20 Ottobre 2020 - 10:32

Un Diavolo di Milan, ecco perché si può sognare in grande

Milan

Dopo la vittoria nel derby, il Milan è in vetta alla classifica di Serie A a punteggio pieno. Giovani, forti e in continua crescita, è l’anno buono per il Diavolo?

4 su 4 in Serie A, 7 su 7 dall’inizio della stagione e 20 risultati utili consecutivi da Marzo 2020. Il Milan post-lockdown ha cambiato marcia rispetto alle sue sfocate versioni degli ultimi anni e dalla ripresa delle operazioni si è confermata la squadra più in forma di tutto il panorama calcistico italiano e una delle più continue anche a livello europeo. Difficile in questo quadro generale individuare un solo fattore che ha portato a questi risultati (anche se un giovanotto svedese di 39 anni non sarebbe d’accordo a leggere questa frase), piuttosto il nuovo Diavolo si è riscoperto top club grazie ad una lunga serie di eventi, scelte e figure chiave. Analizziamole nel dettaglio.

Zlatan Ibrahimovic, il Dio di Milano

Non avrai altro Dio all’infuori di Zlatanè il credo dei tifosi rossoneri. Dall’arrivo del gigante di Malmoe nello scorso mercato invernale, il Milan ha cambiato marcia. La squadra si è letteralmente aggrappata al suo totem per uscire dalla mediocrità che aveva avvolto il club per risorgere dalle sue ceneri come un’araba fenice. Zlatan Ibrahimovic arriva, o meglio ritorna, a Milano dopo il pesante 5-0 subito a Bergamo dall’Atalanta di Ilicic e Gomez. Nel 2020, con lo svedese in campo, il Milan perde solo il derby di ritorno e la partita surreale contro il Genoa prima del lockdown. Non è però solo una questione di punti conquistati, la presenza di Ibra è fondamentale per tutto l’ambiente e per tutti i giocatori che, continuamente stimolati a fare bene, cambiano marcia e crescono a vista d’occhio. Emblematico in questo senso vedere la parabola ascendente di giocatori come Kessie, Calhanoglu e Bennacer, diventati ormai pilastri fondamentali della squadra.

Stefano Pioli, continuità ed equilibrio

Fondamentale, in asse con l’arrivo e poi il rinnovo di Ibrahimovic, è stata la scelta della società di confermare Stefano Pioli sulla panchina rossonera. Il tecnico emiliano ha dato equilibrio e serenità a tutto l’ambiente, grazie alle sue riconosciute caratteristiche umane e alla sua enorme esperienza in giro sulle panchine della Serie A. Sottovalutata da molti ma altrettanto importante è la sua abilità tecnica: Pioli è stato capace di dare una chiara identità alla rosa, valorizzando i suoi uomini con il modulo giusto e dando alla squadra un gioco divertente e gradevole da vedere ma anche vincente e capace di dare risultati.

Paolo Maldini, da top player a top manager

Il Milan è stato, è e sempre sarà legato indissolubilmente a Paolo Maldini. La leggenda del 3 rossonero sarà eterna ma ora conta il presente e questo primo anno e mezzo di gestione da parte del mitico capitano rossonero dimostra la completa trasformazione da top player a top manager di Paolo. Theo Hernandez, Ismael Bennacer, Ante Rebic, Simon Kjaer, Alexis Saelemaekers e ovviamente Zlatan Ibrahimovic. Senza dimenticare le operazioni brillanti in uscita: Suso, Piatek, Paquetà. Maldini, grazie anche al prezioso contributo di Ricky Massara e degli scout (Moncada su tutti), è riuscito a migliorare sensibilmente la rosa senza gravare sui bilanci del club, messi a dura prova dalla crisi Covid. Per completare l’opera, manca solo l’ombrellino nel long drink: il rinnovo di Gigio Donnarumma e Hakan Calhanoglu. Due pilastri della squadra, due trattative difficili ma assolutamente da portare a casa per continuare nella strada intrapresa lo scorso dicembre e destinata, nei sogni di società e tifosi, a portare il Milan a casa sua: in Champions League.