12 Novembre 2015 - 18:48

USA, sfruttamento lavorativo nei fast food

Usa

Dai lavoratori dei fast food USA partono grandi scioperi mondiali per conquistare maggiori diritti e un salario minimo garantito

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I dipendenti USA delle grandi catene come ristoranti, bar e fast food hanno iniziato una battaglia per rivendicare i propri diritti al fine di costituirsi in sindacato e ottenere un salario minimo di 15 dollari l’ora. Non è soltanto questa categoria a mobilitarsi, ma anche maestri d’asilo, gli statali o gli addetti manuali il cui lavoro è decisamente sottopagato rispetto alla mole di lavoro. È così che 64 milioni di lavoratori hanno deciso di organizzare una campagna della durata di un anno per far pesare la voce dei disagiati: “Come get my vote” è lo slogan della mobilitazione americana, la cui eco sembra che inciderà non poco sulle elezioni presidenziali del 2016. Fra i movimenti aderenti il Fight for 15 e altre organizzazioni statunitensi.

USA, sfruttamento lavorativo nei fast food

USA, sfruttamento lavorativo nei fast food

La nuova ondata di contestazione politica è senz’altro un segnale di forte cambiamento nella mentalità del popolo americano. Nei decenni precedenti, infatti, le corporations della grande mela, insieme alle grandi banche, agivano nel segno del proprio interesse, non curanti delle condizioni dei propri lavoratori, i quali a loro volta manifestavano un consenso dettato più dall’ideologia di mercato che dalle personali condizioni economiche, certamente ottimali. Con l’avvento della crisi economica, il popolo statunitense ha iniziato a destarsi dal famigerato sogno americano e a comprendere che esistono delle dinamiche sociali e politiche molto più complesse di quanto i media non tendano a raccontare. Il malcontento è iniziato a scoppiare già nel 2008/2009, nel momento in cui numerosi lavoratori hanno iniziato a ritrovarsi in situazioni di totale privazione dei diritti di tutela sul lavoro e con salari bassissimi, si parla di una media di 9 dollari l’ora.

Gli scioperi vengono organizzati sempre più frequentemente dai sindacati americani, con una spesa abbastanza economica in termini propagandistici, tra questi il SEIU, sindacato del terziario poco avanzato, uno fra i più grandi nel paese a stelle e strisce. Grazie ai grandi sforzi degli attivisti nelle suddette campagne di sensibilizzazione, si sono ottenuti considerevoli progressi nell’informazione riguardante lo sfruttamento dei dipendenti sul posto di lavoro e le relative discriminazioni.

Si potrebbe forse parlare di un popolo che finalmente si risveglia, dunque, dal sogno americano delle promesse e dell’avvenire garantito per tutti? Sarà probabilmente l’esito di queste battaglie a dircelo.

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