Alberto Angela, “Alla ricerca dell’archeologia perduta”
Durante la terza giornata della BMTA, che si è svolta nello scenario di Paestum, Alberto Angela, è stato ospite per “Incontri con i Personaggi”. L’integrale del suo intervento: “Essere a Pompei durante l’eruzione”
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“Essere a Pompei durante l’eruzione” è la suggestiva e affascinante rievocazione storico-archeologica che ha affrontato Alberto Angela alla BMTA, presso il Tempio di Cerere.
L’intervento si è svolto all’interno del Tempio, un simbolo importante per la storia culturale di Paestum.
Il Tempio di Cerere, dedicato ad Athena, è il terzo dei grandi templi dorici di Paestum, eretto alla fine del sec. VI a.C.
Presenta sei colonne in facciata e un pronao con colonne ioniche che precede la cella, qui priva di «àdyton»; tipico dello stile dorico è l’architrave con mètope e triglifi, mentre caratteristica di questo tempio è la cornice sporgente decorata da un motivo a cassettoni.
Gli scavi più recenti, liberando il tempio da un villaggetto medievale che gli era sorto accanto, hanno rimesso in luce sul davanti l’ara dei sacrifici e, numerosi resti di edifici greci, alcuni più antichi del tempio.
La ricerca del passato, e lo studio archeologico costante, fanno di Alberto Angela uno dei principali punti di riferimento per la comunità scientifica. Non solo uno studioso attento, ma anche un singolare divulgatore, che riesce a coniugare l’approccio scientifico con una forma mentis giornalistica, arrivando all’altro con un linguaggio sperimentale, ben inserito nel contesto televisivo.
Alberto Angela rappresenta così un “Cicerone” alla ricerca dell’archeologia da raccontare, dal dettaglio all’universale e viceversa, per appassionare chi si pone delle domande, valorizzare territori e aree che non hanno la giusta, e corretta, attenzione.
È stato dunque un momento importante, molto stimolante, avere il giornalista alla “tavola” della BMTA per affrontare temi cruciali, come il turismo e l’archeologia.
Due discipline, due dimensioni, che devono camminare insieme alla riscoperta di una Campania autentica, che con un’attenzione capillare al reperto, potrebbe decollare e meravigliare il mondo come Patrimonio dell’Unesco.
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