Attacco al Governo su tutti i fronti: si rischia l’implosione
L’intervento del capogruppo Marcucci al Senato ha scosso il PD e l’intero Governo. Zingaretti prova a spegnere i fuochi di un conflitto
È l’anno peggiore sotto tanti aspetti. L’economia è in picchiata, il dissenso del popolo è palpabile dopo le tantissime proteste scoppiate in tutte le piazze italiane, la pandemia nella sua seconda ondata sembra non dar tregua al vecchio continente. È un ritorno al Medioevo: rivolte, pandemie e fame. Ma non è l’anno migliore neanche per l’esecutivo che si trova a fronteggiare emergenze di ogni tipo; in più il governo Conte – Di Maio – Zingaretti legato già da un filo molto sottile, rischia di restare con nulla in mano e di precipitare rovinosamente a terra.
Ma cosa sta succedendo? Siamo ormai senza ombra di dubbio in un lockdown 2.0, un lockdown morbido. Un lockdown dove non è possibile fare nulla ma nessuno ti obbliga a stare chiuso in casa. Il governo ha varato l’ultimo DPCM domenica scorsa e le polemiche sono scoppiate da Nord a Sud. Le nostre piazze si sono trasformate in palcoscenici per distruzione e rabbia. Abbiamo assistito a episodi di guerriglia urbana fomentata anche da gruppi di negazionisti che non credono all’esistenza di una vera emergenza sanitaria. Ma anche all’interno della classe politica le cose non vanno benissimo. E se è normale assistere a scontri tra maggioranza e opposizione diverso è quando all’interno dell’esecutivo stesso iniziano a saltarare gli equilibri.
L’intervento di Marcucci
L’aria di tempesta inizia con l’intervento del Capogruppo del PD al Senato Andrea Marcucci. Il senatore prende la parola dopo l’informativa di Giuseppe Conte sul DPCM e senza mezzi termini dice: “Serve una verifica sulla capacità dei ministri di gestire l’emergenza”. Che, volendo tradurre nel linguaggio da prima Repubblica, suona come: “Serve un rimpasto”. Così le interpretano i senatori dem, lo stato maggiore del partito, lo stesso segretario. Tutti si affrettano a scandire che si tratta di “parole fuori dal mondo”, che è “lunare parlarne in questo momento”.
Orlando e Franceschini in difesa di Emiliano
Ma le tensioni non si fermano, anzi. Le polemiche travalicano il Quirinale fino ad arrivare in Puglia dal neo governatore regionale Emiliano. Lucia Azzolina continua a polemizzare sulla scelta della chiusura delle scuole. La ministra, criticata aspramente da tutti i fronti per la gestione dell’emergenza e le riaperture delle scuole, accusa il governatore pugliese ‘colpevole’ di aver chiuso le scuole nel tentativo di frenare i contagi da Covid-19. A difenderlo il vice segretario del PD, Andrea Orlando: “Il Dpcm prevede che le regioni debbano assumere ulteriori misure necessarie, rispetto a quelle già previste, a contenere la pandemia con conseguenti responsabilità. I ministri che criticano l’esercizio di questi poteri evidentemente non hanno letto il Dpcm o non lo condividono”.
Anche il ministro e capo delegazione dem Dario Franceschini, dopo Orlando, prende posizione al fianco dei presidenti di regione che hanno assunto ulteriori misure oltre a quelle previste dal DPCM e, su Twitter, pubblica lo screenshot delle parole del vice segretario. Insomma, una confusione assurda in cui è difficile capire chi è contro chi e come si intende continuare a governare un paese in uno stato così precario.
Contro Marcucci
I senatori dem – fatta eccezione per quelli più vicini a Marcucci – sono gelati: nessuno si aspettava che il capogruppo mettesse sul tavolo una verifica di governo. Nella riunione che ha preceduto l’informativa di Conte, spiegano, “nessuno ha parlato di verifica, né tantomeno di rimpasto”. Ma i fedelissimi del capogruppo sottolineano che “Marcucci ha anticipato in quella assemblea il tono del suo intervento”.
Fatto sta che, mentre è ancora in corso il dibattito sull’informativa di Conte, il vice capogruppo vicario Franco Mirabelli dirama un comunicato al vetriolo: “In una fase tanto grave per il Paese, in cui ogni sforzo va dedicato a sconfiggere il virus e la crisi, parlare di rimpasti appare una cosa fuori dal mondo. Gli italiani hanno bisogno di avere la certezza che il governo e la maggioranza si stanno occupando di tutelare la loro salute e l’economia. Il PD si è assunto questa responsabilità, chi pensa ad altro sbaglia”.
All’accusa di Mirabelli si uniscono, poi, i sospetti di chi ricorda che “Marcucci è un renziano di ferro, altro che ex” e sottolineano la “strana coincidenza fra la scelta di tempo” del capogruppo e l’intervista con cui Matteo Renzi è tornato oggi a picconare il premier.
Ed eccolo che risbuca. Chiunque sospettasse che Matteo Renzi fosse sparito dalle prime file per riapparire sporadicamente, si sbagliava. Renzi è colui che ancora una volta tiene le redini di un Governo che senza il suo appoggio potrebbe implodere al sui interno. Nel suo ultimo intervento ha chiarito come i renziani non siano degli YesMen. Una minaccia velata al Governo per richiamare l’attenzione e capire che se Renzi decidesse di tirarsi indietro ci sarebbero altri problemi oltre all’emergenza sanitaria.
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