14 Aprile 2022 - 11:56

Whiteshark: “Come lo squalo bianco non ci voltiamo indietro”

Come lo squalo bianco non si voltano indietro e sono pronti a sbranare la ribalta. Intervista al duo Whiteshark

Whiteshark

I Whiteshark hanno recentemente pubblicato CACHET , un singolo dal titolo metaforico che rappresenta la loro voglia di sbranare il futuro e di trasformare la più grande passione in un lavoro vero e proprio. È online anche il videoclip.

Il duo urban si esibirà live al MOVIE CLUB di Desio (MB) venerdì 15 aprile, a partire dalle ore 23:30. I due ragazzi della provincia lombarda porteranno sul palco i loro ultimi singoli insieme anche a qualche brano inedito a sorpresa. Noi di Zon.it li abbiamo intervistati.

Intervista ai Whiteshark

Ciao Daniele, ciao Simone, insieme siete i “Whiteshark”. Come e quando nasce il duo?

Ciao a tutti! Il duo nasce nel 2018 con l’Ep “Quanto Basta”, uscito come una sorta di sperimentazione. Noi ci siamo incontrati varie volte ad eventi musicali e poi un giorno, per pura coincidenza, ci siamo beccati in uno studio di registrazione e da lì è partito tutto.

Daniele alias “Scave”, mentre Simone è “Simoroy”. Ci raccontate l’origine dei vostri nomi d’arte?

“Scave” è semplicemente il diminutivo del cognome Scavetta. Mi hanno tutti sempre chiamato così, soprattutto i compagni di calcio (risponde Daniele Scavetta). “Simoroy” invece ha attraversato un percorso più complesso. Ho cambiato un po’ di nomi d’arte e alla fine per il progetto Whiteshark si è fatta la scelta definitiva aggiungendo “roy” a Simo, principalmente perché suonava bene! (risponde Simone Filipazzi).

A proposito di denominazioni, partiamo da una curiosità: perché “Whiteshark”? Passione per la biologia o c’è altro?

Ci rivediamo tanto nello squalo bianco, per come inseguiamo i nostri obiettivi, è un predatore che non dorme mai e non si volta indietro.

Il vostro ultimo singolo è Cachet. Nel testo ci sono alcuni riferimenti ad artisti italiani come Fabri Fibra e Arisa. Si tratta di Provocazione o di puro citazionismo?

Partiamo dal fatto che il pezzo è in sé provocatorio, ma allo stesso tempo ha lo scopo di dare voce e coraggio a chi non ne ha. Ci teniamo a precisare che ovviamente stimiamo tutti gli artisti citati. È nato tutto istintivamente mentre scrivevamo: associando la frase di ogni artista a un suo brano.

Come organizzate il lavoro? Chi pensa alla musica, chi ai testi?

Seguiamo tutto noi a 360 gradi con l’aiuto del produttore in questione che non sempre è lo stesso.

In Cachet cantate: “Ora voglio quello che mi spetta”. Cosa pensate il futuro abbia in serbo per voi?

Speriamo tante belle cose, a partire dalla crescita della “Brezis family”, trasformando il prima possibile tutto ciò in un lavoro.

Guarda il videoclip di CACHET