25 Febbraio 2018 - 16:03

Veltroni, le Elezioni 2018 e la legge elettorale voluta ma disprezzata

Walter Veltroni

Veltroni, ad una manifestazione in favore della candidatura di Gentiloni, apre e chiude alle larghe intese. Critiche anche alla legge elettorale

Ad una settimana dal voto sono intervenuti nell’arena elettorale anche i pezzi forti dei diversi schieramenti che attraverso i loro interventi cercano di strappare un dato almeno positivo per il prossimo 4 marzo.

Dopo le continue esternazioni di Berlusconi, padre spirituale del centro-destra, seguito a ruota da Prodi, ecco intervenire un altro dei protagonisti della politica italiana degli ultimi venti anni: Walter Veltroni.

L’ex Sindaco di Roma e leader dei primi democratici ha ribadito il suo appoggio al Pd durante una manifestazione al Teatro Eliseo ma, all’interno del suo discorso che ha toccato diversi temi, ha sottolineato alcuni dati importanti per il dopo voto.

Tanto il tema della manifestazione, la candidatura di Gentiloni, quanto le frasi sulla legge elettorale (“Dopo il voto, se non c’è maggioranza chiara, serve fare una legge elettorale con un premio di maggioranza, e tornare alle urne”) hanno reso noto il porto sicuro per i democratici (e non solo) a partire dal 5 marzo.

In pratica, se da un lato Veltroni non a caso si è ritrovato all’evento del personaggio più discusso in termini di larghe intese – tanto nel centro-sinistra quanto nel centro-destra – dall’altro ha ammesso l’autogoal fatto attraverso una delle più discutibili leggi elettorali dopo il porcellum.

Questo ultimo dato, significativo per l’intera analisi, porta a due specifiche situazioni legate proprio alla nascita ed evoluzione del Rosatellum 2.0.

La nuova legge elettorale, dettaglio ben noto a Veltroni, è stata votata con diversi ricorsi alla fiducia, nonostante le tante osservazioni – poste da addetti ai lavori in particolar modo – su come quell’impianto fosse instabile per il futuro del Paese.

Pur ammettendo l’errore fatto, ed invocando nuove elezioni, l’ex segretario lascia però una porta aperta a qualsiasi altro tipo di scenario (“è sempre possibile collaborare con l’opposizione, ma tutto ciò deve accadere nell’ambito della democrazia dell’alternanza”), esternando tutto e niente su quanto potrebbe accadere in caso di (molto probabile) non vittoria generale.

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