24 Maggio 2018 - 17:15

7° Arte: #20 Psyco – Il conflitto della suspense

psyco

Psyco è un film del 1960 diretto dal genio del brivido Alfred Hitchcock. Riprende il soggetto dell’omonimo romanzo di Robert Bloch. Si ispira alle vicende reali del serial killer Ed Gein

Per inserirsi positivamente nella storia del cinema e all’interno della nostra rubrica sulla Settima Arte c’è bisogno di una moltitudine di fattori. Il maestro del brivido, noto anche come Alfred Hitchcock è uno di quei registi a possedere le più virtuose qualità.

Psyco è un punto fondamentale della storia del cinema, il classico che abbraccia il moderno all’interno di una pellicola che pone importanti riflessioni. La prima è quella di un medium, il cinema, consacrato come fautore di emozione, intrattenimento e immedesimazione.

Dall’altro lato la continua e incessante ricerca del nuovo, della sperimentazione e dell’importanza del tocco artistico. Fasi di un film quali la regia, il montaggio, le colonne sonore, prendono sempre maggior appetito sia per chi realizza che per chi, con l’occhio attento, osserva e apprezza.

Il maestro del brivido nella sua più grande opera

Psyco è indubbiamente la pellicola che consacra Alfred Hitchcock come uno dei registi più importanti della storia del cinema. Accanto questo nobile titolo, la denominazione di colui che verrà ricordato come il maestro del brivido.

È la suspense la vera protagonista delle pellicole del regista sopracitato. Un brivido che già avevamo apprezzato ne “La Finestra sul Cortile” e in “Vertigo”.

Il famoso e cult accoltellamento nella doccia è una delle scene più pop della storia, il tutto accompagnato da una colonna sonora impressa nell’immaginario collettivo.

Ma qui, in Psyco, la componente dell’attesa, della paura, e dello scoprire le successive scene, compie passi da gigante ponendosi come fulcro dell’intero film. Ciò consegue un’immedesimazione rivoluzionaria tra i personaggi e lo spettatore.

Vittime e colpevoli, personalità duali

Psyco è una storia che si sorregge sul concetto del dualismo. In primis dalle scene iniziali, quando Marion Crane e Sam Loomis catturano poche ore di passione di nascosto. Il loro è un conflitto tra ciò che desiderano e la loro reale condizione di vita.

Marion diventerà da vittima una colpevole, per poi tornare nuovamente vittima. Un viaggio inaspettato la porterà all’interno di un mistero orrido e psicopatico. Il tutto accompagnato dagli specchi, un elemento sempre presente nelle pellicole di Hitchcock.

Infatti i personaggi, Norman Bates su tutti, si confronteranno con nient’altro che loro stessi per decretare le sorti degli eventi all’interno della pellicola. La componente psicologica si intromette nelle dinamiche del racconto e lo fa con originalità, effetto a sorpresa e infatuabile precisione.

“The medium is message”

Hitchcock non si accontenta solo della suspense, ma alterna di continua la macchina con visuali oggettive e soggettive. Giocando sul ruolo della conoscenza, alternando ciò che conosce il personaggio e ciò che conosce lo spettatore.

Ciò porterà spesso lo spettatore a urlare, desiderando di avvisare i personaggi ignari. Oppure porterà lo spettatore stesso a immedesimarsi nei misteri della trama, cercando di anticipare le mosse degli stessi personaggi.

Hitchcock è l’artefice del coinvolgimento tra il pubblico e il medium, un’interfaccia d’intrattenimento e di comunicazione che rivoluzionerà il mondo del cinema e non solo.

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