26 Novembre 2018 - 18:32

Animali Fantastici – I Crimini di Grindelwald. E se J.K. Rowling avesse esagerato?

Animali Fantastici, I Crimini di Grindelwald

Uscito nelle sale da pochi giorni, Animali Fantastici – I Crimini di Grindelwald è il secondo episodio della saga prodotta e sceneggiata da J.K. Rowling. Che questa volta abbia esagerato?

Il secondo capitolo di Animali Fantastici – I Crimini di Grindelwald è diretto da David Yates, alla sua sesta pellicola consecutiva incentrato sul mondo ideato dalla penna di J.K. Rowling. Il sesto tentativo segna un passo indietro per il regista – troppo esecutore e poco direttore – che commette diversi errori in vari campi: dalla fotografia ad un montaggio video troppo approssimativo.

I Crimini di Grindelwald ha una struttura particolarmente complessa, molto lontana dagli intrecci narrativi della saga canonica, che spesso risultava unilaterale. Scene troppo repentine che non permettono, di conseguenza, ad alcun personaggio di esaltare ed esaltarsi. C’è, pertanto, concorso di colpa: sul banco degli imputati non solo Yates ma anche, purtroppo, la mente creatrice della Rowling.

L’intera pellicola, ambientata nel 1927, si sviluppa sulla ricerca della vera identità di un personaggio: Credence (Ezra Miller). Ma il modo articolato, contorto e quasi inconcludente compromette, anche piuttosto seriamente, la comprensione dell’enorme sequela di eventi. Insomma, pare che la Rowling più di lasciare qui e lì,in modo sporadico, indizi per la conclusione della saga, voglia “semplicemente” complicare oltremodo l’intera vicenda.

Le anomale forzature

Animali fantastici? Dove? Le creature sono state messe sotto un punto di vista assolutamente secondario. Diventano un misero espediente per giustificare il titolo del film. J.K. si starà mangiando le mani? Avrà considerato, molto probabilmente, un “Newt Scamander e I Crimini di Grindelwald” ma troppo simile ai titoli potteriani.

Jacob. Il grande, irreprensibile Jacob. Non sapevamo facesse anche il personaggio non protagonista. Se nella prima pellicola il simpatico babbano aveva colpito per la sua ilarità, nel nuovo capitolo la sua comicità sembra troppo ricercata, a volte no sense.

Ciò che colpisce è lo snaturamento dei personaggi: prima fra tutti Newt e Queenie. Partendo da quest’ultima, perché la sua adesione così repentina a Gellert? È davvero possibile che dietro a tale scelta ci sia il rifiuto di Jacob di sposarsi? Possibile che non ci sia un solo personaggio in grado di farla rinsavire?

E Newt? Perché le sue scelte risultano essere l’esatto opposto di quanto dichiarato in precedenza? Davvero troppi i personaggi da tenere in considerazione, uno più importante dell’altro. Scamander si rende troppo piccolo al cospetto dell’aspirante dittatore e il suo ruolo di “eroe”, in questo caso, passa davvero in secondo piano e in maniera indistinta. Infatti, è una “guerra” che non appartiene al ricercatore, che non sente sua, che sembra subire in maniera passiva.

Gellert e Albus: semplicemente Johnny e Jude

Se ha un merito Animali Fantastici – I Crimini di Grindelwald, è quello di aver dato la possibilità a Johnny Depp di sfoderare una grande e carismatica interpretazione, dall’evasione ai minuti iniziali, sino al monologo finale. Grindelwald non è Voldemort. Il primo è affascinante, carismatico. Un po’ lo capiamo, forse, Silente. Gellert è calmo. Fin troppo calmo. Ed è proprio quest’ultimo aspetto che lo colloca costantemente al centro dell’attenzione, con il resto del cast che gli ruota intorno come una serie di piccoli satelliti. Depp buca lo schermo e la sua presenza occupa la scena anche quando, in maniera un po’ inverosimile, in scena non c’è nemmeno.

Grindelwald cerca ed ottiene il consenso, l’approvazione di una cerchia ristretta (ma poi non così tanto) di maghi. Vuole un potere che deve essere sotto gli occhi di tutti. Deve essere accettato, nel bene o nel male. Lontani i tempi di Voldemort che agiva attraverso terzi (vedi Pius Thicknesse) per ottenere e sfruttare il potere del Ministero della Magia. Qui, è Gellert che parla in prima persona. E ascolta, estasiato, l’eco di chi inneggia il suo nome.

Quanto è drammaticamente attuale questo tema.

Ma c’è un solo attore che tiene testa all’ottima prova di Depp, e si tratta di Jude Law. È affascinante, criptico, brillante, saggio, ironico. È semplicemente Albus Silente. Non sono numerose le scene che ritraggono il professore di Hogwarts, ma la sua presenza è rassicurante come lo era quella di Richard Harris e Michael Gambon nella saga canonia. Sono gli occhi di Law a parlare in suo nome: toccante la scena dello Specchio delle Brame che, di certo, non ha mostrato molto, ma ha detto tanto…

Il peso del passato/presente

J.K. Rowling è sempre stata particolarmente accorta su determinati temi: sul dovere morale, sul divieto di restare fermi e inermi, di dover lottare sempre e comunque. Insomma, le tematiche che hanno reso grande la saga di Harry Potter. 

La storia di Animali Fantastici è collocata in un momento storico preciso: la nascita dei totalitarismi, vedi in Germania, in Giappone, in Italia, in Unione Sovietica, con l’incubo della Seconda Guerra Mondiale che aleggia dietro l’angolo. I crimini di Grindelwald parla del passato (la Prima Guerra Mondiale) ma chiede di stare allerta, di guardare con occhi attenti al presente e al futuro.

J.K. non ha risparmiato negli ultimi mesi cocenti critiche al Presidente degli Stati Uniti, così come verso coloro che usano le parole per manipolare la realtà. La realtà percepita e la realtà oggettiva, appunto. Perché, in fondo, si parla di emarginazione, di diversità, di relegare in stato di solitudine i più sfortunati. Animali Fantastici con il suo secondo capitolo, ancor più del primo, parla del 1927, parla del 1939, parla del 2018.

E su Aurelius Silente?

Meglio non sbilanciarsi. Nel frattempo, diamo un’occhiata alle teorie relative a questo personaggio che potrebbe davvero cambiare radicalmente le carte in tavola…

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