Adinolfi a Bari: tra censura e libertà d’espressione
Mario Adinolfi all’Università degli Studi di Bari ed il sindacato studentesco muove in massa studenti chiedendo l’annullamento dell’evento
[ads1] “Adinolfi è un sessista, Adinolfi è omofobo“. Suonano così gran parte degli striscioni intravisti nella quasi tranquilla Università degli Studi di Bari Aldo Moro, in questi giorni; quasi tranquilla, a tal punto da percepire nell’aria quella strana e pesante sensazione, conosciuta anche come la quiete prima della tempesta.
In seguito alla pubblicazione dell’evento previsto per venerdì 19 febbraio 2016, “La famiglia al centro del mondo”, voluto fortemente dai rappresentati dell’associazione Levante, i rappresentanti degli studenti Link Bari hanno dato filo da torcere persino al Magnifico Rettore dell’ateneo barese, Antonio Uricchio, chiedendo di annullare l’evento appellandosi a principi quali la discriminazione ed il pregiudizio. Emerge, in particolar modo dalle aule di uno dei palazzi degli studi baresi, il fastidio recato dalla scelta non ampiamente condivisa di invitare il giornalista romano ad esprimere la sua opinione in un momento così delicato per la discussione sulle unioni civili.
Adinolfi, noto per essere uno tra i promotori del Family Day indi ampiamente discorde con le unioni civili, risulterebbe un cattivo esempio ed un’abiura verso la cultura e lo sviluppo del tessuto sociale, cui verte il ddl Cirinnà. Ma l’evento del 19, non è stato né annullato, né censurato; fino ad ora si è sentito parlare di maggiore sicurezza durante il convegno temendo reazioni violente o inappropriate.
Nuovamente sotto i riflettori: l’Università di Bari mentre si prepara ad accogliere al meglio Mario Adinolfi, ex deputato dello Stato italiano, oggi onorevole e giornalista, figura di rilievo in questo clima burrascoso, al contempo cerca di prevedere e quindi limitare i danni, specie in seguito al precedente incontro-scontro tra la medesima Link Bari e l’onorevole Giorgia Meloni. Spesso le dichiarazioni dello stesso Adinolfi hanno fatto discutere non poco; per questa ragione alcuni studenti reputano la sua figura inopportuna all’interno dell’università, vista in questo momento più che mai, luogo di scienza e sviluppo e non di propaganda politica. Il ddl Cirinnà ha scombussolato la penisola ed ha toccato in particolar modo la fascia anagrafica più bassa dello Statp; quotidianamente ci si interroga, in qualsivoglia sede culturale o meno, sulla scelta più giusta da fare a tal proposito. Unioni civili sì, unioni civili no. E la stepchild adoption: un’appendice o il fulcro della questione? Quale miglior tempio se non l’università potrebbe oggigiorno accogliere un dibattito di questo genere?
Di fatti, la scelta del Rettore, apprezzata da numerosi studenti ed associazioni studentesche, di non voler censurare l’evento non limita la libertà di espressione, bensì permette un dibattito mirante più alla crescita ed all’arricchimento del singolo studente che alla notorietà dell’evento in sé. Tutelando lo studente tutela anche l’evento indicando un moderatore, sinonimo di garanzia, onde evitare di cadere in ragionamenti non pertinenti con la materia (omofobia, sessismo, ecc). Un evento travagliato che preannuncia sorprese.
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