7 Aprile 2016 - 01:10

Basilicata… e non finisce qui

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La Basilicata, al centro dell’inchiesta petrolio, subisce la “bagarre” politica che ha coinvolto amministratori locali e nazionali. Fra accuse e “scontri” interni a perderci sono solamente i cittadini travolti da inquinamento e mala amministrazione

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Quando un’indagine giudiziaria entra nel vivo della questione, l’esclamazione tipica di qualsiasi cittadino (coinvolto, in maniera indiretta, o meno) è: «ma io l’avevo detto!». Questo sentimento, considerando un’inezia rispetto ad altre questioni molto più “spinose”, è riscontrabile, ad esempio, ogni volta che si parla di “Calciopoli” (l’indagine che coinvolse, e sta coinvolgendo con il “secondo filone” di Napoli, la maggior parte delle squadre di Serie A di calcio) in cui i tifosi, ed appassionati, partendo dalle battute, o dai semplici “sfottò” su questa o quella squadra, si sono ritrovata tutta quella “realtà parallela” che fino ad allora avevano raccontato attraverso le beffe.

Anche con la questione petrolio, nata ed evoluta nella piccola e poco considerata Basilicata, si è avuto il medesimo riscontro e, considerando i “colpi di scena” che di giorno in giorno si susseguono, lo stupore non sembra essere arrivato alla fine.

Tutto è nato dalle famose intercettazioni tra il Ministro dello sviluppo Economico Guidi e il suo compagno (imprenditore in “affari” con la Total, che gestisce la maggior parte dell’oro nero lucano) ed è arrivato a coinvolgere praticamente chiunque nella sfera nazionale fino a creare un vero e proprio dibattito (finalmente serio sulla tematica, date anche le conseguenze fuoriuscite dalle “carte” del Tribunale di Potenza) tra la popolazione a poche settimane dal referendum del 17 aprile (considerando fino ad ora più un impiccio che altro).

Basilicata

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Infatti, data la situazione più unica che rara (proprio a “causa” del referendum imminente), il partito di maggioranza relativa è entrato in pieno fermento sia per la direzione nazionale  che per la “chiamata a deporre” del Ministro Boschi.

Per quanto riguarda la direzione nazionale questa ha confermato, praticamente, tutto ciò che si era potuto rilevare in questi mesi.
In primo luogo è stato possibile rilevare un cambiamento radicale nel principale partito di centro-sinistra che da “partito di massa” (non nel senso più letterale del termine ma seguendo la tradizione dei precedenti “contenitori”) si è trasformato in un partito di comitato(di stampo verticistico) fondato su una struttura elettorale-professionale e dipendente, quasi del tutto, dalla figura del leader carismatico e della sua “ciurma”.

La questione inerente l’ “affaire Boschi” (direttamente collegata alla vicenda Guidi – Basilicata), invece, sta avendo un duplice effetto sull’ambito nazionale.

La vicenda nasce con l’interrogatorio, in contemporanea con la direzione nazionale del Pd, da parte dei magistrati di Potenza al Ministro per i Rapporti con il Parlamento quale persona informata sui fatti (che con il Presidente del Consiglio Renzi sta sbandierando, subito dopo l’esplosione del caso, ai “quattro venti” la bontà dell’emendamento sullo smaltimento).

Il caso specifico, mentre da un lato indebolisce sempre di più la figura di un Ministro fin troppo “sotto attacco” con la nota vicenda di Banca Etruria (che ha visto coinvolta la quasi totalità della famiglia Boschi) dall’altro fa emergere il “classico” colpo di scena.

Grazie ad un esposto promosso da una serie di consiglieri regionali è stato richiesto l’intervento del Csm nei confronti del pm antimafia Basentini.

Detto così potrebbe sembrare nulla, anche perchè il nome del giudice è del tutto nuovo alla scena nazionale, ma se si scava in fondo alla questione si arriva a scoprire che Basentini altro non è che uno dei giudici che ha interrogato la Boschi nei giorni scorsi.

L’esposto, che non riguarda le indagini in corso ma è legato ‘altra nota faccenda “Rimborsopoli” (che ha coinvolto l’ex Presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, ora sottosegretario alla salute, e l’attuale Presidente, Marcello Pitella), arriva forse nel momento peggiore dello “scontro” tra politica e magistratura (caratterizzato anche dalle esternazioni del “Premier” in direzione nazionale) in quanto, pur facendo riferimento ad altri “fatti”, sembra quasi una “vendetta” nei confronti del magistrato che ha agito.

La Basilicata, terra romantica di briganti e poeti, si trasforma giorno per giorno nel caso italiano, facendo emergere la “triste” realtà di una regione, se non allo sbando, alla ricerca di quella tranquillità ormai perduta per sempre.

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