Ieri domenica 27 dicembre 2020, si è registrato quello che dal governo è stato ribattezzato come il V-Day 2020. In Italia arriva il vaccino contro il Covid e così parte ufficialmente la corsa all’immunità. Ma quando e in che modo saremo chiamati alla vaccinazione? Il ministro Speranza in un’intervista rilasciata a La Stampa ha chiarito alcuni nodi.
Il vaccino c’è, ma non per tutti o almeno per il momento. Precedenza a dipendenti pubblici, operatori sanitari e medici. Sembrerebbe essere questa a grandi linee, la via dettata dal governo nella gestione del vaccino anti-Covid, ma vediamo nel dettaglio il programma della campagna vaccinale.
Speranza, entro la fine di marzo vuole raggiungere quota 13 milioni di vaccinati. Mentre il governo pensa ai dipendenti pubblici e valuta l’obbligo per gli operatori sanitari e i medici, un professore dell’Università Bicocca spiega l’algoritmo. In che modo saremo chiamati alla somministrazione?
Verrà istituita una graduatoria, spiega il professor Giovanni Corrao che servirà a dare il “numeretto” a coloro che verranno vaccinarsi. In questo senso il governo segue la linea della cautela e fa attenzione a non parlare di obbligatorietà. Nello specifico il ministro della salute confessa a La Stampa di riporre fiducia negli italiani e nel buonsenso già dimostrato nel corso di queste festività natalizie.
Nessun obbligo al vaccino quindi, nemmeno per le cosiddette categorie più a rischio. Piuttosto partirà a breve una massiccia e aggressiva campagna informativa che avrà l’obiettivo di sensibilizzare la popolazione ai benefici offerti dal vaccino nella lotta al virus. Tale manovra mira ad impedire l’insorgere di eventuali disomogeneità ideologiche e tenere intatto l’equilibrio anche tra le opposizioni.
La priorità in questo momento, spiega Speranza, è quella di continuare a contenere il contagio. Non a caso a gennaio seguirà il sistema della suddivisione in aree di rischio per colore. Avremo ancora l’Italia divisa in fasce rosse, arancioni e gialle Poiché come è stato ripetuto più volte lo scenario di inizio anno potrebbe già essere quello della terza ondata se non si corre ai ripari.
Nell’intervista, il ministro chiarisce anche la disparità di dosi ricevute dall’Italia rispetto a quelle della Germania: “La distribuzione delle dosi tra i vari Stati membri è gestita dalla stessa Commissione in base al numero di abitanti. La nostra quota è del 13,45% del totale di tutti i vaccini che l’Ue ha acquistato dalle sei aziende produttrici. Alla fine della campagna vaccinale, nel 2022, il nostro Paese avrà ricevuto 202 milioni di dosi“.
Altro elemento predominante sarebbe la variante geografica, il vaccino Pfizer è di Bruxelles, quindi in Germania arriva prima che da noi. Si stabilisce così che la quota di dosi che spetta a ciascun Paese è fissa, per contratto. Infatti spiega ancora Speranza: “Secondo il piano contrattuale, nel primo trimestre noi dovremmo ricevere 8,7 milioni di dosi prodotte da Pfizer e 1,3 milioni prodotte da Moderna”.
“Totale, 10 milioni di dosi, corrispondenti a 5 milioni di persone vaccinate, visto che con un richiamo servono due dosi a persona. Se arriva subito al traguardo anche AstraZeneca, entro il primo trimestre si aggiungeranno altri 16 milioni di dosi, che corrispondono ad altre 8 milioni di persone vaccinate. Risultato finale: noi già dal primo aprile potremmo avere 13 milioni di vaccinati“.
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