Amianto: il materiale “indistruttibile”
L’amianto (o asbesto): ecco tutte le caratteristiche e i rischi del materiale “indistruttibile”
[ads2] È facile al giorno d’oggi reperire informazioni sulla pericolosità dell’amianto e sul perché sia stato uno dei materiali più usati di tutto il ‘900.
Si può addirittura risalire alla sua radice etimologica e ironizzare sul suo significato di “indistruttibilità”.
Nel 1901, anno in cui grazie al genio di Ludwig Hatschek ha inizio l’impiego dell’amianto all’interno dell’edilizia, queste informazioni non erano certamente note. L’unico dato certo sul materiale, più di un secolo fa, era la sua origine antica risalente addirittura all’epoca dei Greci e dei Romani. I nostri avi infatti, scoprirono la straordinaria capacità dell’amianto di resistere al calore e al fuoco, da cui l’appellativo asbestos che in greco significa eterno.
Tra la fine del 1800 e l’inizio del 1900, il problema dell’isolamento termico si fece sempre più insistente a causa dell’incremento di incendi negli edifici. Per questo non è difficile immaginare come un materiale invincibile al fuoco e per di più così facile da reperire, potesse rappresentare letteralmente una manna dal cielo. L’amianto è, infatti, un insieme di minerali che cresce spontaneamente in natura. La sua struttura fibrosa lo ha reso uno dei materiali più duttili e poliedrici nell’arco di un secolo, adottato sia nelle grandi costruzioni che nei piccoli oggetti quotidiani. Un recente studio condotto mettendo insieme tutte le testimonianze, i depliants dei prodotti e le segnalazioni ad opera delle Agenzie Regionali per la Protezione dell’Ambiente, ha sottolineato come l’amianto fosse presente in ogni tipo di oggetto, dai vestiti ignifughi dei pompieri ai filtri di sigarette, dalle macchinette del caffè ai forni dei panettieri, dalle canne fumarie ai condotti dell’acqua, fino all’ormai noto fibro-cemento o semplicemente Eternit. Nonostante la presenza di amianto non significhi automaticamente rischio mortale, è oramai appurata la sua pericolosità.
Perché l’amianto è un materiale dannoso?
Questo materiale deve la sua pessima fama alla sua capacità di rilasciare nel tempo fibre inalabili dall’uomo. Basti immaginare che una fibra di amianto è 1300 volte più sottile di un capello. Se le fibre di amianto s’insediano negli alveoli polmonari, nel tempo possono dare origine a gravi patologie, come l’asbestosi, tumori della pleura e carcinoma polmonare. Il rischio, tuttavia, non è strettamente connesso alla presenza delle fibre di amianto, ma alla percentuale di possibilità che esse hanno di liberarsi nell’aria. Da ciò va fatta una distinzione tra un materiale compatto (es. l’Eternit) e un materiale friabile. Nel primo caso le fibre sono presenti dal 10 al 15% e la capacità che hanno di liberarsi deriva da qualsiasi tipo di sollecitazione meccanica, come ad esempio l’umidità o il calore. Nel secondo caso, le fibre sono presenti anche al 100% e si possono liberare semplicemente con una sollecitazione manuale.
Nonostante l’eternit, risulti innocuo rispetto a un materiale friabile, il pericolo risiede principalmente nel processo di lavorazione e nella conservazione. Facendo un salto indietro nel tempo di 113 anni, ritroviamo nel 1901 il giovane Ludwig Hatschek, come si è già detto, inventore dell’Eternit, altrimenti noto come fibro-cemento o cemento-amianto. Fino agli anni ’90 l’Eternit è stato il materiale più impiegato del ‘900 nelle coibentazioni dei tetti e nella costruzione di tubature per l’acqua. Il boom economico degli anni ’60 portò alla fondazione di alcuni dei stabilimenti più famosi e altrettanto pericolosi come quelli di Casale Monferrato, Broni, Bari e Cavagnolo.
Tutti ormai conosciamo le vicende di Casale Monferrato, uno degli stabilimenti più grandi d’Europa, in cui gli operai durante la lavorazione erano esposti senza un’adeguata protezione alle polveri di amianto. Ciò ha portato nell’arco di 30 anni alla morte di molti operai e all’incremento di tumori in tutta la zona esposta alla liberazione delle polveri. Nonostante nei primi cinquant’anni la pericolosità dell’esposizione non fosse nota, negli anni sessanta era di dominio pubblico che le polveri di amianto liberate sia nel ciclo di lavorazione che dall’usura dei tetti, causassero gravi forme di cancro.
Ciò vuol dire che fino al 1992, anno in cui venne vietata la produzione di oggetti contenenti l’asbesto, i produttori, venditori e proprietari degli stabilimenti industriali, erano a conoscenza dei rischi a cui la popolazione andava incontro.
Nonostante i processi, che hanno visto coinvolti sia il proprietario dell’Eternit Stephan Schmidheiny, che gli amministratori della Fibronit, le stragi causate dall’amianto sono rimaste impunite. In Italia, infatti, non esiste il reato di disastro ambientale. Ciò vuol dire che causare, seppur indirettamente, la morte di centinaia di persone autorizzando la lavorazione di un materiale tossico e inquinare enormi campagne sotterrando scorie pericolose prodotte dalla lavorazione del fibro-cemento, non è un reato.
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