4 Dicembre 2015 - 12:19

Basilicata: terra di “Briganti”, magia … e inquinamento

Basilicata

La Regione Basilicata coinvolta nell’ennesimo “scandalo ambientale”. Nella nuova inchiesta coinvolti dirigenti provinciali e regionali oltre che ARPAB ed ENI

[ads1] Chiunque si sia trovato a guardare, anche in maniera distratta, la Basilicata ha avuto una visione di questa terra romantica e misteriosa.

Mare, montagne e “paesaggi incantati” uniti all’aspetto stereotipato dei suoi abitanti, duri e ruvidi come la terra ma pronti al riscatto, sono le caratteristiche che maggiormente colpiscono lo spettatore alla vista di questa “terra di mezzo” della Penisola Italica.

In realtà, della Basilicata esiste anche un altro aspetto, riguardante il “vile petrolio” e tutte le conseguenze (inerenti la salute dell’ambiente circostante e degli abitanti) legate al mondo degli idrocarburi, che spesso e volentieri viene celato o per niente considerato dal “mondo esterno”.

Accade così che, grazie ad un’indagine della Dda della Procura di Potenza, il tema del petrolio lucano  è tornato alla ribalta delle cronache nazionali a causa dei disastri ambientali causati dalla “risorsa” in questione.

Dopo l’ennesima perquisizione del “Centro Oli di Viggiano”, infatti, la Direzione distrettuale antimafia ha dichiarato aperto il procedimento per 37 persone (tra cui dirigenti regionali, provinciali, dell’ARPAB e dell’ENI) con l’accusa di disastro ambientale permanente.

I fatti contestati riguardano un presunto smaltimento illecito che, secondo i giudici, avrebbe causato gravi danni alla salute pubblica e all’ambiente.

Secondo la Procura l’illecito sarebbe stato compiuto nel trasporto dal Centro Oli al Tecnoparco di Pisticci (impianto dedito allo smaltimento) e nel deflusso di reflui, derivanti dalle estrazioni petrolifere, che rappresentano la causa del disastro in questione.

Tra gli indagati risultano i responsabili del distretto meridionale dell’ENI (Trovato e Gheller), gli ultimi due direttori dell’ARPAB (Vita e Schiassi), i direttori dei dipartimenti ambienti regionale e provinciale (Lambiase e Santoro) e il direttore del Tecnoparco (Savino).

La nuova indagine sugli idrocarburi lucani si inserisce, inoltre, anche in un contesto più ampio dominato dalla “voce” secondo cui, al fine di evitare i referendum “anti-trivelle” in mare, il governo sta tentando di eliminare il “provvedimento sul petrolio” dallo Sblocca-Italia.

Ancora una volta la Basilicata si trova al centro di una diatriba, antica come il mondo, in cui lo sviluppo prevale sulla salute dei suoi abitanti e dell’ambiente circostante e i “disastri” contestanti continueranno ad esserci fino a quando non si arriverà alla concezione che il benessere dei lucani non passa primariamente dal petrolio.

Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, cacciato l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno che non si può mangiare il denaro. (Detto dei Nativi Americani)

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