Dalla sigla di 1994 (episodio 5)
La cosa che più mi dispiace di questo 1994 è che, essendo nato a Ottobre, sicuramente non sono figlio di Veronica Castello (Miriam Leone). E poi mio padre chi sarebbe: il machiavellico Leonardo Notte (Stefano Accorsi) o il rude Pietro Bosco (Guido Caprino)?
Come dicevo, questo è un dubbio che non mi riguarda poichè il fattaccio, anzi i fattacci che pongono Miss Parlamento al centro di un triangolo amoroso mai come ora nitido, sono avvenuti ad Agosto: ai tempi io avevo già messo le tende altrove.
Il quinto di 1994 dà da subito l’impressione di essere un episodio a se stante (già la sigla di testa, qui decisamente minimale, non è la stessa ndr.): è come fosse una puntata di sospensione, come periodo di sospensione per eccellenza è la stagione in cui è ambientata; l’estate.
Sullo sfondo nel buen retiro di Berlusconi in Costa Smeralda, si consuma (salvo poi rientrare) una crisi di Governo, e lo spettatore del 2019 sorriderà sornione pensando a come, nella storia degli uomini, possano cambiare gli anni o gli scenari ma certe dinamiche rimangano sempre, inesorabilmente le stesse.
Che siamo in Costa Smeralda o al Papeete, d’estate può accadere davvero di tutto: anche che un personaggio secondario salga improvvisamente alla ribalta.
D’estate può succedere di tutto, sì. Ma poi l’estate finisce e si deve tornare alla normalità, ognuno alle proprie responsabilità, ognuno deve fare i conti con se stesso, con ciò che è diventato.
E mentre, nella piccola storia, Veronica guarda crescere le sue rotondità materne e Pietro deve chiudere una volta per tutte un conto personale, nella grande storia, il match tra Berlusconi e la Procura sembra andare a favore di quest’ultima con il Premier invitato a comparire per un sistema di presunte tangenti alla Guardia di Finanza (accusa da cui è stato assolto nel 2001).
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