Bentornato Presidente: la satira al cinema è viva!
Bentornato Presidente:Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi attingono a piene mani dalla nostra attualità e ne riescono a fare satira intelligente. In stato di grazia Paolo Calabresi
La forza di “Bentornato Presidente” (sequel di “Benvenuto Presidente del 2013) sta nel suo essere un film di satira sull’attualità: la sceneggiatura di Fabio Bonifacci prende infatti spunto dalla contemporanea stagione politica.
Il verdetto delle urne ha sancito per tutti una vittoria senza idillio e alle due forze che hanno preso più voti resta l’arduo compito di trovare una mediazione: il resto lo fanno Paolo Calabresi e Guglielmo Poggi, rispettivamente nei panni di un politico tutto felpe e incazzature a favore di telecamera, e incarnazione del nuovo che avanza, una stella che da nascente a cadente è un attimo.
Sarah Felberbaum subentra a Kasia Smutniak come Janis
Le due fazioni convergono sul nome di Giuseppe Garibaldi l’uomo che otto anni prima, con il suo istinto, aveva portato scompiglio al Quirinale. Il pescatore di trote prestato alla politica (ancora con il volto di Claudio Bisio) accetta l’incarico solo per poter stare più vicino a Janis (“nuova” nell’eleganza interpretativa di Sarah Feleberbaum): la donna lo ha lasciato,stanca della sua asfittica routine, per tornare alla sua vita di prima: quella del protocollo, dei programmi di Governo (oggi irrimediabilmente passati in secondo piano rispetto ad un’ansia da storytelling e ad un viscerale culto della personalità social-e, quella del traffico metropolitano).
Il secondo ingrediente di “Bentornato Presidente” (seconda prova registica dei materani Giancarlo Fontana e Giuseppe Stasi) è la commedia romantica che si estrinseca in un triangolo amoroso il cui terzo componente è Ivan (Pietro Sermonti) un personaggio che è una scatola cinese,il villain di una spy-story all’italiana, sorprendente fino alla fine perchè:
In politica come nell’arte cio’ che conta sono le rifiniture
Aspetti tecnici: il montaggio
E se ciò è vero, lasciatemi fare una menzione speciale all’uso abilissimo del montaggio, specie nella prima parte, alternato sulle due dimensioni principali del film: la politica di Janis e la vita di Peppino, specchio dei pensieri e delle emozioni dei due personaggi quando ci raccontano, con le stesse immagini e pure così diversamente per mood ed aspettative, la loro vita di coppia.
Bentornato Presidente mantiene poi un terzo elemento già visibile nel primo film (diretto da Riccardo Milani). L’utopia che qui diventa quasi una chiamata alle armi, un’assunzione di responsabilità (Bisio guarda in camera alla fine del suo discorso, proprio come se parlasse allo spettatore), nel primo film veniva prima tradita e poi recuperata attraverso la visionarietà di un racconto, la speranza, un pò ammaccata ma mai del tutto spenta, di un bibliotecario di provincia.
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