4 Dicembre 2019 - 18:08

7° Arte #54 – Ghost: l’Immortalità del Tatto

ghost

Ghost è un film del 1990 diretto da Jerry Zucker con Patrick Swayze, Demi Moore e Whoopi Goldberg. Una pellicola sentimentale e drammatica, divenuta un cult movie sulle note di Unchained Melody

Ci sono film (come Ghost) nella storia del cinema, analizzati attraverso la nostra rubrica sulla Settima Arte, che non rappresentano un unico genere filmico, ma riescono a fonderne molteplici offrendo un’esperienza unica e sensoriale.

Ghost, il film divenuto cult di Jerry Zucker

Ghost, film del 1990 diretto da Jerry Zucker al suo primo lavoro da regista, è una pellicola a tratti romantica, a tratti drammatica, ma che abbraccia anche il thriller-noir senza dimenticare di collaudare un’originalissima trama con allegorie e un buon comparto sonoro.

Sam Wheat (Patrick Swayze) e Molly Jensen (Demi Moore) sono una felice coppia di New York, alle prese con le tappe delle relazioni amorose e lavorative. I due comprano un loft per iniziare quella che, all’apparenza, diverrà un nuovo step della loro relazione che fin dai primi fotogrammi ci appare intensa e colma di complicità. Ciò che i due non si aspettano – e neppure lo spettatore, difficilmente ignaro della sinossi di questa pellicola al giorno d’oggi – è che Sam verrà ucciso da un criminale, lasciando Molly in un pericolo più grande di lei.

L’amore (e il cinema) che superano la morte

Ma la morte in Ghost non è un vicolo cieco, bensì un’opportunità. Sam perderà il suo corpo ma non la propria anima, si ritroverà a “vivere” come un fantasma, capace di attraversi oggetti e pareti e pronto a sorvegliare sulla propria triste vedova, senza però poter comunicare con lei. Da qui inizia una storia di redenzione e di protezione. La storia di Ghost non si sofferma sulla sua coppia protagonista, ma è affiancata da ulteriori personaggi fondamentali che, in modo del tutto originale, costituiscono la storia di questo film come una fiaba.

Perché sul tramontare del primo tempo assistiamo a un plot-twist che cambia le carte in tavola della sceneggiatura, rendendo Ghost non solo una storia d’amore che deve superare il lutto, ma un thriller-noir ricco di colpi di scena, azione, eroismo e coraggio. Tramite il personaggio di Oda Mae Brown (Whoopi Goldberg premiata in questo film come Miglior Attrice non Protagonista) il fantasma di Sam riuscirà a entrare in contatto, sia spirituale che concettuale, con la dolorante Molly. L’attrice famosa per il ruolo ricoperto nella commedia Sister Act è un ponte di collegamento che sorregge l’intero film, risultando come il personaggio più funzionale ai fini della trama. Per lei si tratta di un percorso di redenzione, dimostrazione di come il film voglia intendere che non esistono buoni o cattivi, ma semplicemente persone che hanno bisogno di trovare la propria strada.

Un mix di generi sulle note della famosissima Unchained Melody

Sulle note di un’iconica Unchained Melody il film di Zucker assume connotati estremamente dolci senza però mai scivolare nel melenso o nel prevedibile. La sceneggiatura di Ghost fu infatti premiata all’Oscar come Miglior Sceneggiatura Originale, dimostrazione di come anche una love story, se trattata con originalità e caratterizzazione, può segnare un punto fondamentale nella storia cinematografica.

Ghost ha la grande capacità di non legarsi a nessun personaggio e a nessuna linea narrativa, bensì riesce a fondere bene i diversi generi e i diversi temi affrontati con parsimonia ed eleganza, risultando una pellicola più che godibile anche a quasi 30 anni dalla sua uscita. Un’uscita che scaturì l’interesse del grande pubblico fin da subito, fossilizzando i suoi due attori protagonisti nei ruoli di Sam e Molly, consacrandoli come una delle coppie più famose della memoria collettiva. Ghost affronta il concetto di vita attraverso una circolarità, che da sempre è sinonimo di perfezione, anche nel cinema. La morte è un pericolo costante e una certezza senza appuntamento, perciò la pellicola di Zucker funziona, riesce a rappresentare al meglio l’amore di chi ci lascia, che anche al di là della vita in sé, ci protegge e ci rende migliori.

Una sceneggiatura pressoché perfetta, una storia immortale

Elementi importanti fungono da set-up e pay-off, come il centesimo (penny) ritrovato nel loft da Sam e Molly, che torna sul finale come dimostrazione di un ricordo immortale, così come è immortale l’amore e d’altronde il cinema stesso.

La figura del fantasma è ben caratterizzata con regole e particolarità, il cammino dell’eroe di Sam prevede una sorta di consapevolezza dei propri poteri, per poter salvare Molly e sconfiggere un inaspettato antagonista. D’altro canto, seppur gli effetti speciali possono sembrare piuttosto datati, essi sono del tutto funzionali all’opera e vengono proposti con originalità.

Ghost è un film che racconta una storia d’amore ma che abbraccia diverse tematiche: la vita, la vita dopo la morte, la vita che affronta la morte. Un classico immortale del cinema che dimostra come una pellicola possa essere in grado di abbracciare temi e generi differenti. Una miscela che realizza un cult movie degli anni ’90 che resiste ancora oggi, presente e tattile come un fantasma, invisibile agli occhi ma percepibile nei sentimenti e nelle azioni.

Voto finale: 4/5