11 Novembre 2015 - 00:17

Wheelchair Dance da Tokyo a Roma

Wheelchair Dance da Tokyo a Roma

In concomitanza con la partita Roma vs Lazio, al palazzetto di Roma si è tenuto il Campionato del Mondo IPC Wheelchair Dance Sport

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Domenica 8 novembre, si è concluso a Roma il Campionato del Mondo IPC Wheelchair Dance Sport, targata FIDS.

L’ultimo mondiale fu a Tokyo, quest’anno, invece, è stata l’Italia ad ospitare l’evento.

Ballerini professionisti provenienti da tutto il mondo, oltre 150 atleti di 25 nazioni diverse. Più di 250 performance effettuate nei tre giorni di gara. Evento trasmesso da Rai Sport 2 indiretta.

Luci, colori, vestiti brillanti, canzoni di musica italiana riadattate ai vari tipi di ballo, hanno invaso l’intera struttura, seppur piccola ma ben organizzata. Difatti il palazzetto è stato strutturato in soli 8 giorni.

Ogni nazione si è esibita nei diversi stili di ballo dalla coppia al solista, dall’ hip hop alla danza moderna e classica. Anche l’Italia si è esibita con i campioni del Campionato Internazionale di Wheelchair Dance tenutosi lo scorso ottobre in Belgio.

E sono: Mariangela Correal, Giulia Bonomo, Susanna Spugnoli in coppia con Francesco Galuppo, Tarek Ibrahim in coppia con Sara Greotti, Linda Galeotti in coppia con Leonardo Batani, Massimo Calo in coppia con Piera Monica Favini ,
Sansone Carmine Raffaele in coppia con Laura Del Sere.

Una grande squadra di talenti, in particolare la coppia Tarek e Sara famosa per essersi esibita anche a Tu si que vales?

Di seguito la loro intervista.

Come è nata questa passione per la danza?
Sara: “Ballavo già i latini americani a livello amatoriale, e Tarek un giorno ha deciso di imparare qualche passo per portarmi in discoteca. Abbiamo trovato una scuola di ballo “la Rosy dance” di Villongo in provincia di Brescia, con l’allenatore Diego Curnis che ci ha stravolto tutta la vita perché invece di insegnarci i latini americani ci ha insegnato le danze standard e, poi, noi, essendo anche artisti di strada, facciamo anche spettacolo col fuoco anche a ritmo di musica. Ci ha proposto anche il freestyle e da lì è nato il nostro spettacolo “Grande amore” che stiamo portando in giro per tutta l’Italia”.

Tarek: “Rappresenta anche la nostra storia, il nostro amore. Ci siamo conosciuti in una discoteca, dato che lavoravo lì sempre con spettacoli con il fuoco , ci siamo conosciuti la notte di Halloween, lei è venuta come sposa da cadavere e poi l’ho sposata veramente. Io ero il clown perché facevo il clown in un ospedale come volontario con l’associazione “Vivi in positivo”, per i bambini malati di leucemia e tumore. Volevo donare la mia felicità, la mia gioia di vivere anche agli altri, essendo nato così volevo trasmettere quello che io sento, la voglia di vivere senza abbattersi e affrontar la vita”.

Hai praticato altri sport?
Tarek: “Ho fatto A. M. Bike e basket in carrozzina. Mi sono dilettato anche con il karate perché il mio amico era un istruttore, allenava normodotati, e gli dico per scherzare “Vabbe allena anche me che sono in carrozzina”; così ho iniziato con un arte di difesa e poi piano piano con lui sono diventato cintura nera primo dan di karate da seduto”.

Cosa volete esprimere con questo ballo agli altri e alle persone che hanno difficoltà motorie?
Sara
: “Noi vogliamo esprimere attraverso la danza non tanto quello che può essere il tecnicismo della danza, ma quanto la danza ti permette di esprimere quello che tu hai dentro. Penso che sia tramite la canzone e sia tramite i nostri sguardi, tutto quanto, al di là del tecnicismo della danza, sia proprio la passione per la danza. Indipendentemente se uno sta in piedi o seduto, che abbia le gambe o che non le abbia, è proprio la passione per la danza che conta”.
Tarek: “Esatto. La voglia di vivere e, come dico sempre io “Non si è mai secondi a nessuno se credi in te stesso con il cuore e con la mente sei sempre il numero uno. Ma sempre da numero uno non vuol dire che gli altri siano sotto di te, che gli altri possano essere o migliori o peggiori di te. Però non devi mai essere superiore, devi sempre essere la persona umile anche se vuoi essere sempre il numero uno. Nothing is impossibile, niente è impossibile”.

Sperate che questo sport possa diffondersi maggiormente in Italia, magari che possano nascere altre scuole?
Sara
: “Al di là di questo, diciamo che abbiamo un piccolo progetto che abbiam visto, un altro tipo di filosofia che hanno altre nazioni a differenza di altre. Noi spesso ci troviamo a vedere gare dove ballano dei ragazzi in carrozzina con maestri, a volte vedi due persone scisse, due ballerini che ballano, ma non vedi l’unione perché tante volte si va sempre a cercare il massimo dal ballerino. Quindi, alla fine, viene sempre vista di meno la persona in carrozzina. Il nostro progetto sarebbe proprio quello, come noi, che abbiamo cominciato da zero, difatti io ho imparato ciò che permette i movimenti della carrozzina. La nostra speranza è quella che un giorno ci sia una gara, come capita anche a noi , a volte, dipende anche dalle situazioni, che si guardi soprattutto chi è in carrozzina e di meno chi è in piedi”.
Tarek: “Esatto. Concordo perché non è che il ballerino o la ballerina che è seduta si deve adattare alla persona che è in piedi, ma bisogna che il ballerino si adatti a noi”.

Articolo a cura di Vincenzo Orefice e Viviana Cibelli 

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