A febbraio erano partite le indagini della cosiddetta Regio IX di Pompei, uno dei 9 quartieri in cui è suddivisa l’antica Pompei, un isolato di 3.200 mq della città sepolta dall’eruzione del Vesuvio del 79 d.C.
Il progetto ha come scopo quello di risolvere i problemi idrogeologici e conservativi degli scavi nel confine tra la parte scavata e quella inesplorata della città antica. Si tratta infatti di 22 ettari di isolati ancora sepolti sotto la cenere ed i lapilli.
Nei nuovi scavi sono emerse ben due case ad atrio trasformate nel I secolo d.C. in officine produttive. Si tratta di una lavanderia all’interno dell’atrio dell’abitazione al civico 2, dove c’erano macine ed ambienti per la lavorazione e creazione di prodotti alimentari da distribuire in città. Proprio in questi spazi sono stati ritrovati i frammenti ossei di 3 vittime dell’eruzione pliniana del 79 d.C. a Pompei.
Si tratta di due individui adulti ed un bambino di 3-4 anni. Essi sono stati ritrovati in un ambiente già scavato, dove erano rimasti circa 40 cm di stratigrafia intatta. I corpi poggiavano direttamente sul pavimento e presentavano traumi perimortem causati dal crollo del solaio soprastante e processi di assestamento postmortem. I corpi erano inoltre coperti da lapilli pomicei bianchi emessi nelle prime fasi dell’eruzione.
Molti altri resti sono presenti nell’atrio dove sono ancora presenti resti di morte e devastazione ricoperti dalla coltre eruttiva dell’eruzione.
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