Zon.it ci parlerà del folgorante inizio di carriera di un regista, David Lynch, che ha fatto dell’ermetismo stilistico e del surrealismo i suoi punti di forza. Ecco a voi Eraserhead
Nel 1971,
David Lynch aveva solamente 25 anni. All’epoca era
un artista a tutto tondo, ma d’un tratto ci fu un amore folgorante per la macchina da presa. Iniziano così i suoi lavori per il
suo primo lungometraggio. Il titolo è già tutto un programma:
Eraserhead – La Mente Che Cancella. Dopo varie vicissitudini e travagliate riprese,
Eraserhead prende finalmente vita nel
1977. Altro protagonista della pellicola è l’amico e collega
Frederick Helmes, che assiste come una vera e propria
spalla i lavori di Lynch. Così, abbiamo il primo vero episodio di
“horror lynchiano”, un film che (come la maggior parte delle pellicole del regista) è
difficile da decifrare. Un film tutto da interpretare, basandosi su sensazioni e giudizio critico. Siamo, del resto, all’alba del
surrealismo del regista, che ancora gioca su
elementi horror e non si stacca del tutto dalla forma ordinaria. Insomma, siamo di fronte ad un Lynch
ancora acerbo.
Orrore e surrealismo
Eraserhead è un vero e proprio
incubo ad occhi aperti. David Lynch realizza uno spettacolo che pone al centro di sé stesso un senso di
disagio e di
claustrofobia mai così intenso. Ogni elemento viene esasperato, portato al limite. La trama narra di
Henry Spencer, interpretato da quel volto iconico e allucinato di
Jack Nance. Recatosi a casa dei genitori della ragazza per una cena, Henry scoprirà di essere divenuto
padre di un abominio, una sorta di
feto-spermatozoo dalle sembianze umanoidi. E da qui comincia l’orrore. Lynch ha il merito di portarci
nella mente del protagonista, nei suoi pensieri e nelle sue emozioni, in tutto quello che prova e che per via del suo carattere non riesce ad esternare. Ne nasce
un dramma asfissiante, dove ogni certezza lascia spazio alla disperazione,
una realtà in cui l’incubo prende forma e l’uomo si arrende ad esso. Lo stesso Henry mostra una fragilità psicologica impressionante, che lo porta a fuggire dalle proprie responsabilità. Stranissima la
colonna sonora,
inquietante come al solito, ma
calata perfettamente nell’ambiente cinematografico. La scelta del
bianco e nero è azzeccata, assume il ruolo di enfatizzare la presenza delle ombre e del buio e di rendere
l’incubo ancora più vivo nella mente dello spettatore.
Curiosità alienanti
Del film esiste una seconda versione chiamata
Labyrinth Man, chiara allusione alla seconda pellicola di Lynch, vale a dire
The Elephant Man. Fra gli estimatori illustri della pellicola vi è anche il signor
Stanley Kubrick, che lo
proiettava continuamente durante la lavorazione di
Shining per
trasmettere inquietudine agli attori. Tantissime ed illustri, poi, le citazioni esterne. E non vi è solo Kubrick. Da
Charles Bukowski a
Danny Boyle, tante menti artistiche hanno fatto ricorso a questa pellicola per
trovare ispirazione per i loro lavori. Segno che
Eraserhead ha lasciato
un’impronta indelebile dal punto di vista culturale.
Il sogno che fa paura
Eraserhead, quindi, diventa quella incubatrice in cui Lynch racchiude
tutte le sue angosce ed i suoi sogni reconditi. Nelle sale il film si dimostrò forte, in salute, imponendosi come uno dei
migliori prodotti underground nel giro di poco tempo. Al suo successo contribuirono sicuramente il suo ambiente puramente
surrealista, accompagnato da un
minimalismo stilistico che rende alla pellicola un impatto eccezionale. Non in secondo piano, poi,
il titolo, che gioca un ruolo fondamentale,
visionario ed inquietante allo stesso tempo. Cercare di spiegare i contenuti della pellicola, razionalizzando quello che si è visto durante la visione, rovinerebbe il
fascino intrinseco dell’opera. Semplicemente, si tratta di un’opera destinata a far conoscere al mondo intero un regista dalle
capacità incredibili, unico nel suo genere.
VOTO: 4 Eraserhead si rivela ancora oggi un punto di forza del cinema underground. Il film imprime una tale bellezza artistica, dovuta ai suoi tratti inquietanti e alle suggestioni lynchiane, ancora un po’ troppo acerbe. Ci troviamo di fronte al film che dà l’inizio alla carriera di Lynch come grande regista, e che lo lancia sulla scena cinematografica mondiale.