ZONa Cinema: Twin Peaks e la nascita della serie TV moderna
Con questo nuovo appuntamento di ZONa Cinema, affronteremo uno dei massimi capolavori di Lynch: I Segreti Di Twin Peaks. E le serie TV derivate
Oggi come oggi, noi tutti siamo davvero affamati, per non dire ingordi, di serie TV. Grazie a Netflix, Prime Video, Infinity ed altri servizi streaming, la serie TV ha preso il posto del cinema, nel suo ruolo visivo e d’intrattenimento. Ma a chi dobbiamo questo successo, più di tutti? Chi aveva capito, già all’epoca, il potenziale stesso delle serie TV? Naturalmente, sempre lui, il mago del Missouri: David Lynch. In particolare, con la sua I Segreti Di Twin Peaks.
I Segreti Di Twin Peaks si può considerare, probabilmente, come uno dei punti chiave del cinema di Lynch, sebbene sia una serie TV. Questo perché darà poi il là all’insinuarsi dell’orrore all’interno delle pellicole lynchiane. Un orrore che non è un puro fatto estetico, ma è soprattutto qualcosa di sensoriale, di mentale e metafisico. Qualcosa di cui non si possono mai comprendere a pieno le capacità e il grado di pericolosità, ma che si percepisce facilmente e getta ombre vere e proprie sulla psiche umana, capace di far di tutto.
L’intenzione di David Lynch e di Mark Frost (co-creatore) è quella, per l’ennesima volta, di straniare lo spettatore, di creare una vera e propria soap opera con canoni autoriali del cinema classico, dal noir all’horror. Non è un caso che Velluto Blu sia stato girato pochi anni prima. Con esso, la serie TV ha in comune gli ambienti, la prevalenza d’inquietudine, il senso di una società unita, oppressiva, ingannatrice e (soprattutto) grottesca.
E, come nel film del 1986, anche qui si parte da un semplice elemento scatenante che in realtà nasconde dentro di sé uno spazio praticamente immenso. Ma andiamo con ordine e immergiamoci pian piano nell’universo distorto di Twin Peaks.
La calma apparente
La vicenda de I Segreti Di Twin Peaks è alquanto famosa a tutti, ma meglio ripassare. Twin Peaks è una tranquilla località montana dello stato di Washington, poco distante dal Canada. Tranquilla, ma non troppo.
Una mattina, il tranquillo taglialegna in pensione Pete Martell (interpretato dall’attore-feticcio Jack Nance) trova, sulla riva di un fiume, il cadavere nudo di una ragazza avvolto in un telo di plastica. Lo sceriffo Harry Truman (Michael Ontkean) e il dott. William Hayward (Warren Frost) identificano il cadavere, attribuendolo a Laura Palmer (Sheryl Lee), ragazza popolare di Twin Peaks, figlia di Leland Palmer (Ray Wise).
Nel frattempo, non lontano da Twin Peaks, Ronette Pulaski (Phoebe Augustine), un’altra giovane del posto, è trovata in fin di vita mentre vaga in stato confusionale. Avendo la ragazza superato il confine canadese, interviene l’FBI, che affida le indagini all’agente speciale Dale Cooper (Kyle MacLachlan).
Egli si integra con facilità tra gli abitanti del paese, ma ben presto si accorge che quella cittadina è ben più di una semplice contea.
Il metafisico e il paranormale e i segreti di Twin Peaks
Per la prima volta nella storia delle serie TV, David Lynch pone come suo epicentro, come vero e proprio protagonista non un semplice personaggio, ma una vera e propria città. Infatti, da un certo punto in poi della prima stagione, il delitto di Laura Palmer, in Twin Peaks, assume un ruolo sempre più marginale. Il vero cuore che pulsa all’interno della città sono le micro-storie, vero e proprio punto vitale.
Oltre ad una prima vera e propria commistione tra l’immaginario onirico e quello reale (come poi lo stesso Lynch farà in Mulholland Drive), a prendere il sopravvento è proprio il caos. In Twin Peaks nulla ha bisogno di essere spiegato, perché nulla ha una spiegazione ben precisa. La scarsa programmaticità, lo scarso controllo delle azioni di ciascuno dei protagonisti non fanno altro che rendere meglio la dimensione paranormale della stessa cittadina.
Il luogo è oscuro, e influenza chiunque ne diventi effettivamente parte, così come lo stesso Dale Cooper (un magnifico Kyle MacLachlan) imparerà a sue spese. Per la prima volta, le figure di eroe, anti-eroe, gli archetipi classici non esistono più. A catalizzare l’attenzione, è la “nekyia”, ovvero il rituale di invocazione dei morti. La Loggia Nera, invece, può essere vista come un vero e proprio “purgatorio” di rito, una sorta di step a cui approcciare in vista del successivo approdo all’Inferno.
L’identità
Ma ciò che Lynch vuole fare è risaltare la doppiezza dell’animo umano. Troppo forte è la tentazione di demolire un mito americano, mettendolo alla berlina con sorniona ironia. Come al solito, il regista ne I Segreti Di Twin Peaks estremizza tutto, amplifica l’immoralità dei protagonisti, crea un vero e proprio spartiacque, una nuova identità per le serie TV.
La metamorfosi della televisione secondo Lynch si compì così fino in fondo: dal thriller tout court, passando per la soap rivisitata, si giunse infine alla messa in scena dell’incubo allo stato puro, con un’accettazione dell’irrazionale nella quotidianità del vissuto di chiunque. Il risultato non è un pastiche di generi, però, ma un vero e proprio capolavoro.
Lynch costruisce l’identità del prodotto come un normale romanzo rosa con risvolti thriller/horror. Successivamente, però, non solo la decostruisce, ma la sballottola in modo da farla diventare tutt’altro, un noir con influenze paranormali e oniriche portate all’estremo.
La serie è una lezione magistrale di regia televisiva, di musiche perfette, scenografie raffinate, montaggio sincopato e fotografia degna di un qualsiasi capolavoro cinematografico. Il desiderio di rendere il linguaggio televisivo un vero e proprio “cinema” si avverte tutto, e viene realizzato in maniera semplicemente magistrale.
Del resto, non stiamo parlando di una serie, ma DELLA serie. Twin Peaks ha influenzato moltissime serie successive, come ad esempio Lost, True Detective, Fargo, I Soprano, X-Files, Black Mirror, Riverdale, Hannibal. Solo per dirne alcune. E chissà ancora quante ne influenzerà.
Nel prossimo appuntamento, invece, analizzeremo il suo seguito diretto: Fuoco Cammina Con Me.
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