuovo film di Serra è dunque la caduta di un’Eden, la sua morte (per lui, che ha sempre affrontato l’argomento della decadenza facendo riferimento alla Storia, importantissima) e la dissoluzione nel contemporaneo. Un contemporaneo in cui nulla ha più senso, in cui la realtà dello Stato e la sovra-struttura politica che governa il mondo si è ormai persa in un perenne vagare (come dicono anche nel film, non si sa se “in tondo” o “a spirale”). Non c’è più il colonialismo, decomposto, ormai in putrefazione. Resta solo il suo corpo, che è quello di Benoît Magimel, smorto come fosse un protagonista di un film di Sorrentino.
Un film che parla del contemporaneo in modo disilluso, che dice che non esistono più “uomini del popolo“, perché quegli stessi uomini sono ormai appiattiti ed eliminati dalla standardizzazione dei neon e dalla prospettiva di un potere che, a conti fatti, resta un potere piccolo, solamente sulla carta. Tutto è morte, il resto è solo vacuità.
3) Esterno Notte – Marco Bellocchio
Ora arriviamo al bello. Al clou della top 10 2022. E lo facciamo con un altro film che ha rianimato il cinema italiano in quest’anno davvero promettente per i fasti nazionali. Un’altra opera al confine tra serialità televisiva e film cinematografico, data la sua doppia distribuzione. Stiamo parlando di “Esterno Notte” di Marco Bellocchio, forse il regista italiano più lucido e costante degli ultimi cinquant’anni di cinema.
Un’opera capitale, con cui Bellocchio riprende l’evento dell’omicidio di Aldo Moro per effettuare una psicanalisi veramente illuminante degli esseri umani e di un’Italia che, forse, non si è mai più ripresa.
ZON.it ne ha parlato per voi QUI.
2) Gli Ultimi Giorni Dell’Umanità – Enrico Ghezzi
Un altro frutto di Venezia 2022, dove è stato possibile visionarlo on-line grazie alla partnership con MyMovies. Un assoluto capolavoro tutto italiano. Sì, perché “Gli Ultimi Giorni Dell’Umanità“, di Enrico Ghezzi e Alessandro Gagliardo, è uno dei film più urgenti e contemporanei sullo statuto dell’immagine e sulla sua eternità.
Un’immagine che muta, acquisisce nuove forme, si dissolve, si incrocia con altre immagini portando il cinema stesso a degradarsi, consumarsi, prendere fuoco. In un mondo così tanto iper-connesso, ogni cosa è immagine, sia essa un glitch, un vulcano in eruzione o una camera car di una monoposto di Formula 1. E Ghezzi fa dell’immagine un simbolo di resistenza, l’ultimo baluardo per sopravvivere all’Apocalisse.
Perché, solamente una volta finite le immagini, ci sarà la fine definitiva. Il superamento stesso del concetto della Settima Arte passa da qui, dalla sfida a noi spettatori e a ciò di cui fruiamo. Ciò di cui, nonostante tutto, ci siamo riscoperti dipendenti.
Un lavoro epocale che lo stesso Ghezzi sintetizza così nel film: “Essere colui che vede e non la cosa vista, che ci appartiene come desiderio e poi come soddisfazione.“
And the winner is…
Il vincitore non poteva essere che lui. Park Chan-Wook è tornato alla ribalta e si è preso lo scettro. “Decision To Leave“, da noi noto come “La Donna Del Mistero“, è il film più bello dell’anno, in cui il regista coreano riesce a mettere in scena qualcosa di apparentemente impossibile come l’amore tra poliziotto e sospettata (un topoi classico del cinema thriller) in un modo assolutamente originale e innovativo.
Lo strumento del montaggio è usato per rimontare la realtà, plasmarla a proprio piacimento come un qualsiasi poliziotto nell’atto dell’indagine, per giocare coi sensi dello spettatore, dargli percezioni completamente sbagliate e illuderlo in modo totalmente fallace. Tra soggettive grandangolari deformanti, altre soggettive completamente impossibili da realizzare (in teoria), plongée che restituiscono una condizione umana di solitudine e sofferenza, questo melodramma si trasforma rapidamente in una tragicommedia dell’assurdo e uno dei più grandi melodrammi del nuovo millennio.
Il modo in cui Park Chan-Wook compenetra digitale e analogico tramite le dissolvenze, il modo in cui, di fatto, digitalizza qualcosa di surreale come la memoria tramite foto, messaggi vocali, di testo e immagini distorte, materializza il film come un qualcosa di urgente e attuale. Un film che parte dal cinema di Hitchcock per finire alla sperimentazione digitale più pura. Incredibile.
ARTICOLO PRECEDENTE
Negramaro: scopri la probabile scaletta del concerto di Capodanno a Salerno
ARTICOLO SUCCESSIVO