21 Marzo 2020 - 19:15

Ultras, il film d’esordio di Lettieri: quando il pallone non conta

Ultras

Ultras si prende la scena su Netflix con la storia degli Apache, storico gruppo napoletano: il tentativo (fallito) di cambiare pelle

Ieri ha fatto l’esordio su Netflix il film Ultas, esordio di Francesco Lettieri. Il regista ha messo in scena la storia degli Apache, storico gruppo napolteno legato da una forte appartenenza. L’amore per il calcio senza mai vedere il pallone. Il tifo che si trasforma in delinquenza, come se fosse una cosa naturale e normale. Il tentativo fallito di cambiare vita, spiegato all’interno di una trama che colpisce per la forte “corporeità” dei personaggi.

La trama

Sandro, il capo degli Ulras degli Apache, vive un periodo di redenzione, frutto di un Daspo che non gli permette di entare nello stadio per sostenere i propri colori. Sandro cerca di cambiare vita e trasformarsi dal vecchio Mohicano, con le difficoltà di non assentarsi completamente dai suo vecchi amici. Il gruppo legato da un forte senso di appartenenza comincia a vivere un periodo di turbamenti, per le differenze di età e le idee diverse dei giovani rispetto ai loro predecessori, in particolare Pechegno e Gabbiano.

Sandro è affezionato ad Angelo, un giovane ragazzo di sedici anni, che ha perso il fratello per via di lotte tra ultras. A cambiare ulteriormente la vita di Sandro è una ragazza:Terry. L’allontanamento di Sandro dal gruppo, gli fa perdere di vista nche Angelo che insieme ai suoi giovani amici si fa prendere dalle brutte pieghe del tifo. Il nuovo gruppo organizza una rivolta per Roma, dove i it fosi sono costretti a rimanere fuori per via delle porte chiuse. I ragazzi partecipano all’atto di delinquenza con la volontà di Angelo di vendicare il fratello.

Quando Sandro viene a conoscenza dell’accaduto, parte subito per Roma e salva la vita al ragazzo, perdendo però la propria.

La forza del gruppo: le difficoltà nell’abbandonare la vecchia vita

La prima cosa che emerge in Ultras è il forte legame tra tutti quanti. Sempre uniti a far emergere la forza del branco. In un fase importante del film questo viene meno e causa molti problemi. Senza Mohicano i giovani riescono a ribellarsi ai padroni e il gruppo non può fare a meno della sua guida. Ma “Mohicano vuole essere Sandro”, e prova a lasciarsi alle spalle il passato. I primi problemi con la ragazza lo portano a tornare sui suoi passi e si fa contagiare nuovamente dai suoi compagni, rendendosi protagonista di una rissa furibonda.

La malleabilità di Aniello Arena: i sentimenti di Sandro sfondano lo schermo

L’attore principale Aniello Arena emerge rispetto agli altri. La sua corporeità e i suoi sentimenti mutano lungo il filo conduttore della trama. Si nota la sua volontà e allo stesso tempo difficoltà nel lasciare il tifo. Il suo amore per un ragazzo come se fosse suo figlio. Un legame talmente forte da perdere la vita per lui. Alcune volta non ha bisogno neanche di parlare, il suo volto basta e avanza.

Quando la delinquenza supera il tifo: l’importanza di non vedere il pallone

Il regista fa trasparire la nota dolente del tifo. Una delinquenza naturale, un ossimoro che prende vita. L’amore per la propria maglia si trasforma in una lotta contro chi ne veste un’altra. Uccidere il nemico perchè come tutti ha il diritto di tifare i propri colori. Nelle sequenze di Ultras, non compare mai il pallone, anzi il calcio non emerge in modo diretto, alcune partite si ascoltano addirittuta per radio e non per tv ( si vede soltanto il San Paolo), ma diventa una giustificazione per le malvivenze degli Apache.