9 Febbraio 2020 - 08:00

Birds Of Prey: la DC e la svolta definitiva sui cinecomic

Birds of Prey

Birds Of Prey, cinecomic DC incentrato su Harley Quinn, continua la svolta effettuata con Joker. Un mondo che prende pieghe sempre più dark

Joker ha cambiato tutto. Nel mondo dei cinecomic, ha contribuito a far rifiorire una realtà cinematografica come quella DC completamente oscurata dalla propria antagonista. La Marvel, infatti, negli ultimi anni si era imposta completamente come egemone del cinema legato ai fumetti. Tramite film come Avengers, la multinazionale ha messo la sua ipoteca sul pubblico “sognante”. E qui, la DC ha cominciato a muoversi in maniera davvero molto intelligente. Tra le sue mosse è sicuramente da considerare anche quella di Birds Of Prey.

Dopo aver optato per scelte molto oculate sia con Shazam che con Joker, la nota casa di fumetti ha deciso di voler perseguire la “strada oscura“. Mossa interessante, che relega l’azienda ad occupare una nuova fetta di mercato ben più “adulta“, fatta da toni più dark e poco edulcorati. Nonostante ciò, c’è una precisa ricerca adottata da parte della linea cinematografica fumettistica. Soprattutto dal punto di vista visivo, laddove la Marvel pecca a fasi alterne, puntando quasi tutti gli assi sulla componente d’intrattenimento, la DC tenta una carta molto più interessante, che richiama molto il cinema del passato.

Birds Of Prey, infatti, non rappresenta semplicemente un classico film fatto ad hoc per prendere spettatori. Il film si staglia sul panorama con doti molto interessanti, che vanno ad arricchire l’intero universo DC con nuove “anti-eroine“, capitanate da Harley Quinn (Margot Robbie), interessanti con cui però non sempre riusciremo a trovare il feeling. In che guaio si è cacciata questa volta Harley Quinn?

Una nuova rinascita

Birds Of Prey, seguendo un po’ la falsariga del Joker di Todd Phillips, promette di essere un’origin story del tutto particolare. Le scene del film ci calano subito nella nuova realtà della nostra Harley Quinn (Margot Robbie), faccia a faccia con un trauma. Infatti, la bella ex psichiatra e il suo ex paziente, poi ragazzo, Joker sono arrivati alla rottura definitiva. Per lui, Harley Quinzane aveva attraversato tutto lo spettro che porta da psichiatra a psicopatica.

Dopo aver organizzato la sua evasione da un carcere di massima sicurezza, la Quinn si era lanciata in una nuova vita da Regina del Crimine. Ma in fondo, anche Harley Quinn affronta la fine di una relazione, la morte dell’amore e le famigerate 5 fasi di elaborazione del lutto come tutte le donne del mondo. Gli estremi rimedi e la sua strategia comprendono cibo spazzatura, tagli di capelli, nuovi hobby tra cui sport estremi, sbronze colossali e nottate balorde in giro per night club.

Il problema, però, è che la Regina è sola. E dunque un’orda di nemici si scaglierà contro di lei nel tentativo di conquistare l’ambita taglia. Ma, durante la sua difesa, Harley capisce presto che a Gotham ci sono tante altre donne in cerca di una rinascita. Questo gruppo di reiette è composto da Black Canary/Dinah Lance (Jurnee Smollett-Bell), Renee Montoya (Rosie Perez), Helena Bertinelli/Cacciatrice (Mary Elizabeth Winstead) e Cassandra Cain (Ella Jay Basco). Insieme, questa nuova squadra cercherà la propria emancipazione, lottando contro il nuovo boss di Gotham dopo la caduta di Joker, ovvero Roman Sionis/Black Mask (Ewan McGregor).

Intrattenere

Questa volta, la DC sceglie di seguire la regola che ultimamente va per la maggiore nei cinecomic: intrattenere. Infatti, Birds Of Prey ricorre ad una sceneggiatura sempre sopra le righe e a delle tinte grottesche e anche violente, che esplodono talvolta nel gore gratuito. Un segno della metamorfosi dell’universo DC. Il film di Cathy Yan riesce a mantenere alta l’attenzione, grazie a dialoghi serrati e ritmi molto rapidi.

Per la prima volta, si sovverte l’oscurità dell’universo DC. Gotham è presentata in modo soleggiato e variopinto, le scenografie sono barocche tali da richiamare il gangster movie anni ’70. L’estetica intera del film si sposta su mire pop, che raggiungono picchi quasi glam/trash. I dialoghi sono leggeri ma incisivi, tali da ricordare anche quelli di film ben più costruiti come lo stesso Joker, d’altronde.

In più, Cathy Yan si diverte a girare in modo moderno, soprattutto nelle sequenze action, prendendo spunto sicuramente da John Wick e dai suoi simili. Del resto, le coreografie sono di Chad Stahelski, regista della saga con Keanu Reeves. Da segnalare l‘entusiasmante fotografia di Matthew Libatique (Il Cigno Nero), estremamente “glitterata” e colorata.

Birds Of Prey non si fa mai prendere sul serio, diverte e riprende con insistenza il tema dell’emancipazione femminile, con richiami a temi molto attuali come il sessismo. E poi c’è lei, Margot Robbie, cresciuta a dismisura dal punto di vista recitativo e padrona intera del film, che cavalca perfettamente lo stile eccessivo dell’intera pellicola. Ed è anche il suo “sfidante” maschile, il Black Mask di Ewan McGregor, che dimostra solidità in una follia “da Trainspotting” che inquieta. Il prossimo passo, auspichiamo, un ruolo da protagonista per un ipotetico Oscar. I crismi li avrebbe tutti.

Spiccare il volo

C’è, però, un fatto conclamato: le Birds Of Prey non riescono mai a spiccare il volo in maniera definitiva. Se i due personaggi principali sono caratterizzati perfettamente, lo stesso non si può dire degli altri, ridotti a semplici figurine. Infatti, sia il trio Basco-Smollett Bell-Perez, sia Chris Messina svolgono il ruolo come fossero comprimari chiamati solo per “riempire” alcuni buchi di sceneggiatura (che comunque persistono e prendono il largo nell’ultima mezz’ora).

I loro personaggi sono poco in simbiosi con la scena, riescono a risultare anonimi e non caratterizzati a sufficienza per ciò che il film richiede. A salvarsi è solo Mary Elizabeth Winstead, che comunque è relegata ad un ruolo molto ridotto rispetto alle sue potenzialità. Inoltre, a parte una CGI che talvolta lascia a desiderare, la sceneggiatura risulta dispersiva, non dà mai la sensazione di essere fluida.

Ultima pecca da ravvisare è quella tecnica riguardante il montaggio. Spesso, infatti, la successione scenica spezza il ritmo della narrazione facendo decadere la suspense creata fino ad allora. Ma del resto stiamo parlando di puro cinema d’intrattenimento, non certo di un thriller “hitchcockiano”.