25 Novembre 2021 - 15:46

25 novembre, giornata contro violenza sulle donne. Iniziare dall’educazione

violenza sulle donne Violenza di genere Cava

Educazione all’uguaglianza di genere, alla sessualità e alle relazioni sane per combattere l’odio e la violenza sulle donne

 

Si inizia molto spesso da giovanissime a conoscere il pericolo delle relazioni malsane, quelle in cui la prevaricazione, le minacce e la violenza prendono il posto del dialogo, della serenità e degli affetti, quando i “luoghi” dell’amore sono avvelenati da comportamenti estremi di controllo, di paura e soprattutto dall’ aggressività, a partire da quella più evidente che lascia i lividi a quella più subdola e meno visibile, ma non meno pericolosa, la violenza psicologica. A volte si tratta di una vera e propria agonia subita e nascosta, pur di non “scardinare” quell’istituzione sociale come la famiglia, verso la quale ci si sente “legati” da impegni con il proprio ruolo di madre e di moglie.

Femminicidi, delitti contro le donne in quanto tali, stalking, violenza domestica, revenge porn, violenza sessuale e stupro, molestie sessuali, matrimoni forzati, sterilizzazione forzata, mutilazione genitale femminile, aborto forzato, deturpazioni permanenti al viso con l’utilizzo di sostanze chimiche, sono i reati più diffusi contro il genere femminile, intrisi di elementi provenienti da antichi retaggi culturali e costumi.

Ma accanto a questi ci sono le violenze psicologiche, che portano secondo i dati il 85% delle donne a non denunciare il proprio aguzzino, che prima o poi metterà a segno il suo colpo. Perché questa è la “dannata” verità: la maggior parte dei femminicidi non sono avvenuti per un gesto d’impeto, ma erano stati premeditati da tempo. Si tratta di “verità” che hanno fatto fatica a venir fuori dalla paura, dalla stigmatizzazione ed ancora migliaia di altre volte dall’impunità.

Quali sono i passi in avanti da un punto di vista culturale, sociale e legislativo contro la ferocia che, ogni 3 giorni e mezzo di media si sfoga mortalmente sul genere femminile? 111 le vittime di femminicidio nel 2018, 94 nel 2019, 99 nel 2020 e 93 dall’inizio di questo anno che sta per concludersi.

I numeri e l’orrore evidenziano una sola percezione, cioè le misure attualmente in vigore non hanno l’efficacia necessaria per contrastare e ridurre i reati di genere. “Solo” il 1996 è l’anno in cui lo stupro diventa una delitto contro la persona e non più contro la morale, legge in cui viene abrogata la differenza tra violenza carnale ed atti di libidine violenta, che finivano col garantire sconti di pena agli autori dei reati. Oggi l’articolo 609-bis parla di violenza sessuale e riconosce colpevole chi con violenza o minaccia o mediante abuso di autorità costringe taluno a compiere o subire atti sessuali e chi induce un altro soggetto a compiere o subire atti sessuali abusando delle condizioni di inferiorità fisica o psichica della persona offesa al momento del fatto o traendo in inganno la persona offesa per essersi sostituito ad altra persona.

E ancora solo nel 2009 il delitto di stalking è entrato in Italia nel Codice Penale. Per non parlare che ancora fino al 1975 è stato in vigore l’articolo 144 del Codice Civile, che prevedeva la potestà maritale e che riconosceva il marito come capo della famigli,a dove la moglie ne seguiva la condizione civile, ne prendeva il cognome e lo seguiva fin dove lui riteneva opportuno fissare la residenza.

E ancora: solo nel 2019 è entrato in vigore il “Codice Rosso”, la legge 69 che va a velocizzare l’avvio dei procedimenti penali per i reati di maltrattamento, stalking e violenza sessuale. In più il Codice Rosso introduce quattro nuovi reati, cioè il revenge pron, il delitto di diffusione illecita di immagini o video sessualmente espliciti senza il consenso delle persone rappresentate, il reato di deformazione dell’aspetto della persona mediante lesioni permanenti al viso (come le deturpazioni con l’acido), il reato di costrizione o induzione al matrimonio e la violazione dei provvedimenti di allontanamento dalla casa familiare e del divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa. Per concludere l’inasprimento di alcune sanzioni per i reati di violenza sessuale e di violenza domestica e stalking.

“Troppo tardi” sono le parole espresse d’innanzi all’ennesima violenza di genere che travolge come in una spirale maledetta anche i figli delle partner, vittime innocenti anch’esse della ferocia. Ma è troppo tardi anche da un punto di vista legislativo e culturale in un mondo che corre veloce. Principale responsabile proprio i retaggi di una mentalità patriarcale, che continua a nutrirsi non solo di ignoranza ed omertà, ma soprattutto di prevaricazioni molto spesso sottovalutate.

Oggi che si celebra l’ennesima giornata mondiale contro la violenza sulle donne sarebbe di grande aiuto se le donne vittime di violenza indossassero per un momento quelle iconiche “zapatos rojos” promosse dall’installazione di Elina Chauvet nel 2009 e recitassero molto più che per una volta il ruolo di Cenerentola al contrario, dove il loro “principe” si è trasformato nell’autore del peggiore degli incubi. Relazioni sane, un amore circolare che si nutre della reciprocità e del rispetto. Sono questi alcuni degli elementi che potranno cambiare la natura dei rapporti nelle relazioni tra uomo e donna, che potranno arginare i comportamenti di matrici patriarcali ed educare soprattutto ad una nuova considerazione di sé e dell’altro a partire dai propri nuclei familiari.

“E se il timore avrà più argomenti” diceva Lucio Anneo Seneca, “scegli la speranza e metti fine all’angoscia”.

In Italia è attivo 24 ore su 24 il numero 1522 per tutte le donne vittime di violenza che hanno bisogno di aiuto.

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