Nuovo colpo di scena in Venezuela. Nicolas Maduro non ci sta, esce dall’angolo e lancia la controffensiva nei confronti del neopresidente Juan Guaidò. La Contraloria General, una specie di Corte dei conti istituita dal “chavismo“, ha interdetto alla vita politica per 15 anni il presidente designato dal Parlamento. Le ragioni sarebbero deputate ad alcuni reati fiscali, per i quali rischierebbe anche l’arresto.
Naturalmente, subito l’indignazione degli USA si fa sentire: “Sentenza ridicola.”
Anche il vicepremier italiano, Luigi Di Maio, annuncia da Washington: “Il nostro Governo non riconosce Maduro. Si deve andare a elezioni libere il prima possibile.”
Singolare il caso italiano. Infatti, il Parlamento Europeo aveva ribadito il riconoscimento di Juan Guaidó come legittimo presidente a interim del Venezuela. Tra chi aveva riconosciuto il presidente vi era la Lega, ma non il Movimento 5 Stelle, che invocava ancora una volta le elezioni libere.
Il diretto interessato nel frattempo dichiara: “Hanno inventato questa condanna per escludermi dai giochi, ma la gente sa benissimo che quell’organismo non conta nulla, così come non vale ormai nulla l’Assemblea Costituente che dovrebbe scrivere la nuova Carta e che invece non si riunisce nemmeno più.”
Intanto, l’ex presidente continua a mantenere lo status quo.
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