16 Agosto 2021 - 20:05

Afghanistan: i Talebani conquistano Kabul, con ‘la voce della Sharia’

Afghanistan talebani

Dopo 20 anni di tentativi diplomatici, gli americani dovranno abituarsi all’idea di dover trattare con i Talebani in Afghanistan

Kabul torna tra le mani dei Talebani e gli americani dovranno fare i conti con la nuova realtà delle cose. L’improvviso esilio del presidente dell’Afghanistan, Ashraf Ghani – soltanto poche ore dopo aver ricevuto il pieno supporto del presidente americano Joe Biden – ha fornito ai Talebani la giusta motivazione per negoziare con un governo in transizione di un paese in piena crisi.

La fuga di Ahraf Ghani

Una conquista avvenuta in dieci giorni, dopo i quali i Talebani hanno ripreso in mano la città di Kabul, insieme ad altri 19 capoluoghi di provincia. Un’accerchiamento che ha spinto il presidente afghano alla resa, fuggito via insieme a sua moglie, al capo dello staff e al consigliere per la sicurezza nazionale, a Tashkent, capitale dell’Uzbekistan.

Kabul: il caos

La conquista è totale, con i talebani al posto di controllo del palazzo presidenziale, testimoniato dalla bandiera bianca con scritta nera sventolante, puntata sul pennone dell’edificio. I talebani hanno assicurato di essere entrati in città con lo scopo di garantire sicurezza, ma il caos ha assalito Kabul in pieno, con le strade completamente bloccate dalla popolazione in fuga, attacchi all’aeroporto tenuto sotto scacco e sparatorie in città.

Finita nel nulla l’ipotesi di un governo di transizione con a capo l’ex ministro dell’Interno, Ali Ahmad Jalali, i talebani, infatti, hanno da subito occupato il palazzo presidenziale, insediandosi formalmente nel centro nevralgico della città.

Dall’altro lato però, la città si svuota del controllo occidentale, con la messa in fuga degli ambasciatori italiani e il piano di evacuazione per diplomatici e cittadini. L’America fa, invece, sapere che manterranno una rappresentanza diplomatica. A tal proposito il ministro Luigi Di Maio ha dichiarato: ‘La situazione è tragica, ma non abbandoneremo il popolo afghano’.

Allarme di piena emergenza in molti paesi occidentali, sostenuto dal monito della Nato: ‘la soluzione politica in Afghanistan è più urgente che mai‘.

L’entrata a Kabul

In attesa del Consiglio di sicurezza dell’Onu previsto per domani, il portavoce degli studenti coranici, Suhail Shaheen, dichiara in un’intervista alla Bbc che ‘ non ci saranno vendette‘ sulla popolazione. Parole che non destano fiducia secondo le associazioni umanitarie non governative che fanno, invece, sapere di alcuni scontri avvenuti nelle città cadute prima di Kabul. ‘Saranno perdonati‘, afferma il portavoce dei Talebani, dopo una delle conquiste più semplici mai avvenute prima.

Il piano originale era di ‘attendere alle porte della città, senza entrare‘, eppure diversi testimoni hanno segnalato sparatorie in zone differenti della capitale. La conquista è avvenuta in serata, con decine di combattenti coranici alle porte del palazzo presidenziale, segnando il punto della vittoria contro il governo afghano. ‘Il nostro paese è stato liberato e i mujaheddin hanno vinto in Afghanistan‘, ha dichiarato un miliziano ad Al-Jazeera dal palazzo presidenziale.

Una conquista avvenuta senza spargimenti di sangue, questa è la versione di un funzionario della sicurezza talebana. Eppure, diverse le voci che raccontano di una città presa d’assalto, con spari e feriti nelle periferie.

Il presidente Ghani

La fuga del presidente ha dato il via libera alle truppe dei mujaheddin di entrare e prendere pieno controllo del palazzo presidenziale. La fuga sarebbe stata necessaria, secondo Ghani, per ‘evitare un bagno di sangue‘. ‘Oggi mi sono imbattuto in una scelta difficile: dover affrontare i talebani armati che volevano entrare nel palazzo o lasciare il caro paese alla cui protezione ho dedicato a mia vita a proteggere negli ultimi vent’anni’ scrive su Facebook. ‘Hanno vinto e ora sono responsabili dell’onore, della proprietà e della tutela dei loro connazionali‘, ha poi aggiunto Ghani.

Secondo l’ex presidente afghano, la possibilità di rimanere piuttosto che fuggire avrebbe comportato l’uccisione e il martirio di molti patrioti, oltre al fatto che ‘la città di Kabul sarebbe stata distrutta‘.

Il via alle trattative

Hanno già avuto inizio le trattative con il governo afghano uscente, un tavolo di discussione aperto a Doha, in Qatar, dove si riuniranno i rappresentanti dell’ex governo e i rappresentati dei talebani.

Diverse le ipotesi buttate sul tavolo, tra cui quella di far affidamento a un governo di transizione, formando un esecutivo con a capo Abdul Sattar Mirzakwal, ex minsitro dell’Interno. Si parla anche di un governo aperto ad altre forze civili. A tornare in auge sarà il vecchio nome dell’Afghanistan prima dell’arrivo degli americani nel 2001: Emirato Islamico dell’Afghanistan.

A capo della prima fase ci sarà il Mullah Abdul Ghani Baradar, uno dei negoziatori di Doha, con l’incarico di leader ad interim dell’Afghanistan, dopo la consegna dello scettro dal governo afghano esistente al neo governo talebano.

La ritirata dell’Occidente

Nel frattempo gli Stati Uniti hanno iniziato il ritiro del personale dell’ambasciata, tramite elicotteri militari. Lo stesso avviene per altri paesi Ue, mentre la Russia non ha previsto alcuna evacuazione. Il Canada sceglie, invece, di chiudere temporaneamente l’ambasciata, dopo aver evacuato l’edificio dall’interno, prima dell’arrivo dei talebani. Ancora incerta la prossima mossa della Cina, che per adesso non sembra voler colmare il vuoto lasciato dagli americani in fuga, pur dicendosi disponibile a ‘collaborare alla ricostruzione una volta che la situazione si sarà stabilizzata‘.