All Star Weekend, la NBA scende in campo per difendere la comunità LGBT
La NBA scende in campo per difendere la comunità LGBT. Il commissioner Adam Silver ha deciso di spostare l’All Star Weekend da Charlotte a causa di una legge che discrimina le persone transgender. Non è il primo caso, molte altre aziende hanno boicottato il North Carolina a causa di questa legge
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La NBA muove un impero di milioni di dollari e miliardi di fan in tutto il pianeta e l‘All Star Weekend costituisce il punto più alto di ogni stagione. Si tratta dell’appuntamento più atteso da coloro che avranno la fortuna di goderselo dal vivo e dai fan che si sintonizzeranno sulle varie tv che trasmettono l’all star game e gli altri eventi collaterali. Per la città scelta dalla lega in questa occasione, si tratta di una opportunità ghiotta in termini di visibilità e di prestigio, un po come essere scelti per le olimpiadi, anche se in piccolo. Era la ghiotta opportunità per Charlotte e per il Nort Carolina di organizzare uno dei più seguiti eventi sportivi del mondo. Ma la Nba ha detto no.
Le motivazioni
Lo Stato del North Carolina ha approvato nel mese di marzo una legge chiamata HB2 (“House Bill 2”). Questa legge, promossa dal parlamento dello stato del North Carolina e approvata dal Governatore Pat McCrory, secondo il Commissioner Adam Silver e la Lega è discriminatoria nei confronti della comunità LGBT. Essa obbliga le persone transgender a utilizzare i servizi igienici pubblici appartenenti al sesso che compare sul loro certificato di nascita. Quello della Nba non è il primo caso di un’azienda che ha ritirato i proprio affari dallo stato dopo l’approvazione della legge. Il boicottaggio c’è stato anche da parte di alcune personalità del mondo dello spettacolo, come Bruce Springsteen e Bryan Adams che hanno cancellato i concerti previsti in North Carolina motivando la loro decisione proprio facendo riferimento alla HB2.
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