Alan Kurdi, la nave non riporterà i migranti in Libia
La nave ONG Alan Kurdi ha soccorso recentemente ben quaranta persone in mare. La Guardia Costiera libica ha chiesto di farli sbarcare a Tripoli
Non è ancora finita la battaglia tra le ONG e le nazioni dell’Europa. Il copione dei soccorsi in mare si ripete in maniera fiscale. Questa volta, ad aver bisogno del soccorso è la nave Alan Kurdi. Dopo aver informato le autorità libiche del soccorso avvenuto, la ONG battente bandiera tedesca ha ricevuto dalla Guardia Costiera una mail in cui si indica l’assegnazione di Tripoli come porto sicuro di sbarco. L’offerta, nemmeno a dirlo, è stata clamorosamente respinta.
“Noi obbediremo al diritto internazionale e non riporteremo nessuno in un paese in guerra. La Libia non è un porto sicuro. Stiamo andando a Lampedusa e spero che troveremo un porto sicuro che definitivamente non è in Libia. La gente soccorsa ci ha detto che prima di tornare in Libia preferirebbero affogare in mare. Non lasceremo che ciò accada.” ha dichiarato la ONG tedesca tramite una risposta via mail. La notifica del divieto di ingresso in acque italiane, disposto dai ministri Salvini, Toninelli e Trenta e previsto dal Decreto Sicurezza Bis, è stato intanto inoltrato alla nave.
La Alan Kurdi, che si sta dirigendo verso nord, dice di non voler violare il divieto e si appella all’Europa per trovare una soluzione consona per i 40 migranti. A bordo della nave, che sta comunque facendo rotta verso Lampedusa, ci sono anche due neonati e un bimbo molto piccolo e le condizioni meteo-marine da domani sera sono in netto peggioramento.
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